Conoscete la “ A Livella” di Antonio de Curtis in arte Totò? Ve la faccio breve. Si tratta di un libro che narra il pomeriggio di un uomo che, rimasto chiuso dentro un Camposanto, assiste alla discussione tra un Netturbino ed un Marchese stizzito dall’ aver come vicino di tomba uno spazzino.
Dopo ore di battibecchi il Netturbino stanco morto (Battuta!!!) spiega al suo vicino dal sangue blu che a prescindere da quello che si era in vita al sopraggiungere della morte si diventa tutti uguali.
I superstiziosi facciano pure i loro riti scaramantici ma stiano tranquilli, non si parlerà di morte. Tranquilli.
Più volte da quando sono diventato un “galleggiatore deambulante” ho pensato che se Totò fosse stato un nuotatore avrebbe usato la piscina come metafora per la sua Livella.
In piscina siamo tutti “nudi”. I simboli che esprimono il livello sociale spariscono. Sul blocchetto di partenza poco conta essere l’Ingegnere Tal dei Tali, l’Avvocato Azzeccagarbugli, il Dottor Stranamore o Mimì metallurgico.
L’acqua cheta della vasca è come la Livella. Si nuota e basta. Nessun privilegio. Zitti e si nuota agli ordini dell’unico capo: il coach.
Non è da escludere che chi ha la denuncia dei redditi più corposa sia anche più forte in vasca ma…vale esattamente il contrario. I rapporti gerarchici o di classe sociale possono saltare quando ci si trova in corsia.
In acqua ci si da del tu e la legge è uguale per tutti. Sempre
Questo Melting Pot lo trovo molto interessante. Fa diventare il nostro amato nuoto il minimo comune multiplo tra persone che magari non avrebbero mai trovato l’occasione di conoscersi, confrontarsi ed apprezzarsi a vicenda.
E chi sa in quanti finalmente possono liberarsi del nodo della cravatta e riappropriarsi della loro personalità schietta con virate verso espressioni adolescenziali o discorsi da caserma.
E’ vero, sono situazioni comuni a molti altri sport ma…nel nuoto non c’è nessun costosissimo ritrovato tecnologico, nessun materiale performante o abbigliamento da tre cifre. In vasca non c’è nessun alleato al di fuori di te stesso.
Io Totò in squadra l’avrei voluto. Fondista o velocista non lo so ma ci avrebbe fatto spanciare dalle risate.
Cloro Cuffia (anche su FaceBook)
Totò e la pernacchia