Ne avete sentite e lette di tutti i colori, in questi giorni, su Paltrinieri e sul suo presunto e ipotizzato ritiro dalle gare, e lascio a voi la possibilità di ricercare e selezionare i pezzi migliori.

Visto la portata dell’atleta è anche normale, logico, che ci sia un’ondata di passione popolare, di sentimento nostalgico, che ognuno metta il suo pezzettino di cuore in fila con quello degli altri, come se il sentirci tutti dispiaciuti possa in qualche modo alleviare il dolore, o forse anche cambiare la sua opinione e non farlo ritirare.

Premesso che Gregorio Paltrinieri ha trent’anni e una carriera che è già mitologica, ad oggi non sappiamo quale sarà la sua decisione. Detto ciò, tutta questa situazione mi ricorda qualcosa, mi ricorda John Cena.

If Cena wins, we riot

La quote che trovate nel titolo va spiegata, perché non tutti probabilmente hanno lo strano gusto di appassionarsi a due mondi così diversi e apparentemente opposti come il nuoto e il wrestling.

Ma siccome delle passioni non bisogna vergognarsi, allora faccio coming out e dico che sì, seguo la WWE dagli anni ’90 e non ho mai smesso di farlo. Nemmeno quando, circa quindici anni fa, il prodotto aveva oggettivamente perso di appeal, uscito a fatica da un’era d’oro e incastrato in un mondo che, nel frattempo, era completamente cambiato. Non ci si poteva più “picchiare” come prima, non si poteva più essere volgari ed espliciti come prima, non erano più gli anni ’90, e per fortuna da un certo punto di vista.

Nella nuova realtà sociale, più attenta al prodotto e al messaggio che il prodotto lancia soprattutto tra i più piccoli, la WWE ha dovuto a fatica trovare una nuova strada verso il consenso, popolare e politico, affidandosi soprattutto ad alcuni personaggi, su tutti John Cena.

John Cena è stato a lungo il volto della WWE e del wrestling in generale, apparendo come un prezzemolino praticamente ovunque, negli USA e nello show business mondiale. In quel periodo, lungo quasi un decennio, Cena ha dominato anche la parte “sportiva” del wrestling, vincendo gli incontri (che lo ricordo, sono predeterminati) in un modo talmente sistematico che, alla lunga, è diventato prevedibile e scontato. A tal punto che i fan più puri e maturi, quelli nostalgici delle ere passate, hanno iniziato a fischiarlo, a cantare cori contro di lui, a tifare per gli avversari andando contro la logica “Face vs Heel” (buono vs cattivo). Il risultato è stato che spesso Cena, proposto come Face, era invece fischiato dal pubblico come il peggiore degli Heel.

A un certo punto, la protesta aveva raggiunto picchi talmente elevati che i fan hanno iniziato a cantare, scrivere e postare lo slogan “If Cena win, we riot”, se Cena vince facciamo casino. Col tempo, l’insistenza dei fan ha davvero prodotto un cambiamento, soprattutto nelle idee e decisioni di chi produce la WWE.

John Cena ha iniziato a incontrare avversari più temibili, che in qualche caso lo hanno anche sconfitto, a cambiare la sua attitudine e piegarsi in qualche modo alla volontà popolare. Piano piano si è fatto da parte, lasciando spazio a una nuova generazione di wrestler, molti dei quali sono stati effettivamente “lanciati” da lui.

John Cena è diventato un personaggio non più centrale nello storytelling della WWE, ma una leggenda che ogni tanto compare come ciliegina sulla torta nel racconto dello sport-entertainment. Pochi mesi fa, ha annunciato che il 2025 sarà l’ultimo anno della sua lunga e gloriosa carriera sul ring, un farewell tour lungo dodici mesi (su Netflix, che nel frattempo ha acquistato i diritti per trasmettere la WWE) che permetterà ai fan di dare lui il giusto saluto, un abbraccio popolare mai visto.

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Paltrinieri è il John Cena del nuoto

Ora che vi siete letti questo pippone sul pro wrestling, vedete per caso qualche simmetria col caso Paltrinieri?

Lasciamo perdere il fatto della predeterminazione, ovviamente, perché i risultati sportivi del nuoto sono reali e certificati dal cronometro, ma per il resto Gregorio Paltrinieri è il John Cena del nuoto.

Un mito in vasca e nel fondo, a tratti imbattibile, sulla cresta dell’onda da più di dieci anni, amatissimo da una schiera di tifosi – italiani – e temuto da tutti i rivali. Rispettato, al punto di essere visto come un esempio; imitato, perché le sue scelte sono di ispirazione; osservato, perché rubarne i segreti può essere determinante.

Riusciranno i fan a ragli cambiare idea ribellandosi al suo (presunto) ritiro?

Non c’è bisogno di conoscere a fondo Paltrinieri per sapere che non ci sarà nessun coccodrillo che potrà fargli cambiare idea, nessun post emozionale che ne devierà i pensieri, nessun fondo di opinionista che ne potrà smuovere le opinioni.

Il vero indizio che abbiamo è uno solo: Paltrinieri ha sempre deciso di testa sua, nella sua carriera sportiva, e questo ci fa presumere che faccia lo stesso anche nelle scelte di vita. È uno che, per esempio, ha deciso di gareggiare con i postumi della mononucleosi, di cambiare un coach considerato da tutti insostituibile con un semi-sconosciuto, di preparare vasca e fondo quando tutti credevano che fossero due sport inconciliabili, di affiancare per primo la parola “divertimento” ai chilometri in acqua (senza sembrare un pazzo).

Non c’è nessuna WWE che sceglie insieme a lui, nessun farewell tour in previsione, nessuna ultima Wrestlemania per togliere la cuffia e lasciarla definitivamente a centro vasca. Paltrinieri gareggerà solo se saprà di essere competitivo, di potersela giocare con i migliori, di dare fastidio anche a chi, durante Parigi 2024, ha preso ispirazione da lui per provare ad arrivare a Los Angeles 2028. Altrimenti smetterà e andrà avanti con la sua vita.

E noi? Non ci resta che aspettare e guardare, con pazienza e rispetto. Se dovessimo aver già visto la sua ultima gara, è stato bellissimo.

If Paltrinieri stops, we thank.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4