Se osserviamo il Nuoto Italiano oggi non possiamo che compiacerci dei risultati ottenuti a livello internazionale e del livello medio raggiunto. Di sicuro negli ultimi venticinque anni, sin dalle soglie del duemila, l’incremento dei praticanti è salito esponenzialmente, e di conseguenza il numero di tesserati agonisti.

Maggiore disponibilità di materiale umano, ma anche allenatori in grado di prendersene cura e di valorizzarlo al meglio. Basti pensare che gli atleti di successo provengono ormai da ogni angolo dell’Italia e non limitatamente da alcune città come negli anni Ottanta e Novanta.

Molti successi recenti che vanno dalle medaglie internazionali o anche solo alla crescita individuale di molti nuotatori che hanno visto migliorarsi a livelli impensabili di sicuro vedono protagonisti allenatori di oggi; tecnici ormai apprezzati da tutti gli addetti ai lavori e no. Ma se esistono questi allenatori è anche grazie all’apporto di alcuni colleghi più anziani che possono essere definiti i veri Maestri del Nuoto italiano.

Loro sono il vero anello di congiunzione tra periodi storici troppo differenti, soprattutto per l’Italia, e rappresentano la vera linea di una storia che continua tuttora. Purtroppo, una di queste persone come ben sapete in questi giorni ci ha lasciato: si tratta di Corrado Rosso, allenatore torinese, nato come tecnico a inizio anni Ottanta. Sarebbe decisamente riduttivo e non gli renderebbe il vero onore mettersi qui a parlare di chi ha allenato, dei risultati e del suo carattere.

Tornando all’aspetto citato in precedenza, relativo alla formazione degli allenatori, forse non tutti sanno che è stato docente nazionale presso il Settore Istruzione Tecnica e in questo momento ho deciso di condividere con tuti voi una lezione da Lui svolta a un corso allenatori alcuni anni fa, una vera pietra miliare, una di quelle che contribuisce a formare veramente gli allenatori del futuro. Come altri suoi colleghi mostrò il suo modello di allenamento che potete osservare nella figura sottostante [Corrado Rosso, “L’allenamento del Nuoto, il mio punto di vista”].

Partendo da questi nomi la cosa più immediata da fare sarebbe fornire degli esempi di serie allenanti, le solite “ricette” di cui purtroppo molte persone si accontentano e sono convinti di acquisire la bacchetta magica.

La vera lezione è iniziata partendo si dalla spiegazione logica di ognuna di queste tipologie di allenamento per finire su delle riflessioni su alcuni aspetti veramente condizionanti l’allenamento stesso: tutto ciò che non è scritto, il vero insegnamento che hanno lasciato Corrado e altri colleghi.

Vediamo di condividere alcuni punti affrontati. Un punto cardine è la vera differenza tra gli allenamenti aerobici e lattacidi, intesi in questa divisione come i tipi di allenamento a intensità elevata. La vera differenza è che negli allenamenti aerobici lo sforzo è dettato dall’allenatore in base agli intervalli che propone, per questo motivo posso essere sia degli allenamenti di sforzo che di adattamento; pertanto, in base a come vengono proposti ed eseguiti dall’atleta possono dare risposte differenti. Così come è differente l’obiettivo dei singoli allenamenti aerobici elencati in figura, hanno delle logiche molto diversi. Al contrario degli allenamenti lattacidi dove l’intervallo, e quindi lo sforzo è già ben definito a priori.

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A proposito di adattamento, una grande riflessione, su un aspetto basilare e quasi scontato della teoria generale dell’allenamento, ma che troppo scontato non è: l’importanza di dare la stessa dignità allo sforzo e al recupero perché l’allenamento è costituito da queste precise componenti. Entrambe hanno un costo e soprattutto quello relativo al recupero deve essere rispettato per dare all’atleta un’adeguata riserva di adattamento. E da qui ne consegue il vero presupposto da cui deve partire un allenatore: l’atleta in allenamento fa degli sforzi e deve adattarli attendendo così il tempo necessario.

È sbagliato focalizzarsi sui tempi di percorrenza, ma bisogna assicurarsi che compia lo sforzo richiesto, anche se quel giorno è stanco. L’allenatore deve andare avanti per la sua strada e lasciare che l’adattamento sia autonomo; molto spesso giovani allenatori cercano di adattare l’atleta per farlo andar forte in allenamento, ma in questo modo non fanno altro che abbassare il livello dell’allenamento stesso, e nella maggior parte dei casi l’atleta non migliorerà mai. È fondamentale saper valutare attentamente la risposta dell’atleta in un lavoro guardandolo attentamente, non cercando il feedback del cronometro rispetto ad andature predefinite.

Di cui ne consegue un esempio lampante sull’allenamento della soglia, spesso ingessata a tempi teorici che mai hanno riscontro sul campo, ma varia di giorno in giorno in base alle condizioni del nuotatore, anche nella stessa settimana di allenamento. Di seguito una sua massima riguardo a questi aspetti:

Andare forte in allenamento è esaltante, ma serve a poco; andare piano in allenamento è frustrante, ma serve a tanto.

Gli allenamenti lattacidi sono abbastanza noti a tutti, se non il fatto che in un’intervista al sottoscritto nel lontano 2011 Corrado dichiarò di aver iniziato a costruire questo modello di lavoro sin da metà degli anni Ottanta. Molto probabilmente è stato il primo a capire il vero ruolo del lattato nella prestazione, da molti visto allora come un demone, ma invece il vero elemento determinante, in quanto rappresenta la capacità dell’atleta di esprimersi e di raggiungere certe velocità in gara. Un altro suo punto cardine, molto controcorrente rispetto alla media:

Le velocità che si sono raggiunte oggi nel nuoto si sono raggiunte perché si spende di più, non perché si spende di meno e ciò è dovuto al maggior utilizzo di certi gruppi muscolari come i gran dorsali e dando maggiore importanza all’uso delle gambe.

Per tale motivo aveva già capito in un’epoca ormai remota che l’asticella dell’intensità andava alzata, cosa che oggi è la normalità nell’allenamento di alto livello.

Se si analizzano i programmi di lavoro degli allenatori con gli atleti più forti oggi la vera differenza è solo nella maggiore individualizzazione del lavoro e di una dislocazione di certe tipologie di allenamento più ottimizzata nel tempo in modo da favorire ancora un miglior recupero dell’atleta, fattore forse un po’ trascurato nel passato. Non si tratta quindi di vere innovazioni, ma solo del proseguimento di una linea già tracciata un tempo, che sicuramente oggi viene disegnata con maggiore precisione.

Corrado e gli altri Maestri non vanno apprezzati in base alla tipologia di allenamento o alle serie che proponevano, ma per ciò che hanno trasmesso. Una seduta di allenamento può servire per un giorno, i veri insegnamenti ti indicano la strada da seguire per domani, dopodomani e in continuo divenire. La vera differenza tra chi lascia il segno e chi è solo di passaggio.

Non credo che sarà mai sufficiente dire Grazie Corrado per tutto quello che hai fatto, ma allo stesso tempo non resta che tenere sempre vivi tutti questi suoi insegnamenti, applicarli e trasmetterli alle nuove generazioni in modo che il Nuoto Italiano continui a migliorarsi come sta facendo: dalle medaglie olimpiche alle semplici soddisfazioni del miglioramento dei primati personali. Solo in questo modo queste persone non verranno mai dimenticate e avranno sempre la giusta dignità che meritano.

Foto: E. Carannante | Facebook