“Alessandro, tu sei un ottimista?”
Non me l’aveva mai fatta nessuno quella domanda.
“Sì prof, sa, sono un nuotatore, lo devo essere per forza!”
Lo capii tardi, al liceo, e sapere il punto d’origine di questo lato del mio carattere era ormai impossibile.
Lo ero sempre stato, o lo sono diventato?
A distanza di anni, opto per la risposta B. Il nuoto mi ha fatto diventare così, giusto o sbagliato che sia.
Vasca dopo vasca, metro dopo metro, mi sono abituato a soffrire per il 90% dei giorni all’anno, e di godere di quegli sforzi per il restante 10%.
Ore e ore di fatica, il più delle volte sembrate vane, quando i risultati non arrivavano, al contrario dello sconforto, che puntuale arrivava immediato.
Cosa mi ha spinto ad andare avanti?
La speranza, che nel tempo si è mutata in consapevolezza, che presto avrei voltato pagina, e quello che aspettavo e costruivo da mesi, si sarebbe realizzato. Per poi ricominciare a lavorare, perché ero sicuro che nuovamente sarei tornato a esultare.
E così, crescendo, in ogni aspetto della vita. Guardare il lato positivo non è segno di superficialità, non per me.
È il motivo che mi spinge a continuare, a non arrendermi mai!
In questi giorni difficili, troppe volte ho rosicato interiormente nel leggere sui nostri amati e odiati social, messaggi disfattisti e catastrofisti. Le nostre amate piscine chiuse per giorni, mesi, stagioni, scordatevi di tornare come una volta!
Il male fa sempre più colpo del bene, il morto più del vivo, lo sconfitto più del vincente.
Ma io non ci sto!
Non metto la testa sotto la sabbia, ma so solo che dopo il buio arriva sole…
… e arriverà presto, perché sono un ottimista!
Perché sono un nuotatore!
Foto: Fabio Cetti | Corsia4