Mi guardavo intorno quasi stupito. Musica, nuotatrici e nuotatori da copertina. Nomi altisonanti del mondo delle acque libere e come sfondo l’isola di Bergeggi da circumnavigare. Tutto questo si chiama SwimTheIsland #4
Ecco, ho pensato, questa è la WoodStock del nuoto e Io posso dire che c’ero.
E’ la quarta edizione quella di Domenica 5 ottobre. Una manifestazione in continua evoluzione che potrebbe candidarsi a diventare la gara di riferimento del movimento del nuoto nelle Acque Libere .
I numeri: 1200 partecipanti divisi sulle distanze di 1.8(cuffia rosa), 3.5(cuffia gialla) e 6 Km(cuffia Bianca).
Quelli con la cuffia d’oro erano i “figli di Nettuno”, quelli che si sono nuotati prima i 1.8 per scaldarsi e poi la distanza lunga di 6 km.
Mentre la salsedine si mischiava con la musica, i nuotatori mutanti e in mutande e la voce degli speakers, c’era una nuotatrice dalle imprese estreme, la Sudafricana Carina, di nome e di fatto, Buwer che nuotava con l’obiettivo di coprire per ben tre volte il percorso della 6 km.
Una passeggiata di salute per una che ha affrontato l’ attraversata in solitaria nelle acque fredde da Cape Point a Città del Capo, e quest’anno oltre ad aver completato la traversata dello Stretto di Bonifacio ha coperto a bracciate per 4 volte lo stretto di Messina.
Queste sue imprese hanno sempre uno scopo nobile. Carina è la portavoce del progetto “Swim The Hope” finalizzato a raccogliere i fondi per l’associazione “Little Fighters Cancer Trust” che si preoccupa della cura e del sostegno ai bambini colpiti dal cancro .
Ovviamente io ero li per partecipare. Cuffia Gialla.
La gara è stata bellissima in un contesto da sogno, come nuotare in una cartolina. Si lo so, una descrizione da catalogo Alpitour. Concedetemelo.
Quando la fatica cresceva, mi aggrappavo con lo sguardo agli squarci di panorama visti attraverso gli occhialini rigati dall’ acqua. Respiravo anche con gli occhi. E avanti così boa dopo boa.
Eravamo in 500 sulla linea di partenza. 3,2,1 e strombazzata. Mi sono trovato dentro la centrifuga di una lavatrice. L’acqua era diventata totalmente bianca. Friggeva. Le prime bracciate si sono fermate sulla schiena di qualcuno mentre la mia, di schiena, faceva da incudine a martellate degne di un fabbro.
Per puro spirito di sopravvivenza ti ritrovi a nuotare a testa in su come il mostro di Loch Ness. Unico modo per riuscire a prendere una direzione ed evitare che un piede ti “massaggi” la faccia.
Fa parte del gioco, basta non perdere la calma.
….e intanto Carina nuotava….nuotava……
Sotto il gonfiabile della Red Bull ho trovato il Capitano e Ire. No, a dir la verita’ sono stati loro a trovare me.
Guardavo il cronometro e confondevo i minuti con i secondi. Non riuscivo a capire quanto ci avessi messo.
Ero ubriaco di acqua salata.
Il commento a caldo e’ stato : Ragazzi che spettacolo dentro e fuori l’ acqua.
Vi racconto solo piu’ questa. Ero li che camminavo sulla spiaggia tra un tappeto di nuotatori e lettini e ad un certo punto vengo investito da una voce di una ragazza che mi dice: ”la voglio anche io quella maglietta”. Parlava della mia maglietta MasterSwim. La guardo e le dico: “conosci MasterSwim?” “certo”, mi dice lei con un sorriso da orecchio a orecchio.
Ho contratto gli addominali, ho stretto i pettorali e mi sono sfilato la maglietta come se fosse stata la sera dell’ otto Marzo.
“e’ tua” e gliel’ho lanciata. Si, lo ammetto, per un attimo mi sono sentito una Rockstar!!!
Approfitto di questo spazio per fare un appello al Signor MasterSwim.
“Ehi…ste due gare mi sono costate ‘na cuffia e ‘na maglietta. Hai mica ancora qualche fondo di magazzino per il tuo Cloro Cuffia”?
Buone bracciate a tutti, salate e non.