di Elisa Bellardi

Quella di Federico Gilardi è una storia di passione, di grinta, di perseveranza. È la storia di un obiettivo cercato, sudato e raggiunto a suon di sacrifici, a testa bassa e senza mai risparmiarsi nulla. Federico, classe 1991, cresce tra le fila della Rari Nantes Torino. Specializzato nei 200 dorso e nei 200 farfalla, dopo la maturità sceglie di dedicare all’agonismo la propria vita, allenandosi due volte al giorno e arrivando a disputare finali assolute. A settembre 2012 entra nella neonata squadra di salvamento allenata da Stefano Foggetti, senza tuttavia abbandonare il nuoto puro. Passa le mattinate in acqua, con i soliti compagni di squadra del team di Andrea Grassini, e il pomeriggio sperimenta la nuova disciplina. I risultati arrivano in fretta. Nei 200 ostacoli, gara più vicina al nuoto, è subito ai vertici delle classifiche nazionali, ma all’inizio distinguersi nelle altre specialità è difficile. Federico non si spaventa, vuole la Nazionale e lavora duramente. Gli italiani Assoluti Primaverili di Milano, il 26 e il 27 aprile 2014, sono la sua occasione e lui la sfrutta: vince i 200 nuoto ostacoli con uno straordinario 1’55”22, che lo porta a tre decimi dal record europeo, e si conquista due sorprendenti bronzi nei 100 percorso misto (1’02”64) e nei 200 superlife saver (2’13”16) e un argento nella staffetta ad ostacoli con i compagni di squadra Luca Pancari, Davide Petruzzi e Jacopo Musso. È fatta. La convocazione arriva: Federico è tra i dodici prescelti che parteciperanno ai Mondiali Rescue di Montpellier, in Francia, in programma dal 16 al 21 settembre.

Federico, la tua è stata una convocazione un po’ a sorpresa in mezzo a quella di tanti nomi del salvamento? Ti aspettavi questo risultato dopo così poco tempo?

Ci speravo, era qualcosa che volevo. Sentivo che era arrivato il momento di essere ripagato da tutti questi anni di sacrifici. Prima delle gare ho pensato: “Vado là a do il meglio, succeda quello che deve succedere”. Ho mantenuto alta la concentrazione fino alla fine e ce l’ho fatta. Avrei quasi preferito un Europeo come prima esperienza internazionale, per abituarmi passo passo, e invece farò un Mondiale.

Già, un mondiale. Si può dire che questo per te sia un vero e proprio inizio con il botto. Sei emozionato? Conosci già i tuoi avversari a livello internazionale? Come ti preparerai al meglio per Montpellier?

Penso di non aver ancora realizzato del tutto. Ma del resto la Nazionale è così, mi hanno raccontato tutti che prima di averla provata è impossibile capire. Per quanto riguarda gli avversari no, per ora non ho controllato i loro tempi e non so se guarderò le graduatorie internazionali prima di settembre, forse conviene semplicemente andar lì preparato al meglio e fare tutto il possibile.

A Milano hai stupito tutti arrivando ad un soffio dal record europeo nei 200 ostacoli, ma soprattutto dimostrando enormi miglioramenti nelle gare più tecniche, quelle che ancora all’inizio dell’anno ti penalizzavano nei confronti di avversari più esperti nel salvamento. A cosa devi questo miglioramento fulmineo?

La mia vita è dedicata completamente al nuoto, mi alleno tutti i giorni due volte al giorno. Almeno la metà del merito, però, va ai miei allenatori Andrea (Grassini, ndr) e Stefano (Foggetti, ndr) e alla mie due squadre, di nuoto e di salvamento. Con quest’ultima mi trovo benissimo, sono il più grande ma la cosa non mi pesa, anzi, spero che la mia convocazione possa spronare i miei compagni, che mi danno sempre una grinta e un’adrenalina incredibile.

Sei da pochissimo nel salvamento, pensi avere ancora dei buoni margini di miglioramento?

Sì, senza dubbio. La tecnica va ancora affinata moltissimo, per esempio nel superlife è mancato qualcosa nella fase di aggancio del manichino. Per perfezionarci ci vanno tempo e impegno.

C’è ancora chi sostiene che il salvamento sia il parente povero del nuoto? Vogliamo sfatare questo mito?

Sì, anche perché negli ultimi anni il livello si è alzato moltissimo, in parte perché è stata eliminata la regola che prevedeva la squalifica per affondamento del manichino. Questo dà più spazio al nuoto e spero sia un passo verso l’inserimento del salvamento nelle discipline olimpiche.

In questo caso per te si aprirebbe la possibilità di partecipare ad un’Olimpiade. Ci pensi?

Mi piacerebbe moltissimo, ma in ogni caso questo Mondiale per me è un po’ come un’Olimpiade.

Tu concili l’attività agonistica con il lavoro come istruttore di nuoto. Come ci riesci? Sogni di continuare a lavorare a bordo vasca anche una volta abbandonata la carriera agonistica?

È molto faticoso ma non mi pesa. Non pensavo che lavorare con i bambini mi piacesse e invece mi si è aperto un mondo: ti diverti con loro, entri nei loro giochi e nei loro discorsi. A me chiedono sempre delle gare, come se le facessi tutti i weekend (ride). Nel futuro mi piacerebbe lavorare a bordo piscina,magari come allenatore, ho già fatto qualche sostituzione con gli Esordienti B e devo dire che mi ha dato soddisfazioni.