di Alessandro Foglio

Abbiamo dunque visto come tra gli allenatori degli atleti più forti del momento, quasi tutti abbiano avuto un passato da nuotatori, molti con ottimi risultati a livello nazionale, pochi che si sono distinti a livello mondiale e nessuno che è stato una vera e propria stella di questo sport. (LINK PARTE 1)

Pare dunque che nel nuoto sia difficile conciliare un grandissima carriera in gioventù con un’ altrettanta da allenatore una volta appesi cuffia e occhialini al chiodo. Per confermare questa tesi basta guardare quello che hanno fatto alcuni degli atleti più medagliati ai Giochi Olimpici degli ultimi trent’anni per scoprire che nessuno è mai diventato un vero e proprio coach in grado di riproporre un suo atleta a quei vertici che lui stesso aveva conquistato.

Partendo dal più grandi in assoluto, Mark Spitz, 7 ori a Monaco 1972, vediamo come abbia vissuto di rendita grazie a quell’impresa per tantissimi anni e l’idea di vestire i panni di allenatore non lo abbia nemmeno sfiorato. E’ stato testimonial di tantissime aziende e prodotti diversi, ha lavorato in televisione e ha intrapreso anche la carriera di agente di cambio, provando anche a rientrare in acqua nel 1992 per i Giochi di Barcellona senza riuscirci.

Un altro che di ori ai Giochi ne ha vinti tanti è il russo Vladimir Salnikov, re del mezzofondo a Mosca 1980 e otto anni dopo alle Olimpiadi di Seul dove torna a vincere nei 1500. Nemmeno lui ha sfondato come coach, anche se subito dopo essersi ritirato ha collaborato con la Federazione Russa nel doppio ruolo di allenatore e vice-presidente, per poi diventare nel 2009 presidente a tutti gli effetti. Russia che può vantare un altro grandissimo del nuoto mondiale, lo “Zar” Alexander Popov, oro nei 50 e 100 stile sia a Barcellona che ad Atlanta, per un totale di sette medaglie Olimpiche. Il velocista russo, una volta smesso con il nuoto si è laureato in scienze motorie e ha lavorato per il CIO, rimanendo lontano da vasche e atleti.

Come lui anche il suo erede nella velocità ovvero Peter van den Hoogenband. Tre volte oro alle Olimpiadi (100 e 200 stile a Sidney, 100 ad Atene) l’olandese volante una volta smesso con il nuoto si è fatto una famiglia, ha collaborato con Eurosport come commentatore per il nuoto ed è stato nominato anche ambasciatore del nuoto paralimpico nel 2010, rimanendo comunque nell’ambiente ma senza intraprendere la carriera da coach.

Discorso simile per chi nel 2000 riscriveva la storia del nuoto italiano: Domenico Fioravanti, vincendo i 100 e 200 rana a Sidney diventava il primo italiano a conquistare l’oro Olimpico in corsia. Una volta smesso però per i risaputi problemi al cuore, è rimasto a contatto con la piscina solo grazie alla collaborazione con la FIN, con qualche presenza come commentatore per la RAI, mentre adesso gestisce una società di costumi. Prima di lui un altro grande del nuoto italiano si era tenuto lontano dalla carriera da coach: parliamo di Giorgio Lamberti, oro ai Mondiali di Perh nei 200 stile oltre che primatista mondiale della distanza per parecchi anni, Lamberti ha preferito dedicarsi alla gestione di impianti sportivi e in particolare proprio di piscine.

Mondiali del 1991 che sono stato l’ultimo appuntamento di un altro grandissimo, Michael Gross. Il tedesco, tre volte oro olimpico tra Los Angels ‘8’ e Seul ’88 ha cambiato totalmente mestiere, diventando responsabile di un agenzia di pubbliche relazioni.

Chi invece ci ha quantomeno provato è Matt Biondi! L’americano, pluri-medagliato ai Giochi con otto successi (4×100 stile a Los Angeles, 50 e 100 stile, 4×100 stile, 4×200 stile e 4×100 mista a Seul e 4×100 stile, 4×100 mista a Barcellona) ha tentato la via dell’allenatore di nuoto, allenando alle Hawaii e a Los Angeles, oltre a finire gli studi in scienze ambientali, che gli hanno permesso di diventare insegnante di matematica.

E le ragazze??? Anche le più grandi campionesse difficilmente si ripropongono come allenatrici, almeno quelle di una volta, mentre ora è molto comune vedere donne “al comando” e con ottimi risultati. Kriszitna Egerszegi, probabilmente la più grande nuotatrice magiara di sempre (aspettando la Hosszu) dopo aver vinto tre ori consecuitivi nei 200 dorso fra Seul, Barcellona e Atlanta e altri due nel 92’ nei 100 dorso e nei 400 misti, è rimasta nell’ambiente facendo parte della Federazione Ungherese di Nuoto oltre che del Comitato Olimpico Ungherese.

Nemmeno Janet Evans, quattro volte sul gradino più alto dei Giochi (tre delle quali a Seul) ha mai avuto modo e interesse di riproporsi come coach: anzi di recente ha provato anche a qualificarsi per Londra 2012, partecipando ai Trials all’età di quarantuno anni, ma fallendo.

E in Italia? Prima di Federica Pellegrini il nuoto al femminile era senza dubbio rappresentato da Novella Calligaris. Dopo essere stata la prima italiana sul podio nel nuoto ai Giochi, e aver vinto l’oro negli 800 ai Mondiali del 73’ con tanto di record del mondo, Novella si è spostata dalla vasca per collaborare con il CONI e altri enti sportivi, oltre a lavorare per alcuni famosi quotidiani sportivi, per la RAI e aver tentato la carriera politica.

Insomma anche facendo il percorso a ritroso, vediamo come la regola si confermi. E allora non ci resta che aspettare, perchè magari tra qualche anno, leggendo tra le righe di qualche articolo ci capiterà di trovare il nome di un allenatore che gareggiava fianco a fianco con noi in giovane età, oppure, continueremo a vedere i big del momento con cronometro al collo e qualche chilo di troppo. Riuscirà Phelps un giorno anche in questa impresa? Vedremo, ma prima lasciamogli finire di riscrivere la storia da atleta protagonista!