di Valeria Molfino
Ricordate la serie televisiva “Lie To Me” dove l’attore Tim Roth nei panni di Cal Lightman tentava di smascherare i bugiardi? Molte volte mi sono chiesta cosa avrebbe detto analizzando noi atleti master.
Noi nuotatori mentiamo in continuazione; lo facciamo con i nostri compagni di squadra definendoci più o meno forti, lo facciamo con noi stessi quando decidiamo di saltare una serie nell’allenamento o quando ignoriamo gli ultimi 100 sciolti di defaticamento e lo facciamo con il coach quando, distratto o intento a parlare, non si accorge che abbiamo evitato qualche passaggio nel training.
L’allenatore è, probabilmente, la persona a cui abbiamo mentito più volte nel corso della nostra vita. Da bambini, al corso di nuoto, ci aiutavamo con le corde della corsia per procedere più velocemente nella vasca e nello stesso modo in cui raccontavamo bugie al professore a scuola perché non avevamo finito i compiti, ora fingiamo di aver lasciato involontariamente gli attrezzi a bordo vasca per poter evitare una serie con pull buoy e palette ed assentarci qualche istante dall’allenamento con la squadra se troppo faticoso.
Ci sono volte in cui poi simuliamo crampi per dondolarci qualche istante sulla corsia, rilassando in realtà i nostri muscoli o giorni dove i 400 metri con la tavoletta diventano l’abile ed utile trucchetto per chiacchierare con il vicino di vasca o la compagna di squadra con cui da un po’ di tempo non ci confrontavamo sui gossip più freschi.
E in quante occasioni abbiamo chiesto al coach di poter andare al bagno per arrivare prima alla fine del training? Probabilmente tante quante, approfittando di qualche dubbio sulla nostra tecnica, ci siamo mostrati più loquaci ed interessati del solito con l’allenatore pur di “perdere” ancora un po’ di tempo.
Noi nuotatori mentiamo in continuazione e crediamo che il coach sia vittima perfetta ed inconsapevole della nostra pigrizia… ma se invece anche lui conoscesse i nostri trucchetti?