Dopo la pausa precedente le ferie di Agosto, eccoci a parlare nuovamente del Grand Prix Sicilia. La VII tappa prevede la Milazzo Marathon Swim Event, organizzata dall’ ASD Ulysse.
La prima gara in programma è il Periplo del Capo, campionato regionale sulla distanza dei 10 km, al quale è stato riconosciuto nel 2020 lo status di “gara storica”, finora concesso solo ad altre tre gare nazionali (Traversata dello Stretto, Maratona degli Etruschi, Coppa Byron) e in virtù del quale anche i master possono affrontare distanze superiori ai 5 km.
La gara del pomeriggio, il miglio ASI, è dedicato al sottoufficiale della Guardia Costiera Aurelio Visalli, tragicamente scomparso nel mare di Milazzo nel marzo 2020, nel tentativo di salvare due giovani in balia delle onde. Non solo una gara di nuoto quindi, ma un momento di profonda commozione per ricordare il gesto eroico di Visalli.
di Annamaria Mangiacasale
Tommaso, le vicende del Sottoufficiale Visalli sono purtroppo a tutti note dalle cronache. Vuoi raccontarci qualcosa in più sulla persona?
Aurelio non era solo un collega, ma un amico. Mai una parola fuori posto, mai un comportamento fuori dalle righe, era un uomo impeccabile. Aurelio era dotato di un umorismo fuori dal comune, un umorismo sottile ed efficace, capace di far ridere chiunque. Generoso ed empatico, era sempre pronto ad aiutare gli altri.
Non parliamo qui solo di una gara di nuoto, ma di un momento di condivisione, raccoglimento, ricordo. Giunti alla II edizione, vuoi parlarci del Memorial dal punto di vista emotivo e del significato che riveste?
Il Memorial nasce come un’occasione per non dimenticare un uomo straordinario. Volevo trovare un modo per ricordarlo ogni anno; farlo attraverso lo sport, il mare ed il sociale è stato il modo che noi abbiamo scelto, modalità da subito condivisa dalla moglie e dai suoi due figli.
Riccardo, il figlio più grande, praticava e pratica ancora oggi nuoto agonistico.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Inutile dire che avremmo preferito non avere un Memorial Aurelio Visalli, ma faremo sempre di tutto per non dimenticare.
La Ulysse non ha inventato le gare di Milazzo, ma si è affiancata nel corso degli anni, come partner FIN, a chi le ha create nel lontano 2012. È stata infatti l’a.s.d. Baia di S. Antonio con Gianfranco Andaloro, Giacomo Raffa e Piero Di Stefano a creare una manifestazione che, nel corso degli anni, ha abbracciato tutte le specialità delle Acque Libere, dal mezzofondo al gran fondo, per approdare infine alla combinazione tra la distanza olimpica del Periplo (10 km) e il Miglio del Memorial Visalli.
Questa formula è stata impreziosita due anni fa dall’attribuzione al Periplo del titolo di “Gara Storica FIN”, riservato a pochissime competizioni in tutta Italia, che ne consente la partecipazione anche ai master nonostante la misura doppia rispetto al limite imposto dal regolamento.
La crescita della Milazzo Marathon è anche legata ad importanti partnership e al patrocinio del Comune di Milazzo e dell’Area Marina Protetta, che ne hanno riconosciuto l’importanza anche ai fini della promozione turistica del centro mamertino attraverso lo sport, elementi che ci rendono molto orgogliosi.
Dal punto di vista organizzativo, la formula 10 km + Miglio richiede un impegno notevolissimo, che affrontiamo insieme agli amici dell’asd Baia S. Antonio cercando di garantire la massima sicurezza ai partecipanti e la regolarità della prova. Il Periplo, in particolare, è una gara in linea con partenza e arrivo dalle due parti opposte del promontorio del Capo, e prevede un numero ingente di mezzi di assistenza, compreso un barcone per i rifornimenti a metà percorso. Gli atleti amano questa gara e hanno da sempre assicurato un altissimo livello tecnico, con duelli che ne hanno fatto la storia.
Speriamo che quest’anno il meteo sia con noi e ripaghi gli sforzi di organizzatori, atleti, barcaioli e ufficiali di gara con una bella giornata.
Andrea, sei tra gli atleti che seguono il Grand Prix sin dalle prime edizioni. Possiamo dire che ti abbiamo visto crescere e, parallelamente, tu hai visto crescere il nostro circuito. Ci vuoi un po’ raccontare da nuotatore di questa avventura e dei cambiamenti che hai attraversato?
Ho visto nascere il Grand Prix; alla sua prima edizione io avevo già 16 anni ed era un po’ di tempo che gareggiavo in Sicilia.
Pur essendo un circuito appena nato, vedevo già diverse differenze rispetto ad altri eventi ai quali avevo partecipato. Non solo da un punto di vista strettamente organizzativo, nel modo in cui i lidi gestivano e accoglievano gli atleti, ma anche dal punto di vista dell’allestimento del campo gara, con l’introduzione del tabellone elettronico e dei chip, che avevo visto ai campionati italiani.
Quest’anno che ho gareggiato un po’ in giro per l’Italia, ho avvertito ancor di più questa differenza. Posso dire che il Grand Prix Sicilia si è evoluto nel corso del tempo, mentre gli altri sono rimasti molto indietro. Questa struttura organizzativa e di promozione del circuito ha portato anche un incremento della partecipazione degli agonisti, che ha consentito al movimento natatorio siciliano di arrivare a certi livelli, diventando sempre più competitivo, fino alla vittoria del Trofeo delle Regioni e alla convocazione in nazionale di alcuni ragazzi.
Questo secondo me è il vero merito del Grand Prix: spingere e coinvolgere molti agonisti a partecipare, rispetto a quanto avviene nel resto d’Italia.
Nasco come nuotatore da piscina, da piccoli si inizia sempre così. Già da quando avevo 12 anni ho iniziato ho iniziato a cimentarmi con le prime gare in mare e a partecipare a qualche circuito di mezzofondo, dove mi sono sempre divertito. Ho però vissuto questo rapporto tra mare e piscina in modo complicato. Avrei desiderato da sempre essere un atleta forte in vasca, cosa che però non mi è riuscita e che mi ha creato un po’ di fastidio, fin quando non ho capito che sono due mondi completamente diversi e che il mio è quello del fondo. Non che mi dispiaccia, per carità! Anzi ormai ho imparato a vivere diversamente le gare in vasca e ad amare le vesti di nuotatore Openwater.
È stato tuo papà (Nino Fazio) a trasmetterti l’amore per il mare o hai solo seguito un’inclinazione naturale?
Il fatto che lui abbia sempre nuotato mi ha sicuramente spinto a praticare questo sport, in particolare poi per quanto riguarda le acque libere. A me nuotare in mare è piaciuto sin da bambino e quando ho iniziato ad allenarmi regolarmente, già da esordiente, mi divertivo molto a nuotare con lui, cercando di batterlo. Nuotare con lui è stato sempre molto divertente e nel corso degli anni mi ha portato a nuotare con più piacere.
È bello condividere con mio padre questa passione, anche se per quanto riguarda gli allenamenti, il nuoto, lo sport in generale, lui è pazzo: pioggia, fulmini, temporali, non lo ferma niente e trova sempre un modo per cercare di allenarsi in qualche modo. Ecco, in questa follia – come mi dice lui – credo di averlo superato. È un lato del mio carattere in cui lui dice di rivedersi molto. Alla fine condividere con lui lo sport e il fatto di nuotare insieme ci ha portato ad avere un rapporto molto stretto e ad essere molto legati. Di questo sono davvero felicissimo.
Cosa ti ha insegnato lo sport?
Lo sport ti insegna tantissime cose. Prima di tutto quanto possa essere bello fare fatica, anche se può sembrare strano dirlo; farla poi con amici, compagni, avversari è divertente. Le sensazioni che si hanno dopo un allenamento fatto bene o una gara in cui hai spinto al massimo e senti di non avere più alcuna energia in corpo, nessun’altra cosa è in grado di fartele provare. Il lavoro duro paga, anche se purtroppo non sempre: ci sono state delle volte in cui, pur essendomi allenato al massimo, non sono riuscito a raccogliere i frutti sperati. Anche la fortuna gioca il suo ruolo, ma bisogna essere altrettanto bravi ad afferrarla e per questo ci vuole molta elasticità mentale. Questa, insieme all’etica del lavoro, sono gli insegnamenti maggiori che ho ricevuto dallo sport.
Conciliare nuoto e studio non è impossibile. Anzi da quando sono andato all’Università mi sono trovato meglio nella gestione del tempo. Andare fuori casa è stato sicuramente uno step importante sia per quanto riguarda la carriera universitaria, che per quella natatoria. Per quanto possa essere più faticoso, sotto certi aspetti, gestirsi da soli è comunque un’esperienza stimolante da più punti di vista e basta sapersi organizzare. In questo lo sport e il nuoto in particolare sono stati degli ottimi maestri.
Come si prepara una 10 km? Ci spieghi quali le difficoltà che si possono presentare nell’affrontare distanze così lunghe, ma anche le emozioni che si provano?
Di base si deve nuotare tanto, ma proprio tanto, tanto, tanto. Altrimenti in mare fra acqua salata e caldo, è facile che ti si “spenga la luce” e non ci si riprende più. Il lavoro di base è quello lungo, di tipo aerobico. A questo bisogna poi affiancare lavori di cambio di ritmo, soglia e VO2. Da atleta e non da allenatore, posso dire che i lavori di soglia sono quelli che mi consentono poi di spingere in queste gare più lunghe.
Cosa si prova? Beh, arrivato a metà gara, se ancora penso che mancano 5 km, un po’ di depressione mi viene. Bisogna vedere anche in che condizioni mentali ci si arriva. È chiaro che la “botta” può arrivare in qualsiasi momento: se arriva dopo i 5 km è gestibile, ma se dovesse arrivare prima è finita! In ogni caso è molto divertente, è una gara molto tattica, con diverse variabili che possono continuamente cambiarne l’andamento. Dal punto di vista dello stress è sicuramente molto pesante.
Cosa posso dire ai ragazzi? Anche se da lontano, li seguo; ai Campionati Italiani abbiamo gareggiato insieme e sanno che comunque ci sono. Mi tengo sempre aggiornato su tutti i risultati e siamo in contatto regolarmente. Sono contento che siano migliorati così tanto e vederli vincere il Trofeo delle Regioni mi ha riempito di gioia. Sono ragazzi cresciuti con me, abbiamo gareggiato insieme per tantissimi anni. Gli dico quindi che io sono qui, sono vecchio, ma non voglio farmi battere. Quindi se vorranno arrivare davanti, avranno da faticare. Del resto è stato sempre così, anche quando vengo battuto, non cedo facilmente alla sconfitta.
Ci vediamo a Milazzo.
Foto: Annamaria Mangiacasale