Questa 10 km maschile l’avrei voluta raccontare parlando di una medaglia azzurra. Ma lo sport è anche questo.
Ci sono i podi e le medaglie e ci sono anche le sconfitte, che fanno più o meno male a seconda di quanto tu ci abbia provato. E non si può certo dire che Simone Ruffini e Federico Vanelli, rispettivamente 7° e 10° in questa terza prova delle acque libere ai Mondiali di Budapest, non abbiamo lottato con tutto quello che avevano in corpo. I due “gemelli” diversi del fondo italiano, compagni di stanza a Roma, entrambi tesserati per la Canottieri Aniene e per le Fiamme Oro Napoli e allenati da Emanuele Sacchi, hanno condotto una gara tatticamente perfetta fino alle ultime centinaia di metri, dove sono mancate le bracciate finali.
La 10 km si dimostra una gara difficile, impegnativa, tattica più che tecnica, di decisioni, coraggio e responsabilità più che di resistenza. Non per niente è la distanza olimpica.
65 partenti sul Balaton, e tutti, o quasi, hanno nuotato in gruppo per buona parte della gara, così come già era avvenuto nella gara di Rio. Botte e calci a non finire, tanto nervosismo e tanti “gialli”, anche Federico Vanelli se ne è preso uno durante il terzo giro per comportamento scorretto. Non ha aiutato nemmeno la calma quasi piatta dello stesso Lago Balaton che lo stesso Vanelli, all’esordio di questi Mondiali, senza onde e correnti particolari come quelle di Copacabana a Rio lo aveva etichettato come poco stimolante e divertente.
Il podio prende forma verso l’ultimo chilometro, con l’americano Jordan Wilimovsky che si allunga a prendere la testa del gruppo e quindi il francese Marc-Antoine Olivier e l’ungherese Kristóf Rasovszky, tallontati dal britannico Jack Burnell fino quasi alla fine della competizione.
All’ultimo giro di boa poi arriva il campione olimpico ed europeo in carica, l’olandese Ferry ‘traghetto‘ Wertmann, che risale con forza fino a toccare la piastra per primo col tempo di 1h51’58”5. Alle sue spalle Jordan Wilimovsky con 1h 51’58”60 e Marc-Antoine Olivier, già vittorioso nella 5 km, con 1h 51’59”20.
Come già detto nulla da recriminare per i due azzuri. Ne è convinto anche il loro coach Emanuele Sacchi:
Hanno interpretato la gara senza sbavature confermando di valere ancora una volta l’elite del nuoto mondiale – spiega – È un risultato che ci da comunque grande fiducia per il prosieguo di questi campionati.
Per Ruffini è stata una stagione particolare, fatta di cambiamenti, di momenti di stop condizionati da fattori esterni. Il marchigiano, campione mondiale della 25 km a Kazan 2015, ha infatti cambiato società militare passando dal Centro Sportivo Esercito alle Fiamme Oro, “Cambiamenti necessari – commenta Simone – che o facevo quest’anno o non facevo più”.
Scrivere qualcosa di carino su una medaglia sarebbe piaciuto un po’ a tutti, ma c’è poco da fare. La 10 km rimane la gara più competitiva. Abbiamo fatto lo stesso posizionamento di Kazan, ma io sono contento perché ho fatto lo stesso risultato con meno allenamento, perché ho passato due mesi in caserma da solo e un po’ ha portato via del tempo e anche a livello mentale tante energie, perché non riuscivo più a trovare questa quadratura del cerchio della preparazione, però piano piano con Emanuele e Alessandro, lo psicologo che mi segue, siamo riusciti a rientrare nel giusto percorso. So di aver dato il massimo fino alla fine. Quando c’è stato il primo strappo sono rimasto un po’ indietro e ho faticato un po’ a rientrare.
Una stagione questa del 2017 un po’ in sordina, con l’assenza di qualche allenamento “ma l’impegno non è mai venuto meno e non sono uno che si demoralizza. Ho ancora la 25 km”.
E se volete finire questo articolo masticando ancora un po’ di delusione ed amarezza leggendo il commento dell’altro italiano Federico Vanelli, vi sbagliate di grosso. Non che il lodigiano, che oramai parla più romano di un romano, non sia deluso, ma per chi non lo conoscesse Vanelli, detto Nello, è uno di quelli che ti fa piangere, ma dalle risate, uno che devi tenere sul comodino nelle giornate di depressione, come una sveglia “che fai taac e tutto si sistema”.
Che gara è stata, gli chiedo via messaggio: “Ero eccitato come una scolaretta fino alla terz’ultima boa. Ero gasato, solo che poi boh, sono rimasto lì” risponde. E poi cosa? Richiedo: “E poi niente, poi ho fatto pesca alla trota, o carpa. Qualche pesce ci sarà giusto? Però almeno ho vinto un’ammonizione, e pure le botte. Che dire, in due ore di gara ho tirato giù tutte le statuine del presepe che neanche un gatto in un sol balzo sarebbe riuscito a fare”. E adesso chi le rimette su le statuine?
E anche questo è modo per digerire la sconfitta e la delusione e guardare avanti per la prossima gara, che forse sarà la staffetta.
Il nuoto di fondo torna domani con la 5 km femminile: in acqua Giulia Gabbrielleschi e Martina Caramignoli.
(Foto: Italfondo)