A me il nuoto di fondo suscita sempre le più simpatiche emozioni.

Di per sé chi lo pratica è decisamente fuori di testa, perché ovviamente non è da tutti fare a botte con le onde, l’acqua fredda, i piedi in faccia e… gli squali. E mi è sempre sembrato così incomprensibile che questo sport non se lo fili nessuno, se non gli addetti ai lavori.

Certo, posso capire che seguire due ore di gare di una 10 km sia impegnativo, però le possiamo riempire mettendoci lo smalto alle unghie, bere un caffè espresso macchiato senza schiuma in tazza grande, oppure controllare se il nostro post su facebook ha raggiunto i mille like in un minuto, e ogni tanto alzare gli occhi verso il campo gara: ma quel pallino che si vede emergere alla boa di virata è tizio, caio, sempronio o semplicemente il periscopio di un sottomarino passato di lì per caso?

Ma oggi, si oggi, è proprio uno di quei momenti in cui finalmente il nuoto di fondo ha i riflettori giusti puntati addosso.

E non perché la tappa di Coppa LEN di domenica 26 marzo verrà disputata nel Mar Rosso. Cerchiamo di capirci, mica è quello della barriera corallina in cui puoi fare amicizia con Nemo e Marlin alla ricerca di Dory.

Il Mar Rosso è quello di Eilat, cittadina israeliana che si trova proprio sull’estremità settentrionale del mar Rosso, al confine tra Egitto, e Giordania.

In pratica per arrivarci fai prima a circumnavigare l’Africa e risalire il golfo di Aden corrompendo qualche pirata somalo per farti passare indenne. Quindi il massimo che ci potresti trovare è un soldato israeliano in muta da sub: sicurezza in acqua prima di tutto!

Riflettori puntati perché è la prima gara di nuoto in acque libere per Gregorio Paltrinieri. Il campione olimpico di Rio dei 1500 stile libero ha deciso di provare l’ebbrezza del fondo, dell’acqua salata, delle onde. Era da un po’ che Greg ne parlava di questo suo sogno. E la Coppa Len di Eilat sembra proprio essere l’occasione perfetta, un ingresso graduale in una specialità della quale vi scrivo simpaticamente ma che è decisamente complessa. Compagni di avventura sono due che di fondo e soprattutto di mare se ne intendono, napoletani veraci cresciuti nella piscina del Circolo Canottieri: Andrea Manzi e Mario Sanzullo, e persino per il primo, questo di Eilat è un esordio coi fiocchi, quello con la Nazionale assoluta. Per me sono tre grandi amici, tre persone alle quali voglio bene. Ma sono anche tre poliziotti. Tre atleti delle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato. E stamattina quando non avevo nulla da fare se non mandare il consueto messaggio di in bocca al lupo pre partenza a tutti e tre, me li sono immaginati in divisa ognuno con le proprie caratteristiche. Avete presente la storiella del poliziotto buono e di quello cattivo? Eccoli, sono loro… Direte, “ma questi sono in tre!”. Adesso vi spiego…

Io mi immagino me stessa alla guida. Non so voi, ma io quando guido, a parte sembrare un camionista per gli insulti originali che riesco a dare chi non mette la freccia o ti taglia la strada, sono una persona molto pensierosa. Penso a tante cose. Magari salto di palo in frasca, dal “Jared Leto dei Thirty Seconds to Mars è proprio un gran figo” al “L’ho tirata l’acqua del WC?”, e proprio in quel momento arriva il momento di lucidità: “Cacchio ho la patente scaduta!”

