Ma voi ve lo siete mai chiesto perché’ quando riusciamo a centrare il tempo minimo per partecipare ad una gara o quando ci fiondiamo sul treno pochi secondi prima che sbuffi e chiuda le porte usiamo l’espressione “per il rotto della cuffia”?

Dai concedetemelo,  oggi esco dalla vasca e salgo in cattedra. Faccio il maestrino.

E’ da quando CloroCuffia si è impossessato di me che il mondo è diventato “nuotocentrico”. No non vi preoccupate non ci sono in giro degli aliens CloroCuffiati che tentano di assoldare nuovi adepti. Scampato pericolo, per voi!

Dicevo, è da quel momento che più volte mi son chiesto: “Ci sarà qualche nesso tra -il rotto della cuffia- e il nuoto?”

Centrerà la cuffia dei rotatori? Quell’ infiammazione fastidiosa alla spalla che però fa tanto swimmer caxxuto

O forse e’ proprio la cuffia cuffia. Quella di silicone piena di scritte o senza fronzoli come un abito di gala-

Si, perché mi è anche capitato di rimanere con un pezzo di cuffia in mano proprio mentre me la stavo infilando in testa. E quando se non prima di salire sul blocchetto di partenza?

Statataf….aperta in due come la Mela di Guglielmo Tell

Successo anche a voi???? E figuriamoci!!!

Boh, magari si riesce a nuotare, a gareggiare nonostante la rottura della cuffia. Per il rotto della cuffia.

Non ero del tutto convinto, lo ammetto.

Mi sono messo a ticchettare sulla stessa tastiera da cui vi sto scrivendo ora e ho cercato il perche’.

Vi dico subito che il detto non ha nulla a che vedere con il nuoto.

E togliamocela sta curiosità, no?

La Treccani ci racconta questo:

un tempo si diceva uscire per il rotto della cuffia, all’antico gioco (o giostra) medievale del Saracino o della Quintana. Il cavaliere in gara, lanciata al galoppo la cavalcatura, doveva colpire un bersaglio o infilare la lancia in un anello portandolo via, evitando di essere abbattuto dall’automa girevole contro il quale si gettava. Se il braccio dell’automa si metteva in moto colpendo il copricapo (cuffia) del cavaliere, senza però abbattere quest’ultimo, si diceva che il cavaliere era uscito per il rotto della cuffia, insomma, che ce l’aveva fatta nonostante la cuffia fosse stata colpita o rotta.

Ma non contento ho scomodato quelli dell’ Accademia della Crusca che oltre a saperne una piu’ del diavolo ne sanno anche una piu’ della Treccani. Ed infatti secondo loro il detto in questione potrebbe anche derivare da un diverso significato di cuffia: “parte della cinta di una città’, quindi passare per il rotto della cuffia coinciderebbe a ‘passare attraverso una piccola breccia aperta nelle mura’”

Alla prossima cuffia rotta invece di prendercela con i santi del calendario potremmo immaginare di essere dei nobili cavalieri o dei bersaglieri durante la breccia di Porta Pia.

Buone Bracciate a tutti.

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