Il nuotatore Master – ma più in generale ogni atleta non professionista – che incappa nel contagio da Covid-19, contrattempo non del tutto infrequente da qualche mese a questa parte, si confronta con la necessità primaria di resuscitare in vita il proprio certificato onde poter tornare a partecipare ad allenamenti e gare con tutti i crismi della legalità. Come infatti è noto, la diagnosi di infezione da coronavirus porta automaticamente alla sospensione del prezioso documento, e il tampone negativo di uscita dall’isolamento non implica automaticamente e ipso facto il recupero dell’agognata idoneità.

Come già evidenziato in precedenti occasioni, lo spauracchio che invita a praticare la virtù della prudenza prima di rituffarsi in vasca è quello della miocardite, identificata come possibile complicanza del Covid-19 e che rappresenta un cospicuo elemento ostativo allo svolgimento di un’attività agonistica, stante l’estrema sollecitazione imposta al sistema cardiovascolare, che deve trovarsi imprescindibilmente in condizioni di perfetta integrità e massima efficienza per sostenerla impunemente.

L’argomento della miocardite come effetto collaterale del Covid-19 è stato considerato di tale rilevanza da stimolare la competente attenzione della comunità scientifica, che in questi mesi di pandemia ha realizzato diversi studi di approfondimento.

A seguito delle risultanze di questi studi e in forza dei riscontri che sono emersi, le Autorità che solertemente vigilano sulla nostra salute e predispongono le regole per farci stare al mondo con oculato criterio, hanno ritenuto di poter superare le disposizioni dello scorso anno partorendo in data 18.01.2022 l’Aggiornamento della Circolare della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute prot. N. 1269 del 13.01.2021 recante “Idoneità all’attività sportiva agonistica in atleti non professionisti Covid-19 positivi guariti e in atleti suggestivi per Covid-19 in assenza di diagnosi da SARS-CoV-2”, contenente le nuove raccomandazioni per l’idoneità all’attività sportiva agonistica in atleti appunto non professionisti con l’obiettivo di renderne più spedito il ritorno alla normalità, almeno per quanti se lo possono permettere con la ragionevole certezza di non correre soverchi rischi.

La parte interessante e rilevante del documento, che illumina il lettore sulla ratio dell’aggiornamento, è illustrata nelle premesse. Queste prendono le mosse dalla non inopinata constatazione che i giovani sono più gagliardi degli anziani (i quali, come direbbe Monsieur de La Palice, se non fossero anziani sarebbero giovani anche loro, rendendo superflua ogni distinzione, come invece non é) e vanno sostanzialmente incontro a complicanze cardiache rare e destinate a risolversi favorevolmente in tempi brevi, oltre che a un numero assai minore che in precedenza di quadri clinici moderati, severi o critici, sviluppando di fatto forme della malattia paucisintomatiche o del tutto asintomatiche, anche per il fatto che gli atleti sono soggetti fondamentalmente sani, in quanto all’uopo sottoposti periodicamente a screening.

Ribadito … magnificamente e condivisibilmente quanto è bella giovinezza (che peraltro si fugge, e anche in fretta), le premesse proseguono poi soffermandosi sul dibattuto argomento dei vaccini, sposando l’asserita evidenza dei primi dati sull’efficacia degli stessi nei confronti della variante Omicron, ormai dominante e che i vaccini un po’ li “buca”; dati stessi che tuttavia suggerirebbero che la mitica terza dose (“booster”) ricoprirebbe il buco, riportando l’immunizzazione a livelli similari a quelli che si raggiungevano contro la variante Delta e conferendo quindi una buona protezione nei confronti della malattia grave.

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Alla luce di queste premesse, l’Autorità ritiene possibile segmentare il popolo d’atleti in categorie distinte, definite in base ai tre parametri dirimenti di cui sopra quali appunto: età, condizione vaccinale e severità dei sintomi, prevedendo una disciplina differenziata a seconda della condizione di ciascuno.

