Dieci giorni dopo gli Assoluti vi sembrerà quasi inutile questa pagina di diario. Forse anche anacronistico.

Perdonate quindi la sottoscritta per non aver preso in mano subito la situazione. A mia giustifica posso dirvi che 5 giorni di Campionati Italiani sono così pesanti, più che fisicamente mentalmente, che c’è bisogno di altrettanto tempo per smaltire la sbornia da cloro.

Poi si sa, sono arrivate le feste, la Pasqua, la colomba, le grigliate con gli amici…

Pensate che mi sia già dimenticata di quei 5 giorni di campionati?

Va bene che l’età avanza per tutti, ma ci sono cose che proprio è impossibile dimenticare. Avrei voluto scrivere un resoconto al termine di ogni giornata, ma con i miei ritmi di lavoro mi sarebbe stato impossibile farlo ogni giorno.

Quindi a questo punto ho pensato di elencare semplicemente i miei momenti più significativi.

Il Top? I 1500 stile libero uomini.

O meglio la faccia di Gregorio Paltrinieri quando è arrivato sul bordo vasca. Quante parole sono state sprecate su di lui prima di quella gara: “non è in forma”, “si è fatto battere da Detti”,  ho sentito anche un “si è montato la testa”, “troppi impegni televisivi!”, “allenamento sbagliato”!

Insomