Com’è andato il nuoto artistico a Fukuoka?

La chiamano Nazionale 4.0 quella che ha gareggiato agli European Games di giugno e poi a questi Mondiali di Fukuoka, ed i motivi per definirla tale sono molti e tutti validi.

Ma prima di scoprirli, proviamo subito a rispondere alla domanda iniziale: che Mondiale è stato per il nuoto artistico?

Nel cercare di dare una risposta bisogna prima analizzare, anche brevemente, il contesto, e per farlo non si può non tenere conto di quanto sia cambiato il nuoto artistico negli ultimi mesi.

L’introduzione del nuovo regolamento è l’aspetto principale di questo discorso, una modifica che per il sincro ha dell’epocale. Da giugno, infatti, la comparsa dei coefficienti di difficoltà per ogni esercizio, un pò come si fa nei tuffi o nel pattinaggio artistico, ha dato una griglia oggettiva alle valutazioni, un dato reale che per la prima volta è scritto prima e ben chiaro ad atleti, tecnici e giuria.

La valutazione del giudice viene poi moltiplicata per tale coefficiente – con la possibilità di incappare anche nel base-mark, la penalità per errore che è stata la vera protagonista a Fukuoka – ed il punteggio è la conseguenza di questo calcolo. In questo modo, il risultato finale non è più solo la somma dei voti, ma un dato più oggettivo, e la volontà è quella di rendere tutto più limpido, di stilare classifiche più meritocratiche e di lasciare meno spazio a probabili favoritismi.

Questo cambiamento si è abbattuto come un ciclone sulle gare, cambiando in qualche modo la fisionomia del sincro, ma prima ancora la preparazione degli atleti.

“Il nuoto artistico ha da quest’anno una pressione mentale che non aveva mai avuto. A volte ci guardiamo e ci chiediamo se arriveremo a fine Campionato”. Lo ha detto Lucrezia Ruggiero appena dopo aver vinto lo storico argento nel duo tecnico, medaglia conquistata senza incappare in base-mark e con un esercizio di livello elevatissimo.

“Il nuovo regolamento è più giusto, non lascia molto spazio ad interpretazioni e non fare errori è diventato determinante” ha detto Linda Cerruti, sua compagna di squadra nella medaglia d’argento.

“Abbiamo lavorato agli esercizi per tutto l’anno, cambiandoli man mano che cambiava il regolamento, e anche pochi giorni fa abbiamo fatto le ultime modifiche per essere perfette” ha detto Enrica Piccoli, capitano della squadra.

Sembra chiaro che, nonostante l’inevitabile pressione che comporti, li cambiamento regolamentare sia visto come un necessario passaggio culturale e tecnico per il nuoto artistico, qualcosa da accogliere e intorno al quale adattarsi e crescere.

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Dicevamo della fisionomia del sincro, e per capirne i cambiamenti basta dare un occhio al medagliere. Niente di davvero drastico, perché i valori in acqua non sono cambiati (le medaglie non venivano certo regalate, prima), ma c’è di sicuro qualcosa di diverso. C’è un pò meno Ucraina, un pò meno Cina, un pò più Giappone e Spagna; c’è di sicuro un movimento che deve fare i conti con il nuovo, e che piano piano sta trovando l’equilibrio giusto per riassettarsi.

E l’Italia? In tutto questo, i nostri si sono comportati egregiamente e, al netto della pesante assenza di Giorgio Minisini fermato alla vigilia da un infortunio al ginocchio, si può dire che l’Italia rimane protagonista del nuoto artistico internazionale. Lo dimostrano il già citato argento nel duo tecnico e anche nel tecnico squadre, dove il coefficiente di 38.20 e l’assenza di base-mark sono stati determinanti per la conquista della medaglia per il team composto da Cerruti, Iacoacci, Piccoli, Zunino, Sportelli, Mastroianni, Ruggiero e Vernice. Una squadra questa che entra già nella storia del sincro italiano, nonostante ci siano nel team ben quattro debuttanti su otto.

Ottimo anche il sesto posto nel programma libero a squadre, dove invece i base-mark sono stati due e hanno di fatto spento le ambizioni da podio, restituendo però ottime speranze per il futuro.

“La routine è tutta nuova, l’abbiamo modificata ripetutamente nel corso dei mesi e, tra gli European Games e il Mondiale, abbiamo cambiato leggermente anche la musica con un adattamento ulteriore. Adesso la parte fondamentale sono gli ibridi e le spinte.” Enrica Piccoli, il capitano azzurro, spiega così il risultato di una squadra con molti nuovi innesti e un occhio al futuro, soprattutto a Parigi 2024.

La chiusura ideale è nelle parole del direttore tecnico Patrizia Giallombardo: “Siamo felicissime, non pensavamo di essere già a questo livello, abbiamo una grande carica per il futuro”.

Foto: Aniko Kovacs/World Aquatics