di Alessandro Foglio
A una settimana di distanza dalla notizia della presunta positività ad un test antidoping della campionessa russa Yuliya Efimova, e di una sua possibile squalifica a vita (leggi QUI la notizia), ancora nulla di certo è stato scritto, e nessun organo ufficiale si è mosso per spiegare l’evoluzione di questa spinosa faccenda.
WADA e FINA non hanno rilasciato comunicazioni ufficiali, probabilmente perché sono in attesa delle contro-analisi, senza le quali non hanno diritto di prendere decisioni. Ma a parlare ci hanno pensato altri, su tutti la diretta interessata che ha postato sul suo profilo Facebook un video dove si dichiara completamente innocente. (QUI il video). “Non ho ricevuto nessuna notifica, né per telefono, né via mail o messaggio, che il Meldonium (la sostanza che è stata rinvenuta nel sangue della Efimova) fosse stato inserito nella lista dei farmaci vietati dalla WADA dal primo gennaio. Comunque l’ultima volta che ho usato il Meldonium è stato molto prima, quando era ancora legale e per motivi di salute” afferma la Efimova, che aggiunge anche di essere molto più attenta a quello che assume da quando è stata squalificata la prima volta per uso, a suo modo di dire involontario, dello steroide 7-cheto- DEA.
A confermare quanto dichiarato dalla Efimova, che comunque è sospesa momentaneamente in attese delle contro-analisi, ci sono le dichiarazione del suo coach, Dave Salo (ricordiamo che la russa si allena negli States) il quale crede nella sua atleta e ammette che non ha più assunto meldonium da dopo dicembre.
Una situazione tutt’altro che chiara, che rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso: infatti solo ieri “The Times” (leggi QUI e QUI) ha riportato la notizia di una loro indagine volta a smascherare il presunto uso di doping sistematico nel nuoto russo. Dichiarazioni forti, alle quali la FINA ha risposto chiedendo collaborazione (QUI il post Twitter del giornalista della BBC Dan Roan) e sulle quali anche la WADA si muoverà per cercare risposte. Tutto girerebbe intorno alla figura del medico Sergei Portugalov, capo della commissione medica russa di atletica già nell’occhio del ciclone da diverso tempo e per il quale la stessa Agenzia mondiale antidoping aveva chiesto la radiazione.
La Federazione di nuoto russa intanto prova a correggere il tiro, pubblicando una lista di prodotti contenenti il meldonium (QUI la lista), dato che più di 100 atleti sono stati trovati positivi a questo farmaco che ricordiamo, è un anti-ischemico usato per il trattamento dell’angina pectoris, dell’infarto miocardico o di disturbi cardiaci in genere.
Sembra sempre più chiaro, dato soprattutto il precedente dell’atletica leggera, che ci sia qualcosa di più grosso sotto, e che non sia la semplice volontà del singolo atleta a prevalere. Vedremo dunque se anche il nuoto russo rischia di essere escluso dai Giochi di Rio o se tutto finirà in una bolla di sapone. Chi al sogno olimpico non ha ancora smesso di credere è la stessa Efimova, che ha chiuso il suo video ammettendo di continuare ad allenarsi proprio per Rio. Vedremo come andrà a finire!
(foto copertina: http://www.swimvortex.com/)