Il nuoto è uno sport che, per sua stessa natura, si basa sui numeri, in particolare su quelli che appaiono sul cronometro.
Dalle lunghe sedute di allenamenti quotidiani fino alla gara più importante della stagione, atleti e tecnici sono abituati a leggere ed interpretare una quantità elevatissima di dati per programmare ed affinare la propria preparazione e per valutare i risultati.
La International Swimming League ha tentato di distinguersi dal passato, provando a raccontarci il nuoto in un modo diverso e per certi versi visionario. Tra le varie piccole rivoluzioni tentate, la lega professionistica ha puntato molto sui numeri applicati al nuoto, eliminando di fatto quelli che, finora, erano stati i più importanti: i tempi.
Ponendo la squadra davanti al singolo, la ISL ha dato un taglio diverso all’interpretazione del nostro sport.
La classifica di squadra è quindi la statistica più importante.
Non sarebbe corretto, però, affermare che i nuotatori siano esclusi dal racconto del nuoto della ISL solo perché non vengono esposti con chiarezza i loro tempi. I record del mondo, ovviamente, hanno avuto grande risalto anche grafico – così come i record nazionali e le prestazioni di rilievo, evidenziate anche dai commentatori tv – e non mancano le analisi – come la nostra – su quali siano le migliori prestazioni cronometriche del circuito.
Ma volendo seguire il discorso ISL, i numeri per analizzare la stagione degli atleti sono altri.
Ad esempio, la classifica MVP. Match by match, è ovviamente Caeleb Dressel a portare a casa il maggior numero (5) di vittorie, seguito da Sarah Sjöström (2).
È bello trovare tra i migliori anche atleti come Emre Sakci e Beryl Gastaldello, lanciati proprio dalla ISL 2020, o come Siobhan Haughey, astro nascente dello stile libero mondiale.
Anche la classifica finale è dominata da Dressel, che da più di 100 punti alla compagna di squadra Lilly King.
I Condors vincitori della stagione hanno anche Olivia Smoliga nella top 10, e a quota tre rappresentanti ci sono anche gli LA Current e gli Energy Standard.
Curiosamente, nessun London Roar si è classificato tra i primi 10, ma c’è Sakci, ranista degli Iron. La prima degli italiani e Benedetta Pilato (32ª con 143.50 punti), poi Nicolò Martinenghi (81° con 93.50) e Martina Carraro (83.50).
I rating individuali sono il tentativo della ISL di introdurre nel nuoto gli analytics, ovvero le statistiche avanzate applicate alle prestazioni degli atleti, che hanno fatto la fortuna di sport americani come il baseball ed il basket. Il mistero che aleggia intorno alla formula (spiegata qui) ed alla sua comprensione, è in realtà dovuto alla per ora scarsa applicazione della graduatoria allo scambio di nuotatori tra team.
In un ipotetico futuro, i ratings dovrebbero aiutare le squadre a capire quali nuotatori siano più efficienti nel “gioco” della ISL: non è detto infatti che un nuotatore molto forte in una singola gara sia utile alla squadra come un altro che fa buoni piazzamenti in varie specialità. Tenendo conto di questo, e di molti altri fattori, il rating individuale guiderà il GM nella costruzione del suo team, permettendogli di direzionare gli acquisti e bilanciare il suo budget economico, oltre ad aiutare il fan a “leggere” meglio la ISL stessa.
Uno degli argomenti più dibattuti ed intriganti sulla ISL riguarda i soldi. D’altronde, qual è lo scopo principale di una lega professionistica se non quello di creare un business intorno ad uno sport?
Nonostante le notizie riguardanti i pagamenti e la sostenibilità della ISL siano poco confortanti, da regolamento esiste un sistema molto premiante per gli atleti, che guadagnano sia dalle prestazioni individuali che da quelle di squadra.
Non ci sono comunicazioni ufficiali, ma secondo una ricostruzione di SwimSwam USA è ancora Dressel a guidare la classifica dei premi incassati in questa stagione. Rispetto alle altre graduatorie, cambiano alcune delle posizioni dietro lui, a testimonianza che ratings e vittorie non vanno necessariamente di pari passo. Sempre secondo questa ricostruzione dei prize money, è Benedetta Pilato la prima italiana ($ 47.825), seguita da Nicolò Martinenghi ($ 17.600) e Marco Orsi ($ 14.724).
Quanto siano state importanti, strategicamente e nel punteggio, le skins race nell’economia della competizione 2020 lo dice la lista dei vincitori: ben 5 volte è stata Lilly King a trionfare, mentre a quota 4 troviamo Ryan Murphy ed a 3 Adam Peaty e Sara Sjöström.
Curiosamente, ma neanche troppo, non c’è mai Caeleb Dressel: gli avversari dei Condors che hanno vinto la staffetta mista maschile hanno sempre optato per una soluzione (dorso o rana) che escludesse il fenomeno americano, nel tentativo di ottenere i punti necessari ad una vittoria finale in extremis.
Possiamo dire che, in questa stagione, non è servito a molto.
Foto: Fabio Cetti | Corsia4