Diamo un’occhiata ai protagonisti del primo giorno di gare a Rio. Dividiamoli a gruppi, concentrandoci sugli italiani.

GLI AFFOGATI

Devono essere stati gli spiriti di Londra 2012, che dopo avere reso fallimentare quella spedizione, hanno lasciato che il nuoto italiano si cullasse nei successi e nei recuperi dei tre anni successivi e poi hanno voluto dare un segno della loro presenza anche a Rio 2016. Speriamo che quello della prima parte della prima giornata sia stato il loro colpo di coda.
Certo, certo. Gli spiriti non esistono. Come si spiega, allora, che nei 400 misti Federico Turrini nuoti quella che dovrebbe essere la prestazione dell’anno, quella alla quale ha pensato da mesi e forse da anni, quella che ha potuto preparare fin da aprile, sei secondi sopra il tempo degli assoluti? Se lo chiedete a lui, vi dirà che non sa spiegarselo. Ha anche scritto un bel post su Facebook per dire di sentirsi distrutto e di non aver avuto niente da dare. Si è sentito solo un po’ stanco nelle ultime settimane. Facciamo un sondaggio tra gli allenatori per trovare la persona che spiega meglio le cause del disastro? Difetti di preparazione? E’ sbagliato per alcuni pensare a due o più picchi prestazionali in stagione? Problemi di solidità mentale? Ci sarà una spiegazione razionale. Poi è chiaro che di controprestazioni è piena l’Olimpiade e questo vale per tutte le nazioni.

Subito dopo la delusione del livornese, che ha perfino fatto un tempo più alto di quello di Luca Marin, il quale ha subito messo le mani avanti in zona mista, dicendo che sapeva di non poter fare più di quel che ha fatto (e quindi poteva restare a casa, NdA), è arrivata un’altra delusione. Sulla solidità mentale, la capacità di leggere la gara, l’impegno nel prepararla e nell’allenarsi da parte di Ilaria Bianchi, nessuno ha dubbi. Al netto di un periodo di febbre avuto a maggio, lei è quella che non era stata colpita dagli spiriti di Londra, che quindi hanno voluto lasciare un segno evidente della loro presenza facendola naufragare a Rio in modo da disilluderci sulle potenzialità di questa nazionale. In realtà nessuno poteva ragionevolmente aspettarsela fuori dai giochi nei 100 farfalla già dopo le batterie. Invece è successo. La sua motivazione a caldo? “Le altre sono andate più forte”. Lapalissiano. “Non me lo aspettavo”. Be’. E’ un’Olimpiade: ci sta che anche in batteria ci sia chi fa la gara della vita. “In riunione con i tecnici si pensava di entrare con 58″1”. Qualcuno vada a chiamare i tecnici. In ogni caso lei ha fatto più del tempo-che-avrebbe-dovuto-permettere-di-entrare-con-tranquillità. Peccato.  A proposito di possibili  outsider restati fuori dalla finale, va segnalata la Worrell.

Nei 400 misti Sara Franceschi ha nuotato un tempo col quale sarebbe arrivata settima agli Assoluti, battuta anche da se stessa. Ha partecipato a molte manifestazioni dopo gli Assoluti e quindi ha dovuto fare troppi scarichi? E’ giovane? Forse è stata spremuta nel periodo di avvicinamento a Rio? Aspettiamola nei 200 misti? Va bene… In zona mista ha detto di essere stata particolarmente tesa. Può avere subito l’effetto “ommiodiosonoall’Olimpiade“.
Luisa Trombetti ha nuotato un tempo superiore di sette secondi rispetto al suo personale. Già nelle prime vasche, soprattutto a dorso, sbandava da una parte all’altra. Viene il dubbio che ci siano stati degli errori di preparazione e anche lei potrebbe avere subito i troppi scarichi. In zona mista ha detto: “Non so, dopo il delfino mi sono spenta, è bellissimo gareggiare qui, magari sarà stata l’ emozione, è tutto diverso rispetto alle altre gare (ops…facciamole gareggiare di più, allora? NdA), proviamo nei 200 misti, saluto a casa, ringrazio la famiglia, l’allenatore, le Fiamme Oro, ciao“.  Speriamo che insieme all’allenatore analizzino le possibili cause della controprestazione.

