Venerdì 19 maggio, presso l’aula F del Campus Aquae di Pavia, in merito al Corso di Perfezionamento in Management dello Sport, si è tenuta una lezione dedicata alla costruzione delle competenze manageriali in ambito sportivo.
Quando ho saputo chi sarebbe stato il relatore, mi sono adoperato per esserci, preparato, incuriosito, eccitato. Lui che è stato per me e per molti della nostra generazione, un idolo assoluto, un esempio da seguire, un modello in acqua per dedizione, carattere, tenacia. In poche parole un vincente. Olimpionico di Sidney, vincitore di ben 60 medaglie internazionali, e ora esperto in comunicazione e Arena Brand Ambassador, Massimiliano Rosolino, si è presentato in camicia e giacca, di fronte ad un’aula gremita da giovani studenti di scienze motorie dell’Università degli Studi di Pavia.
La lezione, moderata dal Dott. Marco Del Bianco, Coordinatore didattico del corso di Perfezionamento in Management dello Sport, è stata introdotta dal Magnifico Rettore Prof. Fabio Rugge, il quale ha donato al campione partenopeo, non solo un libro che illustra l’Università di Pavia, ma persino una cravatta con il logo della stessa, regalo risultato molto apprezzato da Massimiliano che, con la sua solita ironia dichiara: “Prometto di indossarla alla prossima occasione.
Presenti al tavolo anche la Professoressa Cristina Montomoli, Presidente del Corso di Laurea in Scienze Motorie e il Dott. Matteo Vandoni, Direttore del corso di Perfezionamento in Management dello Sport.
Come poteva essere presentato un personaggio di questo calibro, magari ai più giovani e in particolar modo a quelli – forse pochi – che non lo conoscono?
Un video. La gara di Sydney, Olimpiadi 2000, che lo ha visto vincitore nei 200 misti con 1’58″98. Confesso, pur avendola vista e rivista decine di volte, di essermi emozionato ad ogni passaggio, fin dalla prima frazione a delfino chiusa in 26″59.
Ragazzi, vi ricordo che nella vita se si deve scegliere, conviene vincere – così attacca “il cagnaccio” di fronte al pubblico in rigoroso silenzio – Io adesso ho quasi 39 anni, ho vinto quando ne avevo 22, ma il successo l’ho costruito molto prima. A 12 anni, in classe a scuola, feci un tema che si intitolava “Io voglio andare alle olimpiadi”. Già da piccolo avevo in mente dove volevo arrivare. Cosa avrei voluto fare da grande. Sia in acqua che fuori.
Difficile non credere ad ogni sua singola parola, vista la sua tenacia, il suo carattere esuberante e deciso.
Bisogna fantasticare. Dovete sforzarvi a sognare. Dovete divertirvi ma nello stesso tempo essere preparati in qualsiasi cosa. Io quella medaglia olimpica l’ho preparata con 10 mila ore di nuoto e 50 mila chilometri in vasca. Già allora avevo capito che il mondo dello sport è il futuro e oggi ne sono ancora di più consapevole.
Qualcuno domanda come e quando ha deciso di costruirsi il suo futuro da manager fuori dal nuoto.
L’ho capito proprio subito dopo la medaglia d’oro di Sydney. Una settimana dopo ero rimasto in Australia per una vacanza. Mi contattò la Barilla per fare un intervista. Lì inizia a capire come poter sfruttare al meglio la mia immagine. Volevano intervistarmi ma tenere i diritti tutti per loro. Non accettai e rifiutai i soldi che mi avevano proposto. Fu quello il momento – continua Max – che capii esattamente che non volevo dipendere da nessuno e che volevo costruirmi la mia immagine insieme a qualcuno che potesse gratificare al meglio il mio lavoro, la mia passione e la mia sviscerata dedizione a prepararmi su tutto ciò che mi viene messe di fronte.
Alzo la mano. Massimiliano siamo di Corsia4. Ci sono diversi ex campioni del passato che sono diventati manager nello sport. Per rimanere in ambito natatorio, possiamo citare Marco Colombo, Girogio Lamberti e Domenico Fioravanti. La cosa che notiamo però, è che tu sei ovunque, addirittura in TV al Giro D’Italia, passando dalla partecipazione in trasmissioni come Ballando con le Stelle e Pechino Express. Ecco, quanto conta la componente caratteriale, nella creazione di un immagine manageriale?
Bella domanda. Io credo che il carattere sia una componente importante. Ricordo Domenico Fioravanti, ragazzo eccezionale che tra l’altro ora ha un brand importante nella vendita di costumi, che durante le nostre cene di gala post olimpiche, per sfuggire alle attenzioni, si nascondeva dietro le tende. Ecco, quell’esuberanza a volte fuori dalla righe, che in alcuni contesti paradossalmente mi imbarazza – penso a mia madre che ancora oggi dopo un apparizione TV mi chiama e mi dice Massimiliano non dovevi dire quello, non dovevi avere quella espressione ecc. – sia una componente indiscussa, ma la cosa fondamentale secondo me, che poi fa la differenza, è la preparazione, la dedizione a voler conoscere nei minimi dettagli il contesto dove si sta venendo catapultati. È in questo momento che cresce una tensione, un’ansia positiva, che fa crescere in me la voglia di sapere, come per esempio a proposito di ciclismo, contenuto nel quale sono stato sbalzato in poche settimane senza conoscere nulla o quasi di questo sport.
Come arrivano queste opportunità dai brand?
Molte volte sono io stesso che precedo la richiesta. Sono io stesso che propongo ai miei sponsor cosa fare, in che direzione muoverci, come affrontare un determinato progetto. Con Arena e Kinder, abbiamo sostenuto due progetti molto importanti. Con il primo, “Acquamica Nuoto Anch’io” siamo arrivati a coinvolgere già di 30 mila bambini, mente con il progetto dedicato invece agli atleti più evoluti, “Swim Your Best”, abbiamo portato circa il 30% dei nuotatori coinvolti in Nazionale.
Non solo nuoto però…
Con Powerade, seguendo uno slogan che recita “Idrata la tua motivazione”, sono arrivato persino a correre e ho l’idea di buttarmi nel triathlon.
La mattinata scorre veloce. Si parla di abbandono precoce dei giovani all’attività agonistica, si parla della paura di sbagliare, si parla dei fallimenti in ambito sportivo e manageriale. Tutti argomenti delicati, che Rosolino affronta come sempre con una calma “olimpica” e con un’ironia davvero entusiasmante.
I giovani che fanno sport di devono soprattutto divertire. Non conta vincere. Poche settimane fa mia figlia ha fatto la prima gara di nuoto. Alla vigilia mi chiama e mi dice – Papà ho paura di perdere – cosa potevo rispondere? Cosa poteva dire un padre che ha vinto un oro olimpico?
Vai, dai il massimo di te stessa, sorridi.
Ed ecco che lo slogan che conclude l’incontro nasce spontaneo:
La testa fa la differenza. Siate responsabili di voi stessi. Preparatevi, non accontentatevi, non abbiate paura di sbagliare, date sempre il massimo e divertitevi.
Anni fa ero registrato in un forum con un nickname al quanto bizzarro. Mi chiamavo IlRosolinoDeiPoveri. Tanta era la stima, ammirazione e rispetto che nutrivo nei confronti di questo campione.
Ora esco da quella sala un po’ meno povero.