“Vai Fede!”

Nelle tribune della Duna Aréna si sentono urla di incitamento. Le bandiere italiane vengono messe in mostra.

Io ho iniziato a percepire la tensione una mezz’ora prima di entrare. Ho ripercorso quasi in un attimo con la mente la storia natatoria di Federica.

Poi è arrivato il momento della presentazione delle atlete. Eccole sui blocchi di partenza.

Guarda la Mc Keon come è partita a razzo! Federica è quinta dopo la prima vasca, ma non conta nulla.

Dopo la seconda vasca è quarta. Oh, ma l’australiana è ancora davanti. Mi sembra che anche la Pellegrini tenga bene il ritmo. Lo so che adesso si vedrà la rimonta. Ci ha abituati così.

Un’altra vasca. Ancora la Ledecky è dietro, ma ecco che ha raggiunto Emma. Dai Fede! È più vicina. Oh, dai, lo vedete anche voi, no? Dai, vai, ingrana la quinta!”

“Vaiiiiii Fedeeeee!”: le urla continuano. Federica ingrana non solo la quinta, ma anche la sesta o la settima.

“Dai che ce la fa. Guarda che questa le supera tutte”.

Non ricordo il momento preciso in cui ho pensato:“Sarà oro” anche perché non credo di averci voluto credere subito.

Mi sono dato un pizzicotto. No, non stavo sognando. È davanti. È prima. È oro!

Ancora una volta Federica Pellegrini ha realizzato un’impresa. Lei batte i pugni sull’acqua. In tribuna gli italiani delirano. Tutti gli altri applaudono. Io vorrei mettermi a piangere e a saltellare e a correre all’impazzata per l’impianto.

Non è solo incredulità. È che è bello, e giusto, quello che stiamo vivendo, quello a cui stiamo assistendo. Federica si merita questa vittoria perché è la più grande, perché ha dovuto sopportare delle polemiche assurde, perché sembra sempre che debba dimostrare qualcosa quando è da tredici anni una delle più grandi sportive italiane di tutti i tempi e la più forte duecentista di tutti i tempi.

Se lo merita per la grande delusione di Rio. Anche questo fa parte della sua storia: a una grande delusione è seguita una grande vittoria, a un anno no la meraviglia dell’anno sì. Ogni volta con contorno di polemiche, anche dopo le vittorie. Solo perché non le manda a dire.

Federica si merita questa vittoria perché non è stata solo frutto del talento: quello poteva valere a quattordici anni. Questa è stata una vittoria fatta di sudore, di sacrifici, di allenamenti massacranti, di caparbietà, di determinazione: testa e fisico, un fisico che non è più quello dei venti anni e che quindi andava gestito con attenzione e lei, da grande professionista qual è, lo ha fatto, anche con l’aiuto del suo staff.

Questa è una vittoria di testa, di fisico, di cuore e sarebbe bello se questa vittoria potesse insegnare qualcosa agli altri nuotatori azzurri, ma anche a tutti quelli che si sono appassionati alle gesta della Pellegrini. Sì: questa vittoria insegna che bisogna sempre crederci, che se non si molla si possono raggiungere grandi risultati, che le imprese che sembrano impossibili possono riuscire, che dalle sconfitte più brucianti si può riemergere ma sarebbe bello se insegnasse  che una volta che si è trovato il sogno giusto bisogna lavorare sodo per realizzarlo.

Federica: spiega e magari insegna come e quanto ci si deve allenare per raggiungere questi risultati, per quasi un quindicennio.

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Quello che sorprende più di tutti, forse, è la sconfitta della Ledecky.

Federica è stata l’unica a battere l’americana in una finale e se leggete un po’ di siti in qua e là troverete titoli che manifestano la sorpresa per la prima sconfitta della Ledecky. Solo la Pellegrini avrebbe potuto batterla? Forse no. Forse anche Sarah Sjöström avrebbe potuto farcela, ma Sarah ha scelto un’altra strada quest’anno.

A dire il vero anche la McKeon, apparsa in grande forma in questo mondiale fin da subito, è arrivata alla pari con Katie. Peraltro quest’ultima avrebbe vinto l’oro col tempo realizzato in semifinale.

A proposito: avete notato che le gare vinte in precedenza dall’americana sono state senza record del mondo? Sono state stravinte, sì, ma sono anche state gestite in modo accorto, senza strafare, e uso i verbi pur tenendo conto di avere a che fare con la Ledecky. Be’. Se non l’avete notato, sappiate che questo particolare non è sfuggito ad alcuni forumisti di Corsia4, che infatti hanno detto prima della gara che ogni medaglia sarebbe stata possibile. Loro mi hanno messo addosso una speranza, mentre io ritenevo il bronzo oppure l’argento possibili.

Come sarà andata la gara secondo Katie e Emma? La McKeon ha dichiarato di essere felice, e la felicità le si leggeva in viso all’arrivo. “Ho avuto la sensazione di andare bene durante la gara anche se ero andata più forte in semifinale. Ho tenuto a bada la campionessa olimpica. Ho dato tutto”. Ha detto che non era facile affrontare una gara contro la Ledecky e contro la detentrice del record del mondo, cioè la Pellegrini. Ha aggiunto che siamo all’inizio del quadriennio olimpico e ha tempo per migliorare. “Penso di essere a posto fino ai centocinquanta metri. Cercherò di sistemare gli ultimi venticinque”.
Se avete dei dubbi di tipo aritmetico su questa dichiarazione, leggete QUI.

Katie invece è rimasta basita, e lo stordimento era visibile sulla sua faccia all’arrivo.

Non si capacitava del fatto di non essere riuscita ad accelerare. “Pensavo di ingranare una marcia superiore, ma non ce l’ho fatta, non vedevo bene, pensavo solamente a mettere la mano sulla piastra”. Insomma, come riassumono su Swimming World Magazine, aveva finito la benzina.  Anche loro scrivono che c’erano stati dei segnali di allarme nelle gare precedenti, dominate con tempi molto inferiori a quelli a cui la statunitense ci aveva abituati. E forse non dipendeva da una gestione consapevole dei ritmi.

L’accelerazione è riuscita invece alla Pellegrini, che si è vista terza all’ultima virata e ha tirato dritto: “O la va o la spacca”.

È andata. Ci hai resi felici ancora una volta, hai reso felice te stessa e, be’, se ti stesse guardando (e se io credessi in un qualche aldilà, direi che sicuramente lo stava facendo) avresti reso felice anche il grande Alberto Castagnetti.

A fine gara hai detto che non nuoterai più i duecento stile libero e forse sarà davvero così oppure ci ripenserai. Qualunque cosa tu decida, resta il fatto che sono pochi i campioni che sanno regalare emozioni per tredici anni di fila. Tu sei tra quelli.

Grazie di tutto, Federica.

Foto copertina: Fabio Cetti | Corsia4