Annegati di origine straniera. Mettiamoci James Guy, che ha fatto lo spavaldo e poi è stato infilzato nella finale dei 400 stile. Mettiamoci David Verraszto, anche lui fuori dalla finale dei 400 misti. Mettiamoci Ye Shiwen,  in realtà relegata a comparsa ormai da qualche anno.

I MARZIANI

Come non esistono gli spiriti, non esistono i marziani, ma come definire allora le prestazioni di Adam Peaty e Katinka Hosszú, in attesa che arrivino quelle di Katie Ledecky e di chissà chi altro? Sui social network sono stati definiti superuomo e superdonna.
Il ranista ha realizzato un pazzesco record del mondo nei 100 rana. 57″55 è un tempo da far strabuzzare gli occhi. Dicono gli esperti, come quelli del forum di Corsia4, che abbia migliorato le subacquee e abbia ancora dei particolari tecnici da sistemare. Ecco. Non ha nemmeno finito di stupirci, quindi!
Non starà bene parlare di bomba Katinka? I suoi 400 misti sono stati come un’esplosione continua di fuochi d’artificio, esplosi da lei. Ha dato un’impressione di forza, ha come voluto apporre il sigillo della sua schiacciante superiorità nella specialità.

E’ come se dentro di sé avesse voluto riassumere il senso dei suoi ultimi tre anni. “Ho voluto essere la più forte e adesso potete vedere tutti quanto lo sono“. Sembra avere voluto dire. Secondo la Gazzetta ha anche dichiarato:”Fatemi tutti i controlli che volete“.
Riporto dal forum di Corsia4: «E’ una prestazione oggettivamente incommentabile sul piano razionale. Katinka si presenta con una muscolatura da velocista pura in una gara di resistenza, con tutto quello che comporta sul piano dei costi energetici. Chiude la gara fin dal delfino e la uccide definitivamente a dorso senza pagare dazio lattacido nella terza fase a rana. Spazza via il record del mondo non in una gara qualsiasi ma in quella che a Londra era stata unanimemente definita “dello scandalo e del sospetto“».
Il suo 4’26″36 ha sbriciolato di due secondi il  record del mondo che apparteneva alla cinese Ye Shiwen.

UMANO, CONTINUO, VELOCE, VISIBILMENTE EMOZIONATO: GABRIELE DETTI CE L’HA FATTA. E’ BRONZO!

Gabriele Detti ce l’ha fatta. Ha coronato il sogno di una vita. Ha conquistato quella medaglia di bronzo a cui in molti avevano cominciato a pensare già agli assoluti di Riccione. Il record italiano di Rosolino non è stato battuto, ma Detti gli si è avvicinato un po’ di più, facendo il proprio personale nei 400 stile attraverso una tattica di gara accorta e dimostrando anche di avere conservato il livello prestativo che ha avuto con continuità durante tutto l’anno. Non è andato all’inseguimento di Guy e Dwyer, partiti in testa e poi affogati, ma ha nuotato sui suoi passi e realizzato quel tempo che presumibilmente aveva in testa e che sapeva gli avrebbe potuto garantire una medaglia.

Non sappiamo se pensasse di poter scendere ancora coi tempi, ma non ha importanza. I secondi di distanza dall’oro e dall’argento sono quasi due. Già. La gara avrebbe dovuto essere, nelle attese, la più combattuta della giornata, con dieci atleti che durante l’anno avevano nuotato sotto i 3’45”, e lo è stata. Come detto, sono partiti in testa Guy e Dwyer. Detti è rimasto nelle retrovie fino agli ultimi cento metri. Sun e Horton si sono guardati a vicenda e hanno guadagnato via via le prime posizioni. Il vincitore, però, è stato l’australiano, e questa è una bella sorpresa. Durante la premiazione, dopo che le telecamere hanno inquadrato una componente della squadra australiana in lacrime, si è visto un Detti che non stava nella pelle.

