Non è ancora il momento dei bilanci per l’Olimpiade di Gregorio Paltrinieri, che terminerà in vasca dopo i 1500 e definitivamente dopo la 10 km, sempre che la Senna sia balneabile o che ci si decida a spostare la gara in un bacino che non sia fatto di acque reflue.
Tuttavia, l’occasione del bronzo negli 800, la quarta medaglia Olimpica in tre edizioni diverse per lui (e senza staffette, record), ci permette di riflettere sulla storia di Paltrinieri in quella che, sulla carta, sarebbe la gara meno calzante rispetto alle sue qualità naturali. Una gara che, di contro, spesso gli ha lasciato la libertà di esprimersi in modo eclettico, anche strano a volte, e di sorprendere per risultati forse anche di più che nei 1500.
Prendiamo come anno di partenza il 2013, la prima volta sotto i 7.50 per Greg e del sesto posto ai Mondiali di Barcellona. In quel periodo, Paltrinieri nuotava gli 800 più per divertimento che con reale sentimento, anche perché la gara non era ancora Olimpica e l’obiettivo Rio 2016 era ben fisso nella sua mente. Era un uomo in missione, e spesso nei 1500 passava agli 800 su livelli di tempo simili alla gara singola.
Nel 2014 inizia a crederci un pò di più: arriva la doppietta agli Europei di Berlino, record dei campionati in 7.44.98, e fa 7.43.01 agli Assoluti. La tattica è: scappare nella prima parte di gara per evitare il rientro degli avversari. Fatto.
Nel 2015 arriva l’argento ai Mondiali di Kazan, dietro a Sun Yang (ve lo ricordate Sun Yang?) ma con record europeo, 7.40.81. Non sembrava possibile per uno come lui, con le sue caratteristiche intendo, nuotare così veloce una gara che nel frattempo stava sempre più diventando vicina ai 400 che ai 1500.
2016, 2017 e 2018 sono tre anni particolari per i suoi 800, perché non scende più vicino ai 7.40 e nel frattempo vede l’amico e rivale Gabriele Detti salire sul tetto del mondo a Budapest e rubargli anche il record europeo. Greg è concentrato sui 1500, probabilmente non gli entra più la gara rabbiosa e istintiva che era riuscito a fare (che poi tornerà) e si arrende al fatto che ci siano dei 400isti che lo battono nella distanza di mezzo.
Ma Paltrineiri, lo sappiamo, è un agonista surreale, e non ci sta a perdere nemmeno a bocce. Il 2019 è l’anno della risalita: in vista di Tokyo 2020 e del fatto che gli 800 sono finalmente Olimpici, si rimette a macinare e ai Mondiali di Gwangju fa la singola prestazione sportiva forse più impressionante della sua carriera fino a quel momento: vince e scende sotto i 7.40, record europeo (7.39.27) e prenotazione Olimpica effettuata.
Del 2020 inutile parlare, direte, e invece no. Paltrinieri cambia allenatore, passa da Morini (uno che vedeva solo i 1500) ad Antonelli (che invece vede solo la 10 km). Tutti, ma proprio tutti, dicono che mollerà gli 800, lui fa 7.40.22 agli Assoluti in era Covid e ci fa capire che no, non molla proprio niente.
2021, anno Olimpico dispari. Paltrinieri si becca la mononucleosi a un mese da Tokyo e invece che tre ori, bottino probabile, si “accontenta” di due medaglie, la più pregiata proprio negli 800. Argento con una condotta di gara suicida, ma per gli altri. Già alla partenza, si mette a macinare passaggi insostenibili, che nessuno può digerire senza poi star male. Bobby Finke ha dovuto inventarsi la Finkata, cioè l’ultima vasca supersonica, per battere un Paltrinieri che, va ribadito, senza la mononucleosi avrebbe vinto con 10 metri su tutti. Sembrava la sua ultima fiche in questa gara, ma così non è stato.
Nel 2022 fa la storica doppietta 1500+10km ai Mondiali, ma per gli Europei di Roma, davanti alla sua gente in visibilio, si tiene un 800 old-school. Vince in 7.40.86, record dei campionati di nuovo, ancora uno sprint solitario lungo quasi 600 metri, con il Foro Italico che si spella le mani per accompagnarlo al traguardo.
Improvvisamente, nel 2023 Paltrinieri ha un annata no, proprio dodici mesi prima dell’estate Olimpica, e negli 800 ci si ricorda solo della grigia (per i suoi standard) finale di Fukuoka, chiusa all’ottavo posto. Tramonto della gara corta per lui? Tutti dicono di sì, Paltrinieri dice ancora di no.
E allora arriviamo a Parigi 2024, con tutti i dubbi che un mezzofondista di 30 anni e chissà quanti migliaia di chilometri nelle braccia si porta dietro. Antonelli gli dice che no, stavolta gli 800 non li deve fare. Che ci sono troppe poche ore di pausa prima dei 1500, che poi c’è la 10km (il vero obiettivo), che gli altri sono troppo più giovani, troppo più forti. Ma Paltrinieri non ha mai ascoltato nessuno se non sé stesso: «Abbiamo parlato tanto di questa gara, del saltarla, ma poi l’ho fatta lo stesso».
E allora nuova tattica “segreta”, come rivela lui stesso: partire piano, trattenersi nei primi 400, stare a guardare gli altri e poi sferrare l’attacco tra il 500 e il 600. Prendere in quei metri il margine che serve per poi non subire troppo il rush finale, per eliminare quanti più rivali possibili e arrivare ancora al podio Olimpico. Missione compiuta, con un crono (7.39.38) che non nuotava dal 2019.
Gli 800 sono la gara nella quale Paltrinieri ha vinto due medaglie alle Olimpiadi, l’oro Mondiale ed Europeo, ha avuto a lungo il record europeo e ha conquistato un totale di 15 medaglie internazionali. Non male per essere la peggiore delle sue specialità. Cosa dite, sarà stato il suo ultimo 800?