Io ve lo dico, siamo agli sgoccioli: il Mondiale di Doha sta per iniziare. Ma siamo davvero pronti?
Siamo pronti per parlare di Mondiali quando fuori sono appena passati i giorni della Merla? Abbiamo lo spirito giusto per non continuare a domandarci chi c’è e chi non c’è e fare semplicemente il tifo per il nuoto?
Forse vale la pena rinunciare a farsi queste domande e lasciarsi andare, godersi le gare e vivere le emozioni che arriveranno, perché lo sappiamo fin troppo bene che non sono cose di tutti i giorni.
Doha
È uscita la start list preliminare, dalla quale si evince che Kate Douglass aggiunge al suo già corposo programma gare anche i 100 rana, entrando così di diritto nel club dei cosplayer di Katinka Hosszú. Vedremo poi quante gare farà realmente l’americana, che è rimasta forse l’unica star di una nazionale orfana anche di Katie Grimes e Claire Weinstein (aggiunte le giovani Lilla Bognar, Kayla Han, Kate Hurst, and Addison Sauickie).
Non ci saranno nemmeno Schoenmaker e Popovici (che intanto torna a nuotare su livelli interessanti), Tommaso Mecarozzi e Luca Sacchi commenteranno da remoto e chissà a quali altre rinunce assisteremo, ogni giorno, da qui all’inizio delle gare. Noi – intesi come Corsia4 – comunque ci saremo, chi dal vivo e chi dal divano, e vi racconteremo questo Mondiale con la solita passione (che non è una cosa da tutti i giorni, comunque).
Siateci anche voi.
Politica
Sembra invece ormai all’ordine del giorno la disputa tra Federazione Italiana Nuoto e Federazioni Europea e Mondiale.
All’assoluzione di Paolo Barelli al CAS sono seguite le note di World Aquatics, che tiene il punto e considera il presidente italiano ancora squalificato, provocando una certa preoccupazione nell’ambiente soprattutto per il futuro di rappresentanza dell’Italia negli sport acquatici. I segnali di guerra sono sparsi ovunque, dall’organizzazione degli Europei in concomitanza col Settecolli alla rielezione unanime di Antonio Silva (rivale politico di Barelli) come presidente di European Aquatics, avvenuta in un’assemblea dove non sembra esserci traccia di italiani.
A Doha ci andiamo con lo squadrone, e quindi sembra che il discorso sportivo sia per il momento scisso da quello politico, ma potrebbe non essere così per sempre.
Nyad
Non l’ho ancora visto (mea culpa), ma la storia raccontata nel film di Netflix “Nyad” è ben nota agli appassionati di nuoto, come è ben noto che il nuoto non è uno degli sport più cinematografici sulla piazza. È quindi una cosa non da tutti i giorni ritrovarsi a commentare le ben due nomination agli Oscar 2024 di Nyad: Jodie Foster candidata come attrice non protagonista e Annette Bening come attrice protagonista.
Il mondo del nuoto poteva prenderla bene e usare questo traino per portare più acqua possibile al proprio mulino? Sì, ma non l’ha fatto, anzi in rete imperversa la polemica sulla (controversa) figura della nuotatrice Diana Nyad, che a quanto pare ha anche molti detrattori proprio nel mondo delle acque libere. Tutto il mondo è paese.
Phelps
Non è un tipo che si incontra tutti i giorni, Michael Phelps. Non lo era da ragazzo, non lo è stato da nuotatore e non lo è nemmeno ora, che ha un ruolo sempre più attivo nel discorso pubblico. A lui va dato il merito di continuare a portare in giro l’argomento salute mentale degli atleti, troppo spesso sottovalutato o addirittura trattato (soprattutto in Italia, che vergogna) come una macchietta anche dai più esperti addetti ai lavori.
È bello vedere un uomo di grande successo raccontare un’infanzia travagliata, un’adolescenza difficile e una maturità combattuta, e saper trasmettere a chi sperimenta problemi simili ai suoi un messaggio positivo. Che non significa semplicemente “andrà tutto bene”, ma significa principalmente “è normale stare male”. Grazie Michael, e grazie Nicole, anche per la 4×100 stile delle Olimpiadi 2044.
See you later!
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Foto: Fabio Cetti | Corsia4