Uno “storico” Consiglio nazionale del CONI (come lo ha definito il presidente Giovanni Malagò) ha approvato la riforma dei criteri di distribuzione delle risorse alle Federazioni: dai nuovi parametri esce ridimensionata la FIGC, che a partire dal 2015 perderà una cifra di circa 25 milioni di euro.

Il provvedimento prevede una serie di parametri, che tengono conto dell’attività sul territorio ma soprattutto della preparazione olimpica (si parla rispettivamente del 18 e del 72%).
Il punto di partenza fondamentale è l’equiparazione del calcio alle altre discipline: viene finalmente definitivamente superata la legge del 2005, che destinava al calcio il 18% di tutti i contributi statali del CONI (percentuale fissa decisa quando il Totocalcio era passato nelle mani dei Monopoli e il Comitato Olimpico aveva perso la sua autonomia finanziaria) e che assegnava alla FIGC praticamente la metà delle risorse spettanti a tutte le federazioni. Proprio questa sproporzione aveva pian piano scatenato il malumore degli sport minori, sfociato nella riforma odierna.

Festeggiano quindil’atletica e il tennis, che avevano guidato la rivolta, la pallavolo e il basket, sport nazionali un gradino sotto il calcio. Ma anche il nostro nuoto e un ‘insospettabile’, ovvero il tennistavolo.
Ironia della sorte, la disciplina che porterà a casa più soldi è proprio il nuoto di Barelli, con cui il CONI e Giovanni Malagò sono in guerra aperta da più di un anno per la vicenda delle presunte “doppie fatture” per i lavori alla piscina del Foro Italico: e proprio a 24 ore dalla decisione del Consiglio (ma i due fatti non sono in nessuna maniera correlati), la disciplinare FIN ha dimezzato da 16 a 8 mesi la squalifica nei confronti del numero uno del Comitato olimpico, comminata a settembre per violazione degli obblighi di lealtà sportiva.
La FIN, invece, guadagna un milione di euro in più sul 2014.

Dietro il nuoto ci sono la FIDAL (atletica leggera), la Federazione di judo, lotta, karate e arti marziali (FIJLKAM), la pallavolo (FIPAV), il ciclismo (FIC), la pallacanestro (FIP) e il tennis (FIT).
Non sono comunque loro le discipline più privilegiate dalla riforma: in termini di percentuale relativa, infatti, la maggior beneficiaria del provvedimento come anticipato è la FITET, la federazione tennistavolo, che crescerà del 28,56%, molto vicino al massimale del 30% fissato dal presidente Malagò.
Eppure non si tratta certo dello sport più popolare, o con più tesserati, o che ha portato più risultati a livello olimpico all’Italia (mai una medaglia ai Giochi). Segno che forse non tutto funziona nei nuovi criteri. Ci sono anche altri numeri che lasciano perplessi: la scherma, vera eccellenza dello sport azzurro, incrementa solo del 15%. E si poteva fare decisamente di più per il Comitato paralimpico, cui andranno appena 100mila euro, nonostante l’alto numero di discipline e di disabilità da gestire.

Comunque sia, adesso la palla passa nelle mani di tutti questi sport, chiamati a spendere bene le risorse aggiuntive. Adesso al CONI si aspettano gli effetti di questa “rivoluzione democratica”: più soldi vuol dire anche più responsabilità, le Federazioni nei prossimi anni dovranno portare a casa risultati importanti.

Nuotiamoci su!

Qui la Tabella Contributi 2014/2015