Ma dove andiamo oggi?
Perdonate il ritardo, ma sono tornato per finire quello che avevo iniziato.
Come annunciato, oggi vi porto nel paese più bello del mondo. Un paese ricco di cultura, storia, natura, arte. Patria delle università, con gli atenei più antichi d’Europa e tra i più antichi al mondo.
Non ha eguali nel resto del pianeta, già la sua forma dice tutto. Nessuno ha una cultura tanto vasta, la possibilità di studiare e nello stesso tempo con un viaggio di pochi minuti vedere ciò che ha letto sul libro di testo. O può vedere i luoghi dove Leonardo, Raffaello, hanno dipinto i loro capolavori.
Nessuno può vantare autori classici come Dante, Petrarca, Boccaccio, Parini, Foscolo, Manzoni e mi scuso con i mille che non citerò. In ogni borgo sconosciuto potete trovare sorprese, capolavori, personaggi, musei. Decine di milioni di persone da tutto il mondo vengono a visitarla.
Torniamo in Italia, con il suo sistema scolastico tanto vituperato, ma che dà una formazione senza eguali rispetto al resto del mondo. Fin dalla scuola dell’infanzia, considerata una delle migliori del pianeta – d’altronde chi ha inventato il metodo Montessori, che mette il bambino al centro?
Nelle nostre università la poliedricità della preparazione fa sì che gli italiani, nel mondo, siano pronti a qualsiasi sfida: neanche Katinka Hosszú! Non ci credete?
Ludovica e Teodora
E allora guardate cosa fa la protagonista di oggi, Ludovica Del Beato.
Non ha fatto nessuna esperienza di studio all’estero – a meno che qualche settimana non significhi esperienza – ma il suo racconto dimostra che anche qui, nel Belpaese, coniugare scuola e sport si può se la mentalità dei docenti è aperta, il ragazzo pronto e preparato e tutti corrono nella stessa direzione.
Magiari alla riscossa!
La mamma Teodora Horváth è ungherese, per cui Ludovica ha la doppia cittadinanza e dalla scorsa stagione ha iniziato a essere tesserata per una squadra con cui ha iniziato a frequentare collegiali di due-tre settimane. Hanno contattato infatti una squadra di Budapest, la BVSC Zugló – la squadra di Evelyn Verrasztó e dove Boglárka Kapás ha iniziato, per intenderci – durante il Sette Colli 2015.
Con il settore giovanile (di cui potete immaginare il livello, NdR) sono andata ad ottobre 2015 in un collegiale di una settimana. Ho scelto questo team perché vedevo che aveva diversi allenatori, tutti giovani, ma soprattutto c’erano prevalentemente atlete femmine.
Sono poi tornata a novembre 2015, a dicembre e infine a maggio dello stesso anno ho fatto un altro collegiale. Ho disputato poi i campionati nazionali giovanili, nell’estate 2016 e in questa stagione un collegiale in Vietnam – una sorta di scambio “culturale” – seguito dagli assoluti magiari tra ottobre e novembre 2016 (quelli della squalifica della Hosszú nei 50 stile). “Che non c’era!!!” – precisa Ludovica.
Nel maggio 2016 ha frequentato solo per poco la scuola ungherese di cui però ci dà notizie più precise la mamma Dora: “la scuola è molto competitiva, e chi va bene va avanti mentre gli altri sono lasciati indietro: questa è un po’ la caratteristica della società ungherese, non solo nello sport. Compiti a casa? Pochi”.
Anche la mamma è d’accordo: “così tanti compiti come in Italia non li ho mai visti”.
La scuola è principalmente pubblica, i ragazzi frequentano dalle 8 con quindici minuti di pausa ogni ora. Ci sono come da noi scuole professionali e un liceo generico con vari indirizzi. Si finisce verso le 14, ma c’è un mensa quasi gratuita. La valutazione è come la nostra, con compiti in classe e interrogazioni, e un esame integrativo a settembre se non si è promossi.
Qui la scuola comunque è molto più tranquilla, solo la pausa di 15 minuti fra un’ora e l’altra rende l’atmosfera molto diversa: qualcuno ne approfitta anche per fare (copiare è la parola usata da Ludovica…) i compiti. Beh, tutto il mondo è paese.
E gli studenti atleti?
Ludovica parla dei suoi compagni di squadra.
Se sei un atleta di interesse nazionale – come quasi tutti i suoi compagni – la Federazione contatta la tua scuola e si hanno tutta una serie di agevolazioni: uscite anticipate, permessi, interrogazioni programmate. Una mia compagna che aveva gli Europei giovanili in pratica non si è più vista a scuola da maggio e ha fatto poi l’esame a settembre.
Insomma si aiutano gli atleti della fascia molto alta, anche perché sono molto pochi tanto che chi fa i giovanili praticamente partecipa anche agli Assoluti.
La stagione agonistica infatti ha due picchi: a novembre coi Campionati in vasca corta (che non rivestono grande importanza) e aprile e giugno in lunga. Se non sei del giro della nazionale maggiore in aprile hai finito la stagione e continui solo se hai i giovanili a giugno.
E la scuola italiana?
Sorpresa: la scuola di Ludovica ha ben accolto questa sua iniziativa.
Nella mia scuola non sono stata penalizzata per queste trasferte. La preside ha fatto da tramite con il consiglio, spiegando a inizio anno che avrei fatto assenze. Tutti sono stati disponibili, un’insegnante mi ha dato una parte del programma da studiare e ho avuto dieci giorni per recuperare il programma, senza interrogazioni!
La mamma precisa:
Ludovica è molto fortunata. Nella sua piccola società (Aquarius Popoli) è l’unica che fa i doppi, quindi la piscina apre per lei e l’allenatore viene solo per lei. Da allenatore disponibile a scuola disponibile, per lei è tutto un gran vantaggio.
Il nuoto è molto impegnativo e si riesce solo se c’è collaborazione fra tutti, perché altrimenti i ragazzi non ce la farebbero.
Da gennaio Ludovica è stata inserita anche nel progetto ministeriale “Studente-atleta di alto livello” che le permette di fare il 25% di assenze giustificate per l’attività agonistica e di fare le lezioni via Skype o recupero durante l’orario scolastico al rientro dei collegiali, grazie a tutor interno a scuola, la coordinatrice di classe e un tutor esterno, il suo allenatore, che coordinano le attività.
È la prima atleta di cui abbiamo notizia inserita in tale programma.
La storia di Sara
Vero. Ma allora vi racconto un’altra storia, prima delle mie considerazioni finali.
Anzi ve la racconta Sara Alesci, che ho incontrato e intervistato al Meeting di Legnano “Memorial Betti”.
Questo il video dove Sara ci racconta la sua esperienza di studentessa che si sposta per l’Italia per amore del suo sport e va a vivere da sola a 18 anni.
Perché la sera, a casa, c’è solo Sara Alesci che cucina e stira… e che va a letto troppo tardi!
voi non fatelo … mi raccomando.
Siamo quindi giunti alla fine del percorso. Spero di aver dato spunti su cui riflettere.
Vorrei solo terminare dicendo che, proprio in questo inizio anno, il ministero ha dato il via alla sperimentazione a cui accennavamo nella prima puntata, come potete vedere in questo VIDEO e come appunto ci ha confermato la mamma di Ludovica Del Beato.
Ma siamo sicuri che molto altro può essere fatto, perché come dicevamo con Walter Bolognani, CT della nazionale giovanile, tutti fanno egualmente fatica, non solo i primi dieci!
E tutti hanno diritto a studiare e a essere aiutati nella loro passione: tutti coloro che come Ludovica, Lucrezia, Laura, Gaia, Alice, Giorgia, Sofia, Sara, Maria, Federico, Johannes macinano vasche ogni giorno.
Basta che si cerchi di remare tutti dalla stessa parte. Noi ci stiamo provando e di sicuro torneremo su questo argomento.
Ed ora, la parola ai nostri amici, per un saluto finale. Ve lo avevo promesso.
i SALUTI dei PROTAGONISTI del reportage SCUOLA e SPORT
Ringrazio tutte le famiglie e i ragazzi che si sono resi disponibili alle interviste e alle successive revisioni degli articoli, il preside Guido Garlati, dirigente scolastico dell’istituto “Mosè Bianchi” di Monza e Sara Alesci per la sua gentilezza e simpatia.
(Foto copertina: http://www.agorasportonline.it)