di Alessandro Foglio

Il nome di John Keppie forse non dirà nulla a nessuno o quasi. Non è un nuotatore emergente o una vecchia gloria del passato, ma con il nuoto ha avuto molto a che fare. Già perché a modo suo ha scritto una pagina indimenticabile del mondo di questo sport. John Keppie è un giudice di gara, o ancor di più il giudice di gara che nel 2004 squalificò Ian Thorpe durante i Trials australiani che qualificavano alle Olimpiadi di Atene. Ricordate la goffa caduta del “Thorpedo” dal blocco di partenza, quando si sbilanciò in avanti e cascò in acqua davanti allo stupore di tutti? Falsa partenza, uguale squalifica e a comunicarglielo fu proprio il giudice al lavoro quel giorno, John Keppie.

Ma facciamo un passo indietro e ricordiamo chi era Ian Thorpe in quegli anni. L’asso australiano veniva dal tris olimpico di Sidney 2000 dove aveva vinto l’oro con record mondiale nei 400 stile, 4×100 e 4×200 stile. Negli anni a seguire la sua popolarità aumentò sempre più, soprattutto grazie ai Mondiali di Fukuoka del 2001 dove si mise al collo sei medaglie d’oro, mentre a Barcellona 2003 si confermò con altri tre ori. Prima di Atene però, stava prendendo campo a livello mediatico la figura di un giovane Michael Phelps e tutti già pregustavano la sfida nei 200 stile fra i due ( che fu vinta da Thorpe con Phelps terzo). Per questo Thorpe era chiamato  a rispondere al talento americano che progettava di mettersi al collo 7 medaglie d’oro eguagliando Spitz, ( nei infilò poi “solamente” sei).

Thorpe si presentava al via dei Trials come grande favorito dei 400, con un posto assicurato per lui e il suo amico rivale Grant Hackett. Ma un errore banale lo vide giustamente squalificato prima del via dei 400, dovendo rinunciare alla gara. E dopo più di 10 anni è tornato a parlare di tutto questo proprio John Keppie che aveva avuto il dovere di squalificare una leggenda del nuoto australiano, tanto che anche il primo ministro di allora John Howard definì tale situazione una tragedia. La pressione mediatica che si scatenò intorno a questo caso e dunque vicino alla figura di Keppie fu enorme. E dopo tanti anni ecco le spiegazioni del “colpevole”: “Non è stata una scelta difficile“- ha confessato alla compagnia editoriale Fairfax Media – ” spieghiamo agli arbitri che non è importante chi è sui blocchi, sono solo una persona. Per me è solo l’atleta in corsia quattro che è partito prima del segnale di partenza. E’ stata l’unica cosa che potevo fare, altrimenti avrei perso il rispetto dei miei colleghi, del pubblico e degli allenatori“.

Non tutti l’hanno presa bene come lui però, a partire dal manager di Thorpe che dichiarò ricorso accusando i giudici di aver tenuto troppo a lungo sui blocchi il suo atleta, causandone dunque l’errore. Parole definite sin da allora “spazzatura” da parte di Keppie. Dimostrazione di fermezza e grande autorità da parte del giudice australiano, che ha mostrato al mondo quanto le regole vadano rispettate davanti a chiunque. Storica è l’immagine di lui che comunica a Thorpe la decisione della squalifica, che voleva dunque dire niente 400 stile ai Giochi Olimpici di Atene, ma i due si incontrarono anche qualche mese dopo a Brisbane in un meeting prima delle Olimpiadi dove gli “augurai ogni bene. Questa fu l’unica volta che abbiamo parlato.” Aggiunge Keppie.

Per la cronaca poi Thorpe quei 400 ad Atene li fece e li vinse anche, e fu l’ultima grande affermazione del campione australiano che subito dopo quei Giochi appese cuffia e occhialini al chiodo provando a rientrare malamente per Londra 2012 e finendo sulle pagine dei giornali più per vicende extra nuoto che per altro. E quel successo lo deve sicuramente a Craig Stevens, secondo nelle qualifiche alle spalle di Hackett e dunque dentro al posto di Thorpe, che rinunciò al sogno Olimpico (vinse comunque l’argento partecipando alle batterie della 4×200 stile) e lasciando il posto allo squalo d’Australia.