Nelle nostre pagine parliamo spesso di salute mentale, di stress sportivo e di tutto ciò che comporta, a livello mentale, fare una vita da atleta professionista.
Ci piacciono i risultati, i record e le medaglie, ma ci piace anche raccontare le donne e gli uomini che le ottengono, senza dimenticare quanto il loro percorso sia a volte ben più importante del traguardo conquistato (o non).
La consapevolezza raggiunta dagli sportivi moderni, sommata alla ricerca che compie sempre più passi avanti, fa sì che le tematiche che riguardano la salute degli sportivi siano sempre meno sottovalutate e sempre più visibili, spesso anche grazie ai testimonial che ne parlano apertamente.
Ogni tanto, a supporto di questo discorso, è giusto però citare dati e analisi professionali che ne evidenzino ancor di più la crucialità. È il caso di questo studio, Association of self-reported health problems and interpersonal violence in sport: a cross-sectional study in world-level performing athletes, i cui risultati aprono in un certo modo gli occhi anche a chi, forse, vuole negare l’evidenza.
Nel corso dell’indagine condotta da Tine Vertommen (Thomas More University of Applied Sciences, Belgio) e Margo Mountjoy (McMaster University, Canada) sono stati intervistati 562 atleti di élite di quattro sport Olimpici, in parti egualmente divise tra maschi e femmine, che nel 2023 hanno partecipato ad un Campionato Mondiale del proprio settore. A loro è stato chiesto di compilare un questionario che copriva tre aree chiave: problemi di salute fisica, sintomi di salute mentale ed esperienze con gli abusi.
I risultati
In primo luogo, lo studio ha rivelato che la grande maggioranza degli atleti ha avuto problemi di salute. Più precisamente, circa il 75% ha riportato almeno un problema fisico, soprattutto stanchezza, mal di testa e lesioni muscoloscheletriche, mentre il 65% ha riportato sintomi di problemi di salute mentale, con ansia e depressione in cima alla lista. Le atlete erano più propense degli atleti maschi a segnalare problemi di salute sia fisica che mentale. I problemi legati alla dipendenza, tuttavia, sono stati segnalati più frequentemente dagli atleti maschi.
Oltre la metà delle atlete (53%) e il 42% degli atleti maschi ha dichiarato di aver subito qualche forma di abuso nell’ultimo anno. L’abuso psicologico è la forma più comune, seguita dall’abuso strumentale, scenario in cui gli atleti hanno subito abusi volti ad aumentare le loro prestazioni.
Tra i risultati più interessanti emerge il dato che gli atleti che hanno subito abusi hanno maggiori probabilità di segnalare anche problemi di salute sia fisica che mentale.
L’abuso psicologico e strumentale è associato a problemi di salute sia fisica che mentale, mentre la violenza sessuale è principalmente legata a problemi di salute mentale. Questi risultati sottolineano che l’impatto dell’abuso nello sport si estende ben oltre l’esperienza immediata, influenzando il benessere generale e le prestazioni degli atleti. Allarmante è il dato che vede coinvolte in modo maggiore le atlete, che esibiscono un tasso maggiore rispetto alla controparte maschile.
In definitiva possiamo evincere che salute fisica e salute mentale, negli atleti professionisti, sono fortemente connesse.
Cosa fare?
Di certo non saremo noi a dirlo, anche perché una ricetta unica non esiste, ma intraprendere sempre più percorsi precauzionali sembra una strada ormai obbligata per chi gestisce lo sport professionistico.
Affrontare questi problemi richiede sforzi coordinati da parte di organizzazioni sportive, medici e ricercatori. Le organizzazioni sportive dovrebbero migliorare continuamente le politiche per prevenire gli abusi, creare ambienti più sicuri e offrire un migliore supporto agli atleti colpiti. I professionisti medici dovrebbero includere domande di screening per potenziali esperienze di abuso quando trattano gli atleti per lesioni o problemi di salute mentale.
Quando guardiamo una gara di nuoto, o una partita di basket, o un meeting di atletica, gli atleti ci sembrano invincibili.
Siamo portati a idolatrarli nelle vittorie e chiedere loro di più dopo ogni sconfitta. Non dovremmo mai dimenticare, però, che si tratta di esseri umani e che la loro salute e il loro benessere richiedono tanta attenzione quanto il loro allenamento e le loro prestazioni.
Perché c’è una vita, oltre lo sport, che vale la pena di essere vissuta con serenità.
Foto: Fabio Cetti | Corsia4