Diciamoci le cose come stanno: il nuoto fa schifo.
Ora, lo so di incontrare l’opinione avversa di moltissimi appassionati di questo sport e so anche che molti commenteranno, più o meno educatamente, cercando di farmi cambiare idea, ma resta il fatto che provare il contrario è semplicemente impossibile.
Il nuoto fa schifo, punto. È un dato di fatto inconfutabile, non è un parere o un’opinione, e per quelli che non ne fossero già intelligentemente convinti, proverò a dimostrarlo. Spero proprio che davanti all’evidenza ci sia il buon senso di deporre le armi e farsene una ragione.
Partiamo dal principio: la prima volta che si va in piscina, si piange. Quasi il cento per cento della popolazione mondiale ha avuto un impatto traumatico con i corsi di nuoto e a poco servono i racconti edulcorati dei genitori in preda ai sensi di colpa, veri colpevoli di questa drammatica piaga che non smette di imperversare nelle nostre piscine. Se all’età di tre o quattro anni sei stato trascinato in vasca in un grigio mercoledì pomeriggio, sbattuto nello spogliatoio in mezzo a decine di altri bambini puzzolenti e urlanti, messo in fila indiana che neanche un’esecuzione del far west e poi in qualche modo convinto a entrare, mentre con il volto tumefatto dalle lacrime allungavi le mani verso la mamma dall’altra parte del vetro, sei uno di noi. Per tutti quelli che hanno iniziato prima, oppure dopo, non è cambiato molto.
Il trauma non è di certo diminuito con il passare del tempo, quando a tutto ciò si aggiungono il freddo dell’acqua della vasca grande, le urla dei maestri, le scivolate sul pavimento bagnato, le spanciate, l’acqua nel naso, gli occhi rossi, la pelle secca che prude, la cuffia che si impiglia nei capelli, l’acqua che entra negli occhialini, le otiti, le verruche e tutta una serie di altri piccoli e fastidiosi inconvenienti che rendono il nuoto uno schifo. Fateci caso, non sto ancora parlando del nuoto vero e proprio ed è già un vero dramma.
È un dramma perché il nuoto è quello sport che se hai incominciato da piccolo, presto ti stancherai di fare, se hai incominciato da grande non riuscirai mai a fare, e quindi ti stancherai ugualmente.
“Oggi pomeriggio ho piscina” è una delle frasi che i bambini all’uscita da scuola si scambiano con più peso nel mondo, l’unica che per malavoglia riesce a superare anche “devo fare i compiti”. Nessuno si diverte ai corsi di nuoto, se non quando arriva il momento dei tuffi e, di conseguenza, di andare a casa.
Ogni esercizio nel nuoto è faticoso, complicato e totalmente innaturale. Tutto è incentrato nel non farsi entrare acqua nel naso o nella bocca, nel non morire insomma, e quindi quello che ci si chiede è: perché mai dovrei imparare a non farmi entrare acqua nel naso quando il modo migliore di farlo è semplicemente non entrarci, in acqua?
Sì ma il nuoto è uno sport completo, mi direte voi. Uno sport completo nella sua schifezza, vi dirò io. L’unica cosa che fa completamente è annoiare. Un’ora di nuoto è molto più lunga e noiosa di un’ora di qualsiasi altra attività, contare le vasche è entusiasmante al pari di contare le preghiere nel rosario. Sapete qual è il momento più bello per ogni bambino che fa un corso di nuoto? Quello in cui l’adulto, attanagliato dai sensi di colpa, accende un mutuo per comprare un pacchetto di patatine dalla macchinetta fuori dalla piscina. Non so se il gioco vale la candela.
Per gli adulti è la stessa cosa: il momento più bello della lezione di nuoto è quando finisce, e si può finalmente andare a casa e sfondarsi di cibo senza il soffocamento dei sensi di colpa. Il giorno dopo, oltre al mal di pancia per aver mangiato la indigeribile pizza ai quattro formaggi, ci saranno anche i dolori di tutti i muscoli del corpo, talmente devastati che per allacciarsi le scarpe sarà necessario l’aiuto di un infermiere. Alla fine della stagione, poi, c’è la cena del corso, un’orrenda serata nella quale scorrono fiumi di birra e carne, superalcolici e fritti, come se non ci fosse un domani. Di solito, il giorno dopo, si contano i superstiti per fare prima.
Il nuoto fa schifo, e se non vi ho convinti avete un problema, un problema molto comune, a quanto pare.
Il nuoto fa schifo, e se non vi ho convinti avete un problema, un problema molto comune, a quanto pare.
