Oggi parliamo con un ragazzo che è entrato come una meteora nel nuoto per salvamento, e ha conquistato il bronzo ai Mondiali di Montpellier nel trasporto manichino. Due chiacchiere in compagnia del torinese Andrea Bono

1) Intanto ciao e grazie per la disponibilità di tempo che dai a Corsia 4. Ci racconti per che squadra gareggi e in che squadra invece sei cresciuto?

Ciao a tutti,negli ultimi due anni ho gareggiato nella specialità del nuoto per Salvamento per la società Polisportiva Uisp River Borgaro, in provincia di Torino. Precedentemente sono cresciuto con il nuoto puro nelle corsie della Piscina di Susa, in Val di Susa, che ho abbandonato dopo la maturità per quelle delle piscine Torinesi, gareggiando prima per la LaPresse nuoto Torino e in seguito per il Centro Nuoto Torino.

2) Parlaci un po’ di te, dei tuoi interessi, di quello che riesci a fare quando non sei impegnato negli allenamenti.

Sono sempre stato una persona molto ambiziosa e con un forte voglia di non mollare mai. Nel corso degli anni quando terminavo gli allenamenti mi recavo subito sul posto di lavoro, che andava dalle piscine alle palestre, dove insegnavo nuoto e fitness.

3) Hai un ricordo molto bello di questo sport che porterai sempre con te?

Ho due ricordi che porterò sempre con me nel mio cuore, entrambe riconducibili a due grandi risultati. Il primo fu nel 2009, quando in occasione dei Campionati Italiani di categoria in vasca corta, nuotai il nuovo primato italiano della categoria cadetti, provando una sensazione di incredibile felicità e soddisfazione. Il secondo, molto più recente, è ricondubile all’arrivo della mia prova nei 50 metri trasporto manichino ai campionati del mondo di Montpellier nel settembre del 2014; vedere il numero tre davanti al mio nome, mi portava direttamente sul podio nella più importante competizione a livello mondiale nel Salvamento. Un traguardo raggiunto!

4) C’è invece un momento buio, invece, in cui hai pensato di mollare veramente tutto?

Nel 2012, dopo i campionati italiani assoluti di nuoto, ho purtroppo perso la voglia e la motivazione giusta per continuare la mia attività agonistica, a causa del bisogno economico che questo sport non permette di ottenere, insieme alla mancanza di credibilità nelle mie potenzialità, che ho in seguito riscoperto e ritrovato grazie al Nuoto per Salvamento.

5) Di solito chiedono sempre chi vuoi ringraziare: ecco c’è una persona che non puoi fare a meno di citare nell’ambito del salvamento a cui sei particolarmente grato?

In questi due anni nei quali mi sono dedicato al salvamento ci sono state due persone che hanno creduto molto in me, le quali posso dire di aver scelto per accompagnarmi nel mio percorso di allenamenti. Devo ringraziare la mia allenatrice Marina Lagna e il mio preparatore fisico Mirko Tatilli, con cui abbiamo creduto in nuove tecniche di allenamento che hanno portato i loro frutti.

6) Per tantissimi atleti (i più giovani tutti) oltre allo sport c’è ovviamente da affrontare lo studio. Tu come sei riuscito a conciliare i due aspetti? Te la senti di dare qualche consiglio ai nostri lettori?

Grazie al nuoto ho imparato ad organizzarmi alla perfezione. E’ uno sport di sacrificio, che ti chiede di essere sempre pronto ad affrontare la stanchezza e le emozioni. Al liceo ho affrontato lo studio di conseguenza, organizzando il mio tempo e cercando di rimanere concentrato nelle spiegazioni. Quandi si va a scuola, tanto vale rimanere attenti per poter risparmiare del tempo nello studio serale.

7) A questo proposito si dice che la scuola italiana non aiuti gli sportivi, e molti dei ragazzi che ci seguono non fanno neanche sapere di esser atleti agonisti. Come era la tua situazione?

Diciamo che l’affermazione “ la scuola italiana non aiuta e supporta lo sport” è corretta, gli atleti non hanno nessun trattamento di favore. Nel mio caso, non mi ritrovavo a nascondere la mia situazione, ma anche se la domenica sera ritornavo sfinito dopo un’intera giornata di competizioni, il lunedì mattina, il compito in classe mi spettava ugualmente e, di conseguenza, cercavo di cavarmela.

8) Diciamo che la famiglia gioca un ruolo fondamentale nella crescita dell’atleta…la tua come era (o è se ti segue tutt’ora): ti incitava ti osteggiava, indifferente…

Sicuramente la famiglia gioca un ruolo fondamentale nella crescita di un atleta, aiutandolo e supportandolo, soprattutto offrendogli aiuto logistico nella fase di minor età, nella quale gli spostamenti sono molto complicati, specie se si vive fuori città, esattamente come nella mia situazione.

9)Hai già dei progetti per la tua vita dopo il salvamento? Conti di restare nell’ambiente o pensi che ne uscirai definitivamente?

Per quanto mi riguarda, vi sto rispondendo proprio essendo partecipe della mia vita post attività agonistica. Ho deciso di interromperla, dopo il gran risultato ottenuto ai Campionati del Mondo, e personalmente ho abbandonato il mondo del lavoro nelle piscine in qualità di istruttore. Devo ringraziare il nuoto per i contatti che è riuscito a crearmi, che tutt’ora mi permettono di lavorare in diversi settori, sia in Italia che all’estero. Il mondo del nuoto non lo abbandonerò mai, sia come passione che come fonte di allenamento per mantenermi in forma!

 10) Un consiglio ai ragazzi del forum: perché fare nuoto per salvamento?

Consiglio vivamente a chi si dovesse trovare nella condizione di provare il nuoto per salvamento di farlo lasciando da parte quei pregiudizi che io per primo avevo in un primo momento. Si possono trovare nuovi stimoli, nuove sfide: a me è capitato proprio questo e credo possa valere per tutti.

 

Grazie mille, e a presto!