di Alessandro Foglio
Si chiude il 2015 ed è tempo di bilanci, anche nel nuoto. Un modo semplice, a volte un po’ troppo, per definire quali sono stati i protagonisti della stagione appena passata è l’assegnazione dei premi di “miglior nuotatore dell’anno” affidata alla rivista Swimming World Magazine, che dal 1964 decreta il nuotatore e la nuotatrice che si sono maggiormente distinti durante l’anno.
Il riconoscimento di migliore dell’anno va per questo 2015 ad Adam Peaty, alla sua prima vittoria. Il britannico ha iniziato l’anno al meglio stampando il nuovo record del mondo nei 100 rana, diventando il primo uomo al di sotto dei 58” (57”92) per poi diventare per la prima volta campione del mondo a Kazan, sempre nei 100. Il giorno dopo vince anche i 50 migliorando ancora il world record che già gli apparteneva. Peaty è il primo britannico a vincere questo riconoscimento.
Chi invece è un abitué di questo premio è Katie Ledecky, che vince per il terzo anno di fila. La statunitense è andata forte sin dai primi mesi dell’anno, per poi esplodere del tutto a Kazan dove si è messa al collo ben 5 ori (200, 400, 800, 1500 e 4×200 stile) con due primati mondiali nelle distanze più lunghe e l’impressione di essere davvero imbattibile per gli anni a venire. Tale riconoscimento le permette di conseguenza di essere nominata anche nuotatrice Americana dell’anno.
Se non c’erano dubbi su quale fosse la nuotatrice del 2015 in America, qualcuno di più su chi lo fosse al maschile poteva esserci. Alla fine a vincere è Michael Phelps, che si è aggiudicato il titolo per la nona volta. Il kid di Baltimora, pur rimanendo ‘out’ fino ad aprile e saltando Kazan, ha strabiliato il mondo ai Nazionali di San Antonio, nei giorni stessi in cui Lochte e compagni erano protagonisti in Russia. Phelps in quell’occasione ha vinto 200 farfalla e 200 misti con i miglior stagionali assoluti, crono che gli sarebbero valsi l’oro a Kazan, mentre nei 100 farfalla il suo tempo sarebbe stato superiore solo a quello di Chad Le Clos. Insomma, il Cannibale vince anche quando non è al top e per il prossimo anno promette scintille!
Premiazioni anche per il miglior nuotatore europeo dell’anno: tra gli uomini si conferma Peaty, dopo il successo dello scorso anno, con un pizzico di rammarico per Gregorio Paltrinieri, che poteva essere la vera e propria novità di quest’anno, soprattutto dopo il record del mondo ottenuto a Netanya, ma sarà, si spera, per il prossimo anno.
In campo femminile tutti si aspettavano ancora Katinka Hosszu (vincitrice nel 2013 e 2014) ma a vincere è Sarah Sjostrom. Prima volta per la svedese, che sfrutta il doppio titolo iridato (50 e 100 farfalla) di Kazan con tanto di record mondiale proprio nei 100 scendendo sotto il muro dei 56”. Certo è difficile scegliere se si guarda il palmares annuale della Hosszu: due ori a Kazan (con tanto di mondiale nei 200 misti) più un bronzo, e sei ori a Netanya con nuovo record mondiale nei 400 misti! A voi la scelta!
Il premio “nuotatore del Pacifico” dell’anno, ovvero agli atleti delle nazionalità che si affacciano sull’Oceano Pacifico è andato per la prima volta a Mitch Larkin. Il dorsista australiano ha avuto nel 2015 il suo anno di consacrazione con due ori a Kazan (100 e 200) e il nuovo record mondiale nei 200 in corta ai campionati australiani di novembre, con il gran crono di 1’45”63. Larkin segue Sun Yang (vincitore nel 2013) che quest’anno ha fatto parlare più per la sua assenza nella finale dei 1500 che per l’oro mondiale nei 400 e 800, e Kosuke Hagino, primo nel 2014, la cui stagione è finita prima di Kazan per un infortunio.
