Oggi percorriamo un viaggio nella storia del nuoto che parte dagli albori e più precisamente da Warren Kelahoa, mitico hawaiano compagno di Duke Kahanamoku, ed arriva fino ai giorni nostri, in un excursus di quasi 100 anni. In una specialità storicamente dominata dagli statunitensi, non mancano i nomi europei come Roland Matthes e Krisztina Egerszegi, o dell’australiana McKewon attuale dominatrice della scena femminile.
Pronti?
Come primo riferimento consideriamo il 1924, quando il WR maschile apparteneva al mitico Warren Kealoha (che mi piace pensare si sia specializzato nel dorso perché, anche mentre nuotava, voleva gustarsi il panorama hawaiiano) con 1.12.4 e quello femminile a Sybil Bauer con 1.22.4: differenza percentuale del 13,8%.
A Melbourne 1956 i riferimenti diventano l’1.02.2 dell’australiano David Theile e l’1.12.9 della britannica Judy Grinham, e quindi il differenziale sale al 17,2%.
Otto anni dopo, a Tokyo 1964, lo statunitense Tom Mann diviene il primo atleta ad infrangere i 60″, con 59.6. In campo femminile Cathy Ferguson nuota 1.07.7: differenza del 13,6%.
Nel 1967 l’immenso Roland Matthes stabilisce il primo dei suoi 7 WR (uno all’anno fino al 1972, quando ne realizza due): 58.4; mentre la canadese Tanner è la primatista mondiale femminile con 1.07.1.
Nel 1972 Matthes nuota il suo ultimo WR in 56.30 (più di due secondi di miglioramento, tra l’altro dando spesso l’impressione di non forzare al massimo in gara individuale). L’analogo WR femminile è l’1.05.6 della sudafricana Muir, e quindi il delta sale al 16,5%, che risulterà il massimo storico.
Nel quadriennio che porta a Montreal 1976 la DDR presenta una grande specialista come Ulriche Richter, che migliora il record dei 100 dorso per ben 9 volte. Da notare l’inserimento, nel 1976, di Kornelia Ender, fuoriclasse assoluta che – oltre a 55.65 nei 100 stile libero, 1.59.26 nei 200 stile libero e 1.00.13 nei 100 delfino – nuota anche 1.01.62 nei 100 dorso che resterà WR fino alla nuova limatura (1.01.51) della Richter.
In campo maschile il limite di Matthes resiste fino all’avvento di John Naber, prototipo del dorsista moderno con i suoi grandi mezzi fisici, che abbinavano la potenza ad una resistenza che gli permise di essere protagonista anche di uno dei più bei 400 stile libero della storia, quello dei trials USA per Montreal 1976, con una concentrazione di talenti nella stessa gara difficilmente eguagliabile. Alle Olimpiadi di Montreal, Naber migliora due volte il WR dei 100 dorso fino a 55.49.
Nonostante l’impressionante crono di Naber, i progressi in campo femminile fanno sì che il differenziale scenda al 10,8%.
La DDR continua a presentare dorsiste poderose, come Rica Reinish (1.00.86 nel 1980) e Ina Kleber (1.00.59 nel 1984), mentre tra gli uomini il formidabile crono di Naber di Montreal 1976 resiste fino all’avvento dei “sommergibili umani”, che rivoluzionano la specialità nel 1988, migliorando – tra Poljanskij e Berkoff – più volte il WR fino al 54.51 di Berkoff.
Le loro apnee di 30-35 metri, indussero la federazione mondiale a porre il limite nelle subacquee. In compenso, fu eliminato l’obbligo di toccare con la mano in virata.
Poco dopo l’entrata in vigore del nuovo regolamento, lo statunitense Jeff Rouse nuota un eccezionale 53.93. E in quello stesso 1991, la giovanissima Krisztina Egerszegi 1.00.31 ai Campionati Europei di Atene: la differenza percentuale si attesta all’11,8%.
Si tratta indubbiamente di grandi crono. Quello maschile resiste per 8 anni, fino a che Lenny Krayzelburg nuota un 53.60, mentre quello femminile è limato di 15 centesimi dalla cinese He Cihong ai soliti Mondiali di Roma 1994.
Il successivo grande talento che appare sulla scena dei 100 dorso è Natalie Coughlin, che nel 2002 (quindi 38 anni dopo Mann) scende decisamente sotto la barriera del minuto con 59.58, mentre nel 2004 Aaron Peirsol stabilisce il primo dei suoi sei WR nuotando 53.45, per poi portarlo a 53.17 l’anno successivo.
I Mondiali di Melbourne 2007 furono indimenticabili per tante gare e non fanno eccezione i 100 dorso, vinti da Peirsol in campo maschile con 52.98 e dalla stessa Coughlin in quello femminile in 59.44: la differenza è quindi del 12,2%.
I costumi in poliuretano incisero pesantemente nel dorso, come si evidenzia dal WR di Aschwin Wildeboer ai Giochi del Mediterraneo di Pescara: lo spagnolo nuotò in quell’occasione 52.38. Altro esempio fu il podio dei Mondiali di Roma: Koga, Meeuw e Wildeboer. C’è da dire che la “nobiltà” del WR dei 100 dorso fu salvata, in quel 2009, dal 51.94 che Peirsol realizzò ai trials mondiali (prima di venire inopinatamente eliminato in semifinale ai Mondiali).
In campo femminile il biennio gommato vide vari avvicendamenti, fino al 58.12 con cui la britannica Gemma Spofforth vinse i Mondiali romani. Alla fine dell’era del poliuretano, dunque, il delta percentuale è dell’11,9%.
Il progresso successivo lo fornì Ryan Murphy all’Olimpiade di Rio 2016, con 51.85, mentre l’anno successivo, ai Mondiali di Budapest, la canadese Kylie Masse ha portato il WR femminile a un 58.10, poi migliorato di un decimo da Kathleen Baker (nel 2018 ) ed abbattuto di quasi mezzo secondo dalla prorompente Regan Smith di Gwangju 2019, che in prima frazione di staffetta nuotò 57.57.
Infine, ai trials australiani 2021, Kaylee McKeown ha stabilito l’attuale WR a 57.45.
Il differenziale tra i WR è quindi del 10,8%.