Hai già pensato ai 1500? “Non credo di poter attuare la strategia dei Mondiali, perché siamo tre italiani e già in batteria bisogna stare attenti a piazzarsi nei primi due. Galossi e De Tullio sono molto veloci, non posso rischiare di fare l’ottavo tempo e ritrovarmi escluso tra gli italiani. In finale voglio non fare l’errore di farmi trasportare dagli altri, una tattica che spesso mi ha portato a sbagliare ed a non avere i risultati che mi aspettavo.”
C’è qualcosa che è cambiato nella tua consapevolezza dopo Budapest? “Ho sempre avuto la sicurezza dei miei mezzi, ma dopo il Mondiale di vasca corta ero andato male ed avevo bisogno di ritrovare fiducia. Sapevo di aver provato qualcosa di nuovo che non ha funzionato e quindi siamo ritornati a standard di allenamento a me più congeniali, i risultati si sono subito visti. Al record del mondo non ci penso, per me è importante mettere la mano davanti, la vittoria conta sempre più di tutto. Poi è ovvio che per vincere bisogna andare veloce, la mia condizione è anche migliore di quella di Budapest. Non significa che poi andrò necessariamente più veloce, ma mi sono preparato bene.”
Sono dieci anni che vinci, sei quasi a quota 30 medaglie internazionali: “Non penso mai ai numeri, però ieri mi sono accorto che vado sul podio dal 2012 sia negli 800 che nei 1500, cioè sei edizioni di fila degli Europei. Ogni volta è stata una bella sfida, sono cambiate tantissime cose, gli avversari e le strategie di gara, è stato un viaggio bellissimo.”
Quanto è importante la presenza di Acerenza in allenamento ed in gara? “Con Mimmo non siamo solo grandi amici, ci sproniamo a vicenda. A Budapest abbiamo creato la doppia alleanza, io e lui contro Wellbrock e Romanchuk (che si alleno insieme), ed è andata meglio a noi. Averlo con me è un fattore positivo.”
Spesso hai preso decisioni anche ad una prima impressione impopolari: “Quando vedo che ci sono molte persone che non sono d’accordo con me, capisco che è proprio quella la strada giusta. Non prendo mai decisioni affrettate da solo, ci sono alcune persone di fiducia che mi consigliano, ma sono molto orgoglioso e prendo molto tutto sul personale, faccio di testa mia.”
Il Greg di oggi è diverso a quello di dieci anni fa: “Con l’esperienza ho imparato a controllarmi ed avere fiducia nei miei mezzi. Magari ci sono cose che faccio peggio rispetto al passato ma ce ne sono anche molte altre che faccio meglio. Qualche anno fa, se fossi arrivato ai 400 insieme agli altri difficilmente avrei vinto come ieri. Invece mi sono messo a spingere ed è andata bene.”
In particolare, cosa è cambiato? “So che se ci metto tutto me stesso ci arrivo. Tutto quello che ho fatto in questi anni è dovuto solo in piccola parte al talento, il resto è il duro lavoro quotidiano. Questo mi da una grande consapevolezza, quando arrivo in gara so di avere fatto di più degli altri e di dover fare solo l’ultima parte del lavoro.”
Come descrivi la tua passione per le acque libere? “Le acque libere sono una vera passione per me, fin da quando ero bambino, ed era un mio sogno tornare a nuotarle. Quando nuotiamo in gruppo è sempre un bel casino, non c’è molto spazio per vedere quello che c’è sottacqua, poi iniziano le strategie ed è bellissimo, perché ci conosciamo tutti molto bene venendo praticamente tutti dalla piscina. Questi Europei saranno ad Ostia che è stata casa mia per tanti anni e sarà bellissimo nuotare proprio lì. Le acque libere sono così: più nuoti e più impari. Mi piace viaggiare, scoprire nuovi posti, fare nuove esperienze, le acque libere mi portano dove non ero mai stato ed è bellissimo. Per carattere, ho sempre bisogno di nuovi stimoli, di cambiamenti, di non sedermi a guardare i risultati che ho ottenuto ma di pensare subito a quelli che devono arrivare.”
Quella italiana è una Nazionale giovane, nella quale si nasconde già il nuovo capitano: “Ci sono molti giovani che possono già essere considerati miei eredi. Lorenzo Galossi non è più il futuro del nuoto, è già il presente, con i tempi che fa e la voglia di fare risultati che ha. Io alla sua età facevo tempi nettamente più alti, lui è già sviluppato, a volte guardandolo mi sembra di vedere Thorpe. Poi c’è Ceccon, che è il più eclettico di tutti, e Martinenghi, che sta facendo delle cose pazzesche. È un gruppo nel quale sono cambiate molte cose rispetto al passato, i giovani guardano a noi con la voglia di emulazione e spesso ci riescono.”
Domani iniziano gli Europei di atletica, hai sentito il tuo amico Tamberi? “Per Gimbo è stato molto complicato questo periodo, ma quando si approccia ad una gara ci mette sempre molta passione ed energia, ed è questo che apprezzo di più di lui.”