Ed è uno di quei momenti in cui il posto di blocco che ti auguri di non trovare, te lo trovi invece proprio davanti. E ovviamente fermano te, perché è matematico, se tu hai qualcosa fuori posto, è certo che ti beccano! Mai che ti chiedessero di uscire a cena…

Eccoli lì, il poliziotto buono e gentile che con calma ti chiede i documenti, mentre l’altro, quello “cattivo” ti guarda di traverso per incutere timore, come se già l’arma tra le braccia non lo facesse di suo. Poi arriva il terzo e tu dici… “e questo da dove caspiterina sbuca? Ma non dovrebbero viaggiare in coppia? O forse lo fanno solo i carabinieri… beh, è quello che all’improvviso da buon cagacazzo parte per la tangente e ti dice “lei ha la patente scaduta” e che tu non sai se ridere o piangere o prenderlo a botte…

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Ecco… li vedo un po’ così quei tre ragazzi, il gentleman, il cattivello e la scheggia impazzita, o meglio l’imprevedibile…

Vorrei lasciare a voi la deduzione di chi è che cosa, ma mi diverto ancora troppo a spiegarvelo… è proprio questo il bello di me “a bordo vasca”: conoscerli come persone.

Il gentleman l’avranno capito anche i sassi chi è. Gregorio: è così come lo vedete. Paziente, gentile, sempre disponibile con tutti. Certo, capita che si dimentichi le cose, tipo offrirmi un gelato.

Vorrei raccontarvi questo nostro trascorso amichevole: una sera, finiti gli assoluti primaverili di Riccione, trovo Gregorio e altri del fondo in una gelateria. Proprio in quel momento lui esprime il desiderio di voler provare un giorno con il nuoto in acque libere. Io in realtà ho pensato che il gelato gli avesse momentaneamente “gelato” il cervello per dire una cosa del genere, ma sembrava così tanto convinto che il gelato alla fine gliel’ho offerto pure.

E lui tutto gentile:

“Grazie Laura, a buon rendere. Alla prossima occasione, quando sarò qualcuno, sarà il mio turno”.

Era il 2013, Matteo Furlan ne è testimone. Nel frattempo lui è diventato campione del mondo, olimpico e pure primatista, mentre il famoso gelato s’è sciolto.

Il “cattivo” è Andrea. Lui ha lo sguardo truce, assassino.

Sul pontone di Piombino, durante gli Europei Juniores, pensavo che con il solo sguardo li avrebbe potuti mettere fuori gara tutti. Dotato di vera “cazzimma” napoletana, grande, grosso e… “Uaa”.  L’avete visto in azione ai criteria di Riccione, due giorni fa?!!

Ecco, però non fatelo parlare. Non fate aprire bocca ad Andrea, perché a quel punto passi dal timore del suo sguardo truce, ai crampi per le risate per la sua travolgente simpatia. Oppure quando lo vedi coccolare il suo cane Hiro. Ecco tutta la poesia della cazzimma finisce!

Bello di zia! (per me tutti gli azzurrini di Piombino si chiamano così…)

Per forza di cose la scheggia impazzita è Mario. Lui è l’imprevedibile, quello che parte per la tangente.

Come quel giorno agli assoluti di fondo sul Lago d’Orta a Omegna, nella 10 km. C’era il gruppo di testa comandato da Ruffini e poi ad un tratto vedi qualcuno che sbuca fuori e cambia totalmente traiettoria. Era lui!

Non vi dico gli insulti che ha preso. Puntiglioso come pochi, è capace di capire a distanza di 600 chilometri che gli stai scrivendo un messaggio mentre guidi: “La devi piantare con questo brutto vizio! Molla giù quel “bip” di telefono e mi scrivi dopo” risponde.

Alle volte penso che abbia messo qualche telecamera nella mia macchina. Come quella volta che non ci sentivamo forse da settimane e mi scrive: “Tuttappost à fotò? A chi dobbiamo picchiare?”, ipotizzando (aveva ragione) che io fossi in crisi per via di un essere umano di genere maschile. Ma come fa??!!

Ragazzi, con loro il mio posto di blocco immaginario lo passerei indenne.

A proposito: la mia patente non è scaduta, ci penserò nel 2020. Sperando che per allora Gregorio si sia ricordato del gelato e che il nuoto di fondo riscuota un po’ più di successo e attenzione.

Foto copertina: I TRE POLIZIOTTI