In campo femminile il successo è andato a Emily Seebohm, anche lei dorsista e alla sua prima volta. L’australiana ha vinto 100 e 200 dorso ai Mondiali di Kazan e durante l’anno è riuscita a migliorare il record dei Commonwealth nei 50 e 100 dorso in lunga e nei 200 in corta, oltre ad arrivare seconda nella classifica di World Cup dietro alla Hosszu.
Anche l’Africa ha i suoi nuotatori simbolo: sono Chad Le Clos tra gli uomini, premiato per il quarto anno di fila, fatto che gli permette di eguagliare il miglior nuotatore africano di sempre, il connazionale Roland Schoeman che vinse tale riconoscimento dal 2004 al 2007. Le Clos non ha brillato come gli altri anni, ma l’oro nei 100 farfalla a Kazan e l’argento nei 200, sommato a qualche buona uscita in Coppa del Mondo gli sono bastati per aver la meglio su Cameron Van der Burgh, due volte argento ai Mondiali nei 50 e 100 rana ma vincitore della World Cup al maschile.
Tra le donne ottavo successo su dodici assegnazioni per Kirsty Coventry. La trentaduenne dello Zimbawe, oro nei 200 dorso ad Atene e a Pechino non ha brillato a Kazan, ma si è comunque confermata ancora ad alto livello ai Giochi Africani di Brazzaville vincendo 100 e 200 dorso e 200 misti.
Infine premi anche per i miglior esponenti del nuoto di fondo: tra gli uomini prima vittoria per lo statunitense Jordan Wilimovsky, che a Kazan si è laureato campione del mondo della 10 chilometri guadagnandosi il pass per Rio, mentre tra le donne a vincere è la francese (la prima da quando il premio è assegnato, dal 2005) Aureliè Muller, oro a Kazan nella 10 Km e quarta nella 25.
Swimming World Magazine premia dal 2003 anche la miglior nuotatrice e il miglior nuotatore disabile dell’anno. Nel 2015 i vincitori sono stati tra le donne la norvegese Ingrid Thunem e tra gli uomini lo statunitense Ian Silverman.
Foto Swimming World Magazine
Vi scrivo per lamentare una situazione che a mio vedere può allontanare dal nuoto molti appasionati.
Parlo del movimento dei Master,e ricordando una pubblicità che dice….”ti piace vincere facile”non posso da praticante ed atleta master notare come man mano che il movimento cresca molti ex atleti di fama internazionale e nazionale (Giovanni Franceschi,Alberto Montini etc etc),solo per citarne alcuni,si dilettano alle gare provocando cosa?
Provocando un netto divario tra loro e noi umili mortali,che ci siamo da poco avvicinati al nuoto ed alle gare,e le medaglie che riusciamo a vincere le incorniciamo come cimeli storici,non li lasciamo in mano ai nipoti o figli per poi andare perse.
Le nostre medaglie sono sudate tra turni di famiglia e lavoro,tra infiammazioni e lavori massacranti,insomma,le nostre medaglie Master sono un sogno.
Si un sogno,perche’ per vincerle dobbiamo sperare alla lettura della start-list che nessun ex atleta abbia scelto la nostra gara.
Non parliamo poi degli Italiani,un sogno.
Vi sembra giusto,lei farebbe mai una gara di macchine contro Vettel?,si la fai con la consapevolezza di partecipare.
Ma allora,visto che la maggior parte della gloria se la dividono gli ex atleti,perche’ non fate come altri sport la claffiche separate,tipo motocross etc,cosi sarebbe più onesto.
Col tempo molti di noi saranno costretti a lasciare perché e’ la soddisfazione che da la forza,se io devo gareggiare x dare sempre soddisfazione ai soliti nomi,famosi da anni,penso che come molti nel circuito,lascero’ lo spazio agli ex atleti,e con gli anni i master non diverranno altro che la continuazione dell’attivita’ agonistica di chi ne abbia voglia.
Riflettete
Saluti e buon anno
Un atleta ora M50