di Valeria Molfino
Esistono degli argomenti costanti nella vita di un nuotatore master. In particolare, prima o dopo il training chi di noi almeno una volta non ha proferito le parole: “ho fame!”? Negli spogliatoi delle nuotatrici, poi, l’argomento è un vero e proprio spauracchio: nuotiamo, ci alleniamo e spesso i nostri miglioramenti fisici sono compensati da epiche abbuffate, ma riusciremo mai a dimagrire?
Si dice che un nuotatore olimpico consumi in media tra le 3.000 e le 10.000 calorie per giorno, una quantità enorme e praticamente impossibile da reimmettere nell’organismo attraverso la sola alimentazione e senza una specifica e mirata integrazione. Tralasciando gli allenamenti da professionista e considerando che il training per un atleta master si aggira in media intorno alle 600 calorie consumate, perché abbiamo sempre fame? E perché i nuotatori tendono ad essere più “grassi” rispetto ad esempio ai runner o ai ciclisti, soprattutto se consideriamo il nuoto di fondo?
Non esistono molti studi a riguardo ed è pertanto difficile ottenere una risposta univoca ma una teoria potrebbe aiutarci ad eliminare questo dubbio amletico!
La risposta si troverebbe nei meandri della nostra mente; immergendoci in acqua, in particolare, il nostro cervello non percepirebbe il fatto che stiamo compiendo un’azione temporanea (per la sola durata dell’allenamento) ed attraverso una cascata di ormoni lancerebbe un segnale di richiesta per una maggiore quantità di grasso al fine di isolare il corpo dal freddo esterno. In altre parole, secondo questa teoria, consumeremmo la stessa quantità di calorie rispetto ad una sessione di corsa o bici ma l’appetito sarebbe notevolmente maggiore perché superiore sarebbe la richiesta di “energia” per proteggere l’organismo dalla temperatura dell’acqua.
Si tratta soltanto di una teoria, ma che forse potrebbe spiegarci il perché desideriamo succulenti pasti post-training e bramiamo quantità industriali di cibo stroncando qualsiasi possibilità di metterci a dieta! Non dimentichiamo che invitare a cena un nuotatore o una nuotatrice potrebbe risultare un’esperienza fantastica ma sicuramente anche una sciagura per il nostro portafoglio!
Totalmente inesatto.
Il tema è molto più complicato e abbraccia più punti chiave.
La termoregolazione non sfrutta substrati lipidici, creando principalmente un coinvolgimento sistemico, il grasso in se, considerato come strato sottocutaneo, è un ottimo isolante termico che, in particolari condizioni, è capace di isolare fino a circa un grado per millimetro di tesuto adiposo.
Io incentrerei l’argomento sul fatto che i master si allenano principalmente in orari dove normalmente si consumano pasti, visto che molto spesso il lavoro occupa la maggior parte della giornata.
GP