Si è conclusa l’edizione numero trentasette dei Campionati Europei di nuoto, la manifestazione continentale più antica al mondo (dal 1926), che quest’anno si è svolta per la prima volta in Serbia, al centro sportivo Milan Gale Muškatirović di Belgrado.

Nonostante la concomitanza con il Settecolli, il trofeo più antico al mondo (dal 1963), e la vicinanza con le Olimpiadi, molti big hanno comunque deciso di partecipare agli Europei. Il livello medio non è stato eccelso ma non sono comunque mancate le prestazioni degne di nota.

Uomini

Il titolo di MVP della manifestazione va indubbiamente a David Popovici. Intorno allo stato di forma del campione romeno si era fatto un gran discutere, soprattutto dopo che aveva disputato un 2023 non all’altezza del 2022 stellare. Ma con l’avvicinarsi dei Giochi, Popovici ha dato una netta sterzata alla sua condizione, presentandosi a Belgrado in forma smagliante.

Nei 100 stile ha nuotato 46.88, a 8 centesimi dal record del mondo e a 2 dal suo personale, e nei 200 stile ha ottenuto la quinta prestazione all-time in 1.43.13. Sono crono che lo rimettono pesantemente al centro del discorso, ponendolo nella posizione di favorito per l’oro Olimpico, nei 100 insieme a Pan Zhanle e nei 200 (forse) in solitaria.

Oltre ai risultati, la sua nuotata è sembrata finalmente quella dei tempi migliori, leggera ed elegante proprio come a Roma 2022, una bellissima notizia per lui e per tutti gli appassionati di nuoto.

L’altro big in gara era Kristóf Milák, che per un periodo era stato addirittura segnalato come inattivo, alle prese con problemi di salute mentale. L’ungherese si deve essere comunque allenato, perché il 50.82 nei 100 e l’1.54.43 nei 200 delfino sono risultati tutt’altro che deludenti, anzi forse un pò inattesi. In chiave Olimpica, Milák va tenuto in considerazione in entrambe le distanze, e grazia al suo ritorno (e quello di Dressel) la gara dei 100 rischia di diventare uno dei piatti forti dell’intero programma.

A Belgrado c’è stato anche il boom di Apostolos Christou, che ha nuotato i 100 dorso in 52.23, notizia che è risuonata fino a Roma e Indianapolis. Visto che il discorso ci interessa da vicino, in questa stagione i 100 dorso sono messi così: Ryan Murphy 52.22, Apostolos Christou 52.23, Thomas Ceccon 52.27, Xu Jiayu 52.39. Oro a Parigi sotto i 52, e non è detto che basti.

Poi qualche bella prestazione, in ordine sparso: Oleksandr Zheltiakov (2005) 1.55.39 nei 200 dorso, Melvin Imodu 58.84 nei 100 rana, Apostolos Papastamos 4.10.83 nei 400 misti.

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Si è portata a casa due vittorie individuali anche l’altra star dell’Europeo, Anastasia Gorbenko, 2.09.35 nei 200 e 4.36.05 nei 400 misti: al Mare Nostrum era andata più forte, e ci si aspetta da lei una crescita maggiore per avere chance di finale a Parigi.

Medagliere e livello generale

L’Ungheria era la vera potenza a Belgrado, la nazione sicuramente più rappresentata e strutturata, e ha dominato il medagliere finale con 27 podi totali (10-9-8), 10 in più della Grecia e 20 in più di Israele. Un oro solo per la Serbia padrone di casa, ottenuto nella 4×100 stile maschile, mentre sono state 22 le Nazioni totali a medaglia, 2 in più rispetto a Roma 2022 (nonostante l’assenza completa di Italia e Paesi Bassi).

Sul livello generale va fatta una considerazione: il vincitore di Roma 2022 è andato quasi sempre più forte di quello di Belgrado 2024, 17 volte su 20 tra i maschi e 16 su 20 tra le femmine, a testimonianza del fatto che molti big hanno scelto altre strade (Settecolli o preparazione diretta verso le Olimpiadi). Quale sarà quella giusta ce lo dirà il tempo.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4