  1. Viene introdotta la demarcazione tra under 40 (beati loro) e over 40. I primi devono essere immuni da patologie o complicanze cardiovascolari (ad es. diabete, ipertensione, ipercolesterolemia) se no vengono invecchiati d’autorità e trattati come over 40 ad honorem;
  2. viene introdotta la distinzione tra vaccinati con 3ª dose o con 2ª dose entro 120 giorni, e altri variamente diversamente vaccinati;
  3. viene mantenuta la tripartizione già in essere nei gruppi:
  • A1 infezione asintomatica o malattia lieve;
  • A2 malattia moderata (con ricovero in ospedale o somministrazione di terapia antibiotica o cortisonica o eparinica);
  • A3 malattia severa o malattia critica.

Questa categorizzazione offre ai Regolatori la possibilità di semplificare e velocizzare il ritorno all’attività agonistica, rispetto a prima, per tutti quegli atleti che godano di parametrizzazione favorevole e abbiano avuto il contagio in forma lieve.

Chi rientri nel Gruppo A1, e abbia meno di 40 anni senza beghe cardiovascolari, con 3ª dose o 2ª dose entro 120 giorni, passati solo 7 giorni dalla guarigione accertata deve sottoporsi a ECG basale e test da sforzo con monitoraggio elettrocardiografico continuo (anche con step-test) con >= 85% FC max/teorica.

Chi rientri nello stesso Gruppo A1 ma abbia più di 40 anni, e/o impicci cardiovascolari e/o sola 2ª dose da oltre 120gg dovrà aspettare 14 giorni anziché i 7 di cui sopra, ed eseguire ECG basale e test ergonometrico incrementale massimale con monitoraggio elettrocardiografico.

Per tutti gli appartenenti al Gruppo A1 è inoltre prevista opzionalmente una procedura ulteriormente accelerata, studiata per gli atleti professionisti, ma che per motivi agonistici di livello nazionale o internazionale è adottabile anche da atleti dilettanti, che consente di eseguire immediatamente ad avvenuta guarigione una terna di esami così composta:

  • ECG basale;
  • Test ergonometrico incrementale massimale con monitoraggio elettrocardiografico;
  • Ecocardiogramma Color Doppler.
Chi rientri invece nel Gruppo A2, indipendentemente da età e tutto il resto, deve ahilui assoggettarsi a una sequela di esami decisamente più corposa, lasciando passare 30 giorni dalla guarigione per poi sciropparsi:

  • test ergonometrico come sopra;
  • Ecocardiogramma Color Doppler;
  • ECG Holter 24 ore inclusivo di una seduta di allenamento o di sforzo;
  • Esame spirometrico completo;
  • Esami ematochimici (emocromo completo, ALT/AST, Gamma GT, Creatininemia, CPK isotopi cardiaci, LDH, PT/PTT, INR, Elettroforesi proteica, PCR, Ferritina, esame urine completo).

Per finire, i meno favoriti dai capricci della fortuna che sono stati vittime di una forma della malattia severa o critica, assurgendo ai dubbi fasti del Gruppo A3, devono regolarsi come il Gruppo A2, integrando la pappardella degli esami con il Cardiopulmonary Exercise Test (CPET). La circolare stessa riconosce tuttavia come questa evenienza abbia un’incidenza estremamente rara nella popolazione sportiva in generale.

Il resto rimane uguale a prima: tonificato e corroborato dal positivo esito di tutti gli esami prescritti, l’intrepido Master ha da recarsi dal medico sportivo o presso il Centro che gli ha riconosciuto l’idoneità di origine, brandendo le favorevoli risultanze degli accertamenti sostenuti per farsi rilasciare il certificato di “Return to Play” che gli consentirà di ricominciare ad asfissiarsi di allenamenti e cimentarsi in gara nel pieno rispetto di tutte le disposizioni.

La buona notizia per la nostra comunità risiede dunque in particolare nel sostanziale accorciamento del periodo di permanenza nel limbo di chi, pur guarito, deve attendere che maturino i tempi per tornare all’attività: i 30 giorni che prima erano previsti per tutti indistintamente vengono ora significativamente ridotti a beneficio del vasto novero di coloro i quali, come ormai sembra essere la norma con la variante Omicron per i plurivaccinati, siano incappati nel contagio in forma lieve o del tutto asintomatica.

Un ringraziamento per la consulenza tecnico-scientifica al Dr. Marco Broccolino, atleta della Società Master Melzo e a tempo perso cardiologo professionista.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4