Si toccava la medaglia, guardava il pubblico, non riusciva a stare fermo, era visibilmente emozionato e avrebbe probabilmente voluto correre lungo la piscina, fare il giro della piscina di corsa,  urlare al mondo la propria felicità e buttarsi tra la folla come fosse Usain Bolt…
Dopo la gara ha detto che la sua forza gli è stata data anche dall’infortunio del 2015, quando non ha potuto partecipare al Mondiale di Kazan. Questa è un po’ una sua rivincita. E che rivincita! E ancora: “Quando ho ripreso Dwyer non capivo più niente. Poi quando ho visto che  ai miei lati non c’era nessuno, mi sono reso subito conto di cosa avevo fatto! E’ stato come un botto mentale“.

Rispetto alla storia del nuoto italiano, una medaglia nei 400 stile fa venire in mente i grandi successi ottenuti in questa specialità da Rosolino e Brembilla (in particolare l’argento di Rosolino a Sydney), mentre ogni bronzo riporta alla memoria il primo “terzo posto olimpico” di un nuotatore maschio italiano: quello di Battistelli nel 1988.
Un’ultima cosa: con Detti non è ancora finita.

QUELLI E QUELLE CHE HANNO FATTO IL LORO

Andrea Toniato nei 100 rana ha nuotato lo stesso tempo già ottenuto molte volte durante l’anno, quindi non c’è da rimproverargli niente. Evidentemente questo è il suo limite. “E’ bellissimo essere qui. I Giochi sono esattamente come me li immaginavo da bambino” ha detto.
Le ragazze della 4×100 stile sono state bravissime. Il loro obiettivo era la qualificazione in finale e l’hanno raggiunto, vincendo la propria batteria e realizzando il nuovo record italiano: 3’35″90, il tempo che poi è valso il quinto posto in finale alla Svezia. I tempi del record: Ferraioli 54″91 (diventato 55”21 in serata), Di Pietro 53″96 (migliorato in finale: 53″69), Pezzato 53″86 (in finale 53″99) e Pellegrini 53″17. “È stato proprio bello e non ho risentito della cerimonia” ha detto Federica. Molto buono, in particolare, è stato il tempo di Aglaia Pezzato. In finale ha deluso Erika Ferraioli, che è piaciuta in zona mista per avere detto e fatto vedere con la faccia di essere abbastanza arrabbiata per il suo tempo. “Non ero soddisfatta stamani. Figuriamoci adesso!” Ricordiamo che secondo il suo allenatore lei può scendere sotto i 54″. In ogni caso parliamoci chiaro: di quanto sarebbe cambiato il risultato finale con una Ferraioli anche di un secondo più veloce?

La medaglia era impossibile e quella di legno non serve a niente. L’Italia ha chiuso onorevolmente sesta, dietro a Svezia quinta, Olanda quarta, Canada, la staffetta del futuro, terza con 3’32″89, Stati Uniti secondi in 3’31″39, e Australia dominatrice con tanto di record del mondo: 3’30″65. E’ stata una staffetta avvincente, anche se il dubbio vero alla fine era se il Canada avrebbe scalzato l’Olanda dal podio, come è poi successo.
Le dichiarazioni delle azzurre? Si è passati dall’insoddisfazione della Ferraioli  alla convinzione della Di Pietro: “Mi sono divertita. Possiamo migliorare. Stiamo costruendo questa staffetta. Questo è solo l’inizio“; alla determinazione della Pezzato (un po’ scontata nel dire “Abbiamo dato tutte il massimo” ma poi decisa nel dire di essere orgogliosa di far parte di questa squadra in costruzione); alla sicurezza della Pellegrini: “Il nostro successo è stato entrare in finale. Era dal 2000 che questa staffetta non entrava in finale. Mi sono molto divertita. Questa Olimpiade me la sto godendo di più rispetto alle prime”. Quest’ultima cosa si vede anche dall’esterno.
Adesso avanti tutta verso nuove medaglie, finali, sorprese, successi e delusioni!

Il migliore tra gli italiani: Detti.
Il peggiore tra gli italiani: Turrini.
Il migliore tra gli stranieri: Hosszú.
Il peggiore tra gli stranieri: Guy.

(foto copertina: Fabio Cetti | Corsia4.it)