In questo momento storico, con i Trial USA e Australiani sempre più vicini e con gli atleti che vedono all’orizzonte i cinque cerchi Olimpici, niente è da escludere.

Ne parliamo in Fatti di nuoto Weekly con la storia di tre grandi e attesi nuotatori per i quali, appunto, niente è da escludere.

Simone Manuel

Tutti noi dovremmo guardare i campioni che hanno accusato delle difficoltà con occhio gentile, senza aspettative se non quelle di ritrovare il sorriso sui loro volti. Poco importa se i risultati sportivi sono solo in parte quelli che ci aspettavamo, l’importante non è il cronometro ma la vita.

E comunque 53.10 nei 100 stile, nuotato a maggio, ha significati importanti soprattutto per quello che Simone Manuel ha passato in questi anni e per il segnale che lancia a chi come lei ha avuto problemi, fisici e personali, che sembravano a un certo punto insormontabili.

“Non escludo il ritorno”, cantava Franco Califano, e Simone Manuel sembra confermarlo.

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Regan Smith

Non è giusto valutare la carriera di un atleta solo in base ai risultati ottenuti alle Olimpiadi, perché le sliding doors dello sport sono a volte casuali o perlomeno poco prevedibili. Regan Smith, nel 2019, sembrava poter iniziare un dominio sportivo come quella di molte altre americane prima di lei, fatto di medaglie e record a nastro.

Aveva 17 anni e ai Mondiali di Gwangju faceva due record del mondo vincendo i 200 dorso e la staffetta mista, lasciando per strada l’oro dei 100 dorso solo perché non qualificatasi ai trials statunitensi. Poi il covid ha spostato le Olimpiadi di un anno, e nel frattempo è esplosa Kaylee McKeown, che di anni ne ha uno in più di Smith e che a Tokyo, e nel triennio successivo, è stata imbattibile nel dorso dai 50 ai 200. Nel frattempo, Regan Smith ha continuato a nuotare ad altissimi livelli, affiancando al dorso anche la farfalla e i misti, ma l’oro Mondiale lo ha replicato solamente a Budapest, quando McKeown non c’era, mentre a Tokyo è stata bronzo nei 100 dorso e argento nei 200 farfalla. Non il dominio che ci si poteva aspettare.

Alle porte di Parigi 2024, l’americana non sembra voler mollare l’idea originale, cioè quella di salire sui quel gradino del podio che le manca. Il 57.51 nuotato a Irvine nello scorso weekend, è il suo personal best, 6 centesimi meglio del suo tempo del 2019 e 18 centesimi in più del record del mondo di McKeown.

Non escludo che questa sfida possa essere più tirata di quanto previsto.

Leon Marchand

Leon Marchand è carico, la Francia pure, io devo essere sincero un pò meno. C’è qualcosa che non mi convince dell’epopea del nuotatore francese, stella annunciata delle Olimpiadi in patria, che ha già ottenuto in carriera risultati eclatanti e che promette bene anche per la settimana Olimpica. Non metto in dubbio il suo valore (a Irvine è già sceso a 1.55.74 nei 200 misti, facendo anche il personal best nei 100 dorso, 55.32, e 100 rana, 59.06) ne tantomeno l’apporto tecnico che sta dando al nuoto, con le sue lunghe apnee per esempio.

Ma la sua storia sportiva in questo momento mi sembra meno interessante di altre, sia passate che contemporanee. Il motivo lo so bene: i campioni ci restano nel cuore anche – e forse soprattutto – per le rivalità che affrontano, uscendone vincenti ma anche perdenti.

Non escludo che una sua sconfitta a Parigi mi faccia cambiare idea.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4