Dal 2000 al 2004 passano solamente quattro anni, ma l’Italia del nuoto che si presenta alle Olimpiadi di Atene è profondamente cambiata rispetto a quella di Sydney 2000.

In Australia avevamo vissuto l’edizione più ricca di sempre, sia in termini di medaglie che di finali disputate, ed il movimento natatorio azzurro aveva finalmente trovato il suo posto sulla cartina mondiale.

I tre ori di Sydney 2000, però, ad Atene non vengono nemmeno difesi dai nostri campioni: Domenico Fioravanti, fermato da un problema cardiaco, è stato costretto al ritiro prematuro e non può proteggere la doppietta nei 100 e 200 rana, mentre Massimiliano Rosolino, oro nei 200 misti di Sydney, in Grecia si ferma alle semifinali (solo undicesimo) sia perché chiuso da nuove leve fenomenali, Michael Phelps su tutti, sia perché più concentrato nella preparazione dello stile libero.

Succede così che, al quarto giorno di gare, il bottino italiano sia ancora nullo.

Nella giornata d’apertura, Rosolino non ripete l’exploit del 2000 nei 400 stile (sesto) ed il terzo giorno Brembilla è solo ottavo nei 200 stile. Al podio, ci sono andati vicino Alessio Boggiatto, quarto nei 400 misti (per 13 centesimi) esattamente come a Sydney, e la 4×100 stile maschile, quarta classificata a pochi decimi dalla medaglia, ma il medagliere resta comunque vuoto.

A metà Olimpiade, sembra che qualcosa per l’Italia possa cambiare, e le motivazioni sono due. Una, la principale, viene per la prima volta dopo più di trent’anni da una donna, Federica Pellegrini.

Il 17 agosto 2004, Federica Pellegrini ha 16 anni e 12 giorni e prima di partecipare alle Olimpiadi di Atene ha solo un’altra esperienza in nazionale maggiore, i Mondiali 2003, dove ha nuotato la batteria della 4×100 stile. Agli Assoluti del 2004, il suo personale nei 200 stile si è abbassato fino a 1’58”59 ed è arrivata la naturale convocazione per i Giochi.

Il tempo di iscrizione è chiaramente da finale e l’’hype nei suoi confronti è elevatissimo: si ha la netta sensazione di essere di fronte ad una campionessa come non ne vedevamo da tempo, per l’esattezza da Novella Calligaris.

Nelle batterie del 16 agosto, Pellegrini si tuffa da esordiente totale e deve nuotare accanto ad atlete del calibro di Dana Vollmer (primo tempo della mattina), Claudia Poll e Martina Moravkova (campionesse nel 1996 e nel 2000), e Franzika van Almsick, suo idolo giovanile.

Il suo tempo, 1’59”80, è lontano dal personal best, ma le permette di accedere alle semifinali con serenità. Nel pomeriggio, la ragazza di Spinea smette di giocare ed inizia a fare sul serio: 1’58”02, record nazionale e primo tempo generale. La corsia 4 del miglior tempo, per la finale Olimpica dei 200 stile libero, è sua.

Nonostante l’inesperienza e la tensione insita in una finale Olimpica, a guardarla prima della partenza Federica Pellegrini non sembra essere spaventata. Il suo sguardo, che poi impareremo a conoscere alla perfezione, è fisso sulla vasca, completamente rivolto alla gara, come se il contesto non fosse nel suo caso un fattore.

Un piccolo sorriso al momento del saluto, se vogliamo, è l’unico indizio che potrebbe farci pensare all’emozione.

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Dopo il tuffo, quella che si prospetta è una lotta all’ultima bracciata. Ai 50 è la veloce Dana Vollmer a guidare il gruppo (27”65) ma ai 100 metri è Franziska van Almsick a tentare la fuga. Arrivata ad Atene dopo ben due delusioni olimpiche di fila (seconda ad Atlanta ’96, nemmeno in finale a Sydney 2000) e dopo essere stata una enfant prodige nel 1992 (seconda a soli 14 anni), la regina delle piscine è all’ultima chance per vincere l’unico oro che le manca. La sua azione sembra quella dei giorni migliori, potente ma leggera, proprio come la avevamo vista appena due anni prima, agli Europei di Berlino. Verso la metà della terza vasca, però, avviene quello che non è solo un soprasso in piscina, ma anche un vero e proprio passaggio di consegne generazionale.

Federica Pellegrini inserisce la marcia e si mangia, una ad una, tutte le avversarie, compresa la mitologica Franziska van Almsick: ai 150 metri, l’italiana è prima e sembra non esserci nulla che possa fermarla. La sua nuotata è alta sull’acqua, la bracciata sempre in presa, lo sguardo sicuro rivolto verso destra, laddove tutte le rivali più pericolose sembrano arrancare sotto le sue onde.

A venti metri dalla piastra finale, negli occhi di Federica Pellegrini ci sono solo nuotatrici in difficoltà; il pericolo più grande, l’inesperienza, non è stato calcolato.

Camelia Potec, in alto alla corsia 1, sembra avere improvvisamente ricevuto un extra di energie da inserire nella propria gambata e la sua azione si fa pericolosamente incombente.

Nonostante la condotta di gara perfetta, l’atteggiamento sicuro e perfino spavaldo, l’errore di inesperienza costa a Federica Pellegrini la medaglia d’oro. La romena plana sull’arrivo come un avvoltoio sulla sua preda e tocca 19 centesimi prima di Federica. Col tempo delle semifinali, e forse con un’occhiata in più, sarebbe stato oro per l’Italia.

VIDEO – Atene 2004 – Federica Pellegrini l’intervista post-gara dei 200 stile libero

È comunque un argento incredibile, il più giovane della storia dello sport italiano, la presentazione al mondo intero della nuova regina delle vasche. Un argento che, se vogliamo, smuove qualcosa in quella ragazza timida ed introversa che diventerà la più grande campionessa italiana di sempre.