Ma se dal lato sportivo tutto sembra filare liscio, di certo non si può dire lo stesso per descrivere l’attualità dei Gestori di impianti natatori italiani.
Ci avviciniamo ormai al secondo anniversario dell’inizio della pandemia, l’evento che ha sconvolto il mondo e creato una realtà completamente nuova in qualsiasi settore, dal sociale all’economico, dal sanitario fino allo sportivo. Le nostre abitudini quotidiane si sono dovute adeguare ad una realtà diversa, in molti casi fatta di restrizioni ed accorgimenti, che limitano le nostre possibilità di tutti i giorni, tra le quali anche quella di frequentare le strutture come un tempo.
Il grido dei Gestori si è fatto sentire in questi due anni, in occasioni e momenti diversi, dalle magliette vestite dagli atleti agli Europei alle continue riunioni delle associazioni di settore. È difficile quantificare il numero di ostacoli che chi lavora con le piscine ha dovuto sorpassare in questi mesi: adeguamento logistico e tecnologico delle strutture (ricordiamoci che non tutti gli impianti sono la Ethiad Arena di Abu Dhabi), formazione continua del personale, gestione ed informazione della clientela, sono solo alcune delle tante sfide che hanno costellato la cosiddetta “ripresa”.
Il tutto nel caos, a volte colpevole ed a volte inevitabile, che le Istituzioni hanno creato, dovuto appunto alla situazione di emergenza ma anche alla mancanza di prospettiva.
Tutti costi che i gestori hanno sostenuto a fronte di incassi risicati, falcidiati dalle chiusure continue e dalla naturale tendenza ad accontentare il cliente in fase di recupero dei periodi pagati e non usufruiti.
Chi ha lavorato bene, forse, è riuscito a rimanere a galla, usando criteri intelligenti e puntando alla qualità del servizio. Di sicuro non è stato per niente facile sopravvivere ai 24 mesi più difficili della storia recente. Ma a quanto pare le sfide, se così vogliamo chiamarle, per i gestori non sono finite. Dall’incubo di nuovi lockdown per la crescita dei contagi, alla sempre meno semplice gestione dei Green Pass, lo scoglio più difficile sembra poter arrivare dall’aumento dei costi. I gestori lombardi, tramite l’Associazione regionale Imprese dello sport, fanno sapere di essere più che preoccupati per il rincaro esagerato del costo delle utenze, con le bollette che starebbero crescendo fino ad un livello di insostenibilità totale.
Ho parlato personalmente con più di un gestore, tutti sembrano terrorizzati da quanto si sta prospettando all’orizzonte. Se alla già difficile situazione economica si dovesse davvero aggiungere un tale rincaro dei costi (alcuni mi hanno mostrato bollette triplicate), è difficile ipotizzare un futuro roseo per il settore.
Non vorrei entrare nel campo della retorica, perché certamente di questi discorsi ne avrete sentiti a iosa, ma si tratta di un semplice dato di fatto: senza i gestori le piscine chiudono, senza le piscine le società sportive non posso fare il loro lavoro, senza le società sportive viene meno la base di tutto il settore nuoto.
E non parlo solo dei grandi campioni che vediamo in TV (che comunque provengono in gran parte da realtà di provincia che, alla data attuale, sono le più colpite dalla crisi), ma parlo di un’intera generazione di bambini che imparerà a nuotare male, se imparerà. Dopo un anno quasi senza lezioni, i miei figli, 6 e 4 anni, ci hanno messo dei mesi per ritornare al livello di apprendimento che avevano 12 mesi fa. Non penso di essere l’unico in questa situazione.
Poi ci sarebbe tutto il discorso sociale, l’importanza che ha il nuoto come strumento di prevenzione di varie malattie, come momento di socializzazione, come limitazione degli annegamenti.
Insomma, se è vero che il 2021 è stato l’anno di grazia del nuoto agonistico, speriamo che il 2022 ci porti qualcosa in dote: non serve necessariamente una riforma del settore (anche se magari, prima o poi…), ma basterebbe qualche piccolo accorgimento che possa dare respiro ad un mondo che, attualmente, sta soffocando.
A tifare i campioni siamo tutti bravi. Ma è per sostenerli anche a lungo termine che dobbiamo impegnarci di più.