Disclaimer: se cercate il gossip non continuate, andate altrove che ne trovate a iosa.

Noi da queste parti non ne parliamo da mai, e non iniziamo proprio ora. Se invece volete sapere perché questo libro andrebbe letto, continuate.

E poi fateci sapere.

C’è anche una sola, piccola, possibilità che chi ha fatto uscire i titoloni di questi giorni abbia realmente letto il libro fino in fondo? Onestamente credo di no, e credo che gran parte del mondo sportivo e culturale italiano abbia perso l’ennesima occasione buona per scegliere di tacere invece che far passare un messaggio totalmente sbagliato.

“Oro”, l’autobiografia di Federica Pellegrini scritta insieme a Elena Stancarelli e pubblicata da La nave di Teseo, è tutto tranne che un libro di gossip ed aneddoti morbosi, come invece molti ci vogliono far credere. Provo a spiegarvi perché.

C’è una bella differenza tra il pubblicare un memoriale contenente una serie di episodi più o meno conosciuti e dal contenuto pruriginoso, per il semplice scopo di attrarre titoloni, e invece raccontare una storia per dare un messaggio più ampio. Ed è proprio quest’ultimo il motivo per il quale “Oro” andrebbe letto tutto, dall’inizio alla fine, prima di sparare a zero e pubblicare strilli di storie trite, ritrite e di poco interesse.

Anche se mi rendo conto che per la grande maggioranza della popolazione italiana 200 pagine sono un’immensità, vi assicuro che un appassionato di nuoto, di sport e di vita le leggerà tutte d’un fiato. È il risultato di una scelta editoriale ben precisa ed apprezzabile, quella di non dividere il racconto in capitoli ma di esporlo tutto in un unico e trascinante flusso, nel quale la protagonista si racconta in prima persona andando avanti ed indietro con la memoria, ripercorrendo la sua vita sportiva e di donna, accompagnando per mano il lettore durante il viaggio.

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Dagli esordi nella piscina vicino casa fino alle vasche Olimpioniche, Federica Pellegrini ci racconta la sua vita che è allo stesso tempo intensa e ripetitiva, spericolata e noiosa, eccezionale e normale.

Si tratta della storia di una ragazza dal talento straordinario e dalla altrettanto straordinaria disciplina, che viene catapultata nel mondo dei grandi da giovanissima, esaltata e mortificata con la stessa velocità, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ininterrottamente dai quindici ai trentatré.

Se provate a sgombrare la mente dai pregiudizi, tuttavia, quella di Federica Pellegrini è la storia di una ragazza normale, che come tutte gli adolescenti vive di alti e bassi, di amori folli e delusioni scottanti, di litigi ed amicizie, senza mezze misure. E che come tutti cresce, matura, sbaglia e impara, cade e si rialza. Con la piccola differenza che lei lo ha dovuto fare sempre sotto i riflettori, gestendo una carriera che da subito è stata di altissimo livello, con aspettative incredibili e giudizi sempre molto severi (anche da chi, in teoria, avrebbe dovuto solo sostenerla). Non un affare semplice.

Provate quindi a inserire il racconto degli amori e dei litigi in un quadro più generale ed ampio: non ci sta svelando quegli aneddoti per fare click e vendere qualche copia in più (come invece fa praticamente chiunque), ma semplicemente perché per capire la vita di una persona bisogna raccontare tutto ciò che in qualche modo la ha influenzata.

Se Federica Pellegrini ha le spalle larghe non è solo per le migliaia di chilometri nuotati, ma anche per le infinite volte in cui ha dovuto sorreggere pressioni che nessun’altra atleta ha mai dovuto sostenere in Italia, combattendo spesso da sola in mezzo a schiere di sapientoni saccenti e presuntuosi che pretendevano di spiegarle la vita, dall’esterno.

Di guide, invece, ne ha avute poche, ma buonissime. Qualche allenatore, la famiglia, e infine un amore: se le è fatte bastare, e i risultati parlano per lei.

Ci hanno raccontato che era una donna impulsiva e a volte anche incomprensibile, ed invece le sue scelte sono state sempre di testa oltre che di cuore. Ci hanno detto che prima era troppo giovane, poi troppo viziata ed infine troppo vecchia, ed invece era un mulo in allenamento ed un cyborg in gara. Ci hanno assicurato che era finita, ed invece ha vinto e rivinto fino alla fine; che andava forte per i costumoni, e invece è stata tra i pochi ad esserci prima, durante e dopo; che le giovani l’avrebbero battuta, e invece il suo record del mondo è ancora lì, dopo tre lustri, splendido come nell’estate di Roma 2009.

Ha avuto dei fidanzati? Come tutti. Ha litigato con gli allenatori? Come tutti. Si è innamorata, ha bevuto, ha fumato? Come tutti. Ha emozionato, ispirato e vinto. Come pochi.

Per una volta provate a immergervi in una storia vera, farvi ispirare o semplicemente rivivere gli anni più belli del nuoto italiano. Leggete “Oro” fino in fondo: fidatevi che funziona.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4