Cristina Chiuso è un personaggio difficilmente incasellabile in una sola categoria e proprio per questo davvero interessante.
Nuotatrice professionista per 20 anni, è stata capitana della Nazionale italiana, ha vinto cinque medaglie a livello europeo e partecipato a cinque Mondiali e quattro Olimpiadi, giungendo alla finale a Sydney 2000. È stata la velocista più forte della sua generazione, primatista italiana dei 50 stile sia in lunga che in corta per più di tre lustri e colonna portante delle staffette veloci azzurre.
Con un curriculum di questo genere sembra quasi strano che un suo libro venga pubblicato a ormai 15 anni dal ritiro dalle competizioni, avvenuto nel 2009. Invece non lo è affatto.
Perché, dopo il ritiro agonistico, Cristina Chiuso ha continuato a lavorare nel mondo del nuoto e dello sport, come opinionista tv, commentatrice, giornalista ed esperta di marketing e comunicazione, vivendo l’ambiente del nuoto anche dall’altra parte. Questo le ha conferito esperienza e sensibilità, tratti che traspaiono dalle sue analisi televisive, sempre lucide e chiare, mai banali o superficiali.
Un libro, però, è qualcosa di diverso.
Da amante e fruitore compulsivo di biografie sportive, negli ultimi tempi il mio approccio a questo genere letterario si è raffreddato in maniera desolante.
L’esplosione dei libri “su commissione” ha fatto sì che, spesso, anche vite potenzialmente interessanti vengano rese in maniera scialba, più incline al marketing che al contenuto. Questo morbo ha colpito tutti gli sport, nuoto compreso, e ultimamente è davvero difficile leggere una biografia che lasci il segno.
Da questo punto di vista, Con la testa sott’acqua (2024, ADD Editore), il libro di Cristina Chiuso, ha fatto centro.
Forse perché, innanzitutto, non si tratta di una biografia pura. La vita sportiva dell’autrice non è raccontata in maniera cronologica e piatta, da Wikipedia.
Gli aneddoti e i ricordi sono sempre parte di un discorso più ampio, utili a rafforzare o spiegare un concetto e non semplicemente ad esaltare un dato statistico. Quando Cristina Chiuso racconta della sua esperienza Olimpica, ad esempio, lo fa all’interno di un racconto, dove porta esempi del passato e del presente, ma anche approfondimenti tecnici, dissertazioni di cultura sportiva e di benessere atletico.
Il libro, però, ti rimane addosso perché tutto è collegato da alcuni piccoli particolari, passaggi che a volte sono quasi nascosti, dove l’autrice rende perfettamente l’idea di alcune sensazioni che solo un atleta può provare.
Non si deve per forza essere un olimpionico né un primatista del mondo per aver sentito, in acqua, «la sensazione di essere avvolta in una coperta calda e morbida d’inverno, un tenero abbraccio che mi consola al termine di una giornata faticosa». Basta essere anche un semplice qualificato, un ultimo classificato, quelli dei quali tutti si dimenticano ma senza i quali niente sarebbe possibile.
Come scrive Cristina Chiuso stessa: «è il valore dell’ultimo posto a dare significato al primo».
Con la testa sott’acqua è una lettura necessaria per gli appassionati di nuoto, che si ritroveranno facilmente nelle sue parole dallo stile ora leggero e ora molto tecnico, ma mai pesante.
Ma anche per chi vuole una visione dello sport moderna, dove trovano spazio le parole delle donne del bordo vasca, dove la salute mentale non è più un tabù e dove non è solo il risultato ad avere senso, ma è il percorso il vero protagonista.
Raccontarsi in questo modo rende davvero giustizia al nostro sport.
Foto: Fabio Cetti | Corsia4