Non c’é niente da fare. Quando entro in piscina e mi dicono che il Coach stasera non ci sarà, mi prende per un attimo quella sensazione di…”uffa”.
Il Coach mi ha ritagliato un ruolo ben preciso nella squadra: il valletto. Io ho il compito di stampare l’allenamento da attaccare in bacheca. Fin qui nulla di difficile, vero. Devo però ricordarmi di usare un font di dimensioni da cartello stradale “Benvenuto nel comune di…” perché il Mister non puo’ perdere tempo ed avvicinarsi alla bacheca, deve leggere il da farsi da bordo Vasca.
Una delle prime cose che ho imparato è che l’allenatore e’ un’ autorità. E’ l’Allenatore!
Vi confesso che un po’ mi incute timore. Sara’ quel guardarlo sempre dal basso verso l’alto che mi ricordi i tempi della terribile maestra delle elementari.
Quando siamo in vasca uno dietro l’altro a barcamenarci tra gli esercizi di tecnica, ho sempre il timore di essere “beccato” dal mister e mitragliato prima da una serie di improperi e poi di suggerimenti che mi complicano ancor di piu’ la vita in vasca disintegrandomi le poche certezze che avevo.
Per il Coach vai sempre troppo piano.
Per il Coach il tempo e’ relativo. Fosse per lui sarebbero sempre troppo laschi i tempi degli esercizi. Sembra che ti faccia un favore. Io non ho fretta, se mi regali 10 secondi di recupero in piu’ mi allunghi la vita di un’ora.
Non mostrare mai troppo entusiasmo nel dire il tuo tempo dell’ ultima gara: non ti regalerà mai niente di più di un tiepido “niente male”.
Il Coach indossa sempre magliette di gare nazionali, internazionali o di clinic tenuti dai guru delle piscine.
I suoi attrezzi da lavoro sono il fischietto ed il cronometro. Il Coach è più cronometrista di un Cronometrista. Riesce a prendere tutti i tempi di un’orda di nuotatori che vanno avanti ed indietro come uno YoYo. Non sbaglia mai.
Il Coach ha sempre ragione quindi zitto e nuota.
Il Coach ha una mira fenomenale. Quando lancia le tavolette a raffica per far gambe ha una percentuale di realizzazione del 95%. Se non ti centra e’ solo perche’ ti ha visto provato ed ha avuto pietà di te.
Il Coach scrive gli allenamenti in una lingua sconosciuta ai più. Io per tradurre “16X25 1 TEC 1 1/2V G FORTE 1/2V COMP FORTE 10”R” ho dovuto prendere ripetizioni di matematica ed italiano da un agente dei servizi segreti.
Il Coach non entra mai in vasca. Non nuota Mai. Se lo fa è solo a luci spente e a piscina chiusa.
Ho anche capito perche’ nei vari esercizi di stretching bisogna sciogliere anche il collo. Quando l’autorità spiega bisogna prestare attenzione stando a galla e a testa in su. La cervicale ringrazia.
L’unico complimento che può fare il Coach è quando richiama l’attenzione urlando “ragazziiiiiii”.
Per un Master sentirsi chiamare ragazzo è una gioia paragonabile ad una donna quando il proprio partner si accorge che è stata dalla parrucchiera. “Stai benisssssssssssimo con questo nuovo taglio”.
La verità è che l’allenatore sente ogni nuotatore come un proprio figlio. Ha occhi e consigli per tutti.
Per essere allenatore devi avere passione, pazienza ed equilibrio. Passione per il nuoto, pazienza perché in acqua ogni adulto spesso si trasforma in un bambino discolo ed equilibrio per evitare di inciamparsi in ciabatte, borracce, pinnette e palette sparpagliati a bordo vasca.
Per me Gianni è un grande perché è riuscito a trasformarmi da bagnante a nuotatore folcloristico. Mi assale l’ansia da prestazione quando leggo i suoi allenamenti ma una cosa e’ certa: quando non c’è mi dispiace.