Per parlare del primo match della seconda stagione della International Swimming League si può iniziare in diversi modi, perché molti sono i temi che questa prima due giorni di nuoto nella bolla di Budapest, alla Duna Aréna, sono emersi.
Seguendo la narrativa che la stessa ISL ci suggerisce, dobbiamo mettere per un attimo da parte l’analisi tecnica e cronometrica per concentrarci sul punteggio, dal quale comunque non mancano le considerazioni interessanti.
Intanto una domanda: siamo sicuri che gli Energy Standard, squadra del magnate e capo della ISL Grigorishin, siano contenti delle nuove regole introdotte in questa stagione? Per esempio, la regola jackpot ha di fatto condizionato, in maniera anche inaspettata, l’intero match, sballottando il punteggio in un modo che era difficile prevedere alla viglia.
Succede che, per esempio, puoi nuotare la skin race fino alla finale e non portare a casa nemmeno un punto per la tua squadra, oppure farne, come successo a Ryan Murphy, la bellezza di 58. Oppure che ci siano diverse occasioni nelle quali il primo porti via i punti all’ultimo, che comunque è della sua quadra e magari si è riposato. Questo ha ampliato a dismisura le distanze tra fortissimi e deboli (200 punti tra Cali Condors e NY Breakers) e consegnato una vittoria molto ampia nel punteggio alla squadra di King e Dressel.

Lilly King vince il premio di MVP, meritandosi la copertina della giornata grazie alle vittorie in ogni gara disputata. 1’03”16 nei 100 rana, 28”86 nei 50, 2’17”11 nei 200 e una skin race grandiosa (28”90 all’ultimo turno) non lasciano dubbi sullo spessore della campionessa.
Ma Benedetta Pilato l’ha messa in crisi sia nel 50 che nei 100, ottenendo due record italiani pazzeschi per agonismo, mentalità e tecnica. Ma se il 28”97 (anche record del mondo junior) nei 50 ci ha gasato per la solita frequenza insostenibile, l’ 1’03”67 nei 100 ci ha detto che la strada verso la distanza olimpica è segnata, ed è anche giusta.
Nonostante sia in vasca da 25, la prestazione di Benedetta Pilato spaventa un po’ tutti, a partire da Martina Carraro ed Arianna Castiglioni, chiamate a rispondere da subito con le prestazioni.
Tra i maschi, Caeleb Dressel era sembrato sottotono nel primo giorno ma si è ampiamente riscattato con una seconda giornata eccezionale, nella quale ha vinto 100 stile, 100 misti e 50 farfalla.
Altre prestazioni di livello sono arrivate da Olivia Smoliga che si porta a 7 centesimi dal record del mondo nei 50 dorso (25”74), Ilya Shymanovich che va a 25”64 nei 50 rana, Mel Margalis che fa il record americano nei 200 misti (2’04”06), Siobhan Haughey che nei 200 stile lancia un primo segnale al mondo (1’51”67) e Florent Manaudou che tocca davanti a Dressel nei 50 stile (20”63).
Senza dimenticarsi le sempre vincenti Sjöström e Margalis (4 e 3 trionfi a testa): quanto basta per definirlo un match di alto livello.
Come inizio di stagione non potevamo aspettarci di meglio, anche dal punto di vista della produzione. Grafiche, luci e musica sono di livello altissimo e costituiscono ormai il trademark della ISL, ciò che la rende così riconoscibile e anche così distante dal nuoto che abbiamo sempre visto.
Su tute e cuffie si può sempre far meglio, ma dar spazio alla fantasia ed anche a qualche scelta bizzarra non è un male in questa fase di crescita. I vuoti di pubblico ed i tempi morti, anche quelli dovuti a qualche problema tecnico, non sono stati riempiti da interviste come l’anno scorso ma si tratta di una scelta dovuta alla situazione sanitaria.
La produzione in generale è molto estrema e spinta in una direzione quasi futurista. Si ha la costante sensazione di essere proiettati in qualcosa che ha delle grandi potenzialità ma che può anche, da un momento all’altro, crollare miseramente.
Abbiamo più di un mese di tempo per capire quale tra le questi due futuri sia il più probabile.
Foto: Fabio Cetti | Corsia4