Perché in realtà mi è stato detto che nuotando si impara qualcosa, anche se fatico a crederci. Mi hanno detto che galleggiare sul pelo dell’acqua è come sdraiarsi su una nuvola, e che farlo guardando il cielo è un pò come volare. Mi hanno detto che niente come una nuotata fa risvegliare i muscoli del corpo, anche quelli di cui ignoravi l’esistenza, e che probabilmente dopo aver nuotato avrai voglia di farlo ancora. Mi sembra impossibile, ai limiti della fantascienza, ma so che c’è anche qualcuno che si diverte, nuotando.
Qualcuno che ha incontrato le migliori amicizie, vissuto le storie più emozionanti, costruito vite e ricordi intorno al nuoto. Evidentemente si tratta di pazzi, pazzi da legare. Mi hanno detto che c’è qualcuno che nel nuoto ritrova sé stesso, che c’è qualcuno che solo nuotando si sente davvero libero, che ama guardare e praticare il nuoto e che non smetterebbe mai di farlo.
Mi hanno detto che il nuoto non fa schifo, il nuoto appassiona, unisce, fa innamorare. Il nuoto ti prende e ti ribalta, sa spezzarti il cuore ed il corpo ma anche ricostruirteli, ti sa rimettere in piedi dopo che hai toccato il fondo. Crederci o meno sta solo a noi.
Diciamo che hai voluto scopiazzare l’approccio di Agassi alla sua biografia. E’ un modo teatrale di attirare l’attenzione del lettore, ma alla fine non dici nulla di nuovo. Ogni sport è fatica, nessuno è obbligatorio, se lo fai, significa che non fa schifo, piuttosto si ama.
Finalmente la qualcuno dice la verità
Salve!
Mi domando perché questo articolo. Lo sport, ad alto livello, qualunque esso sia, è sacrificio. Spesso durante gli allenamenti si piangeva, ci si chiedeva perché si facesse, ma si andava avanti. Ci piaceva e ci dava soddisfazione . Ho vissuto le stesse cose che lei descrive con tale capacità, mi sono divertita a leggerla, ma non le ho mai vissute come un dramma. Amavo nuotare. Mia mamma a 4 anni mi portò a danza – che adoravo – ma fui scartata perché troppo alta e probabilmente senza grazia. Provai il nuoto e capii che nell’acqua potevo fare bene quello che fuori non riuscivo.
A 5 anni nuotavo tutti gli stili, ma non ho mai fatto che garette, nonostante in più di un’occasione mi avessero pregato di continuare perché avevo delle reali possibilità. Avrei dovuto rinunciare a tante cose, ma non lo desideravo, ed allora decisi di nuotare come appassionata. Cinquantasei anni fa non si avevano le possibilità di ora, eravamo dei pionieri, bisognava andare a trovare le piscine coperte, pochissime, e quelle scoperte avevano l’acqua gelida. E non ci accompagnavano i genitori, andavamo in bicicletta, i più fortunati in motorino. L’ultima gara l’ho fatta a 41 anni. Poi per problemi di salute di familiari ho dovuto smettere dalla sera alla mattina, andavo in piscina quasi tutte le sere, ma per necessità ho dovuto smettere all’improvviso. Mi creda dopo tanti anni quando potei ritornare a nuotare ho provato una gioia immensa, ho pianto, sì ho pianto, ma di gioia.
L’ho trovato molto divertente. Il lato ironico della visione è fattuale e aderente alla mera realtà. Aggiungerei anche alla lista che supporta l’intera tesi, la spiacevole incognita di ingerire fluidi corporei degli estimatori. Peraltro non sempre liquidi. Avvallo con stima il responso, il nuoto fa schifo.
E F
Egregio Luca,
in tutta sincerità personalmente a me fa schifo lei, con la sua supponenza di esprimere un postulato senza considerare che le sue sono affermazioni del tutto personali. Le esprima pure la libertà di opinione è induscutibile.
Sarei curioso di sapere cosa non le fa schifo nella vita.
MM
In questa descrizione del nuoto mi sono riconosciuta al 100%. Nei pianti alla scuola nuoto, nella noia si andar su e giù in vasca, nella fatica, nell’acqua nel naso, nell’ odore terribile di alcuni spogliatoi… E non dimentichiamo il freddo che si prende in piscina!
Ed è perché ho provato e “sopportato” tutte queste cose che posso con certezza affermare che i miei 16 anni passati in piscina, sono tra i ricordi più belli della vita, dove ho incontrato persone che sono i miei amici più cari. Chi non ci è passato, forse fa fatica a comprendere quanto amore ci sia nelle parole “rudi” dell’autore. MCP
Sono d’accordo per quanto riguarda i corsi di nuoto . Vorrei sapere cosa ne pensa invece del nuoto come attività agonistica .
Perché. Secondo me il discorso cambia perché insegna ai nostri ragazzi la disciplina e il sacrificio .
Claudia
Ottima domanda e ottimo spunto, grazie. Continui a seguirci, la risposta arriverà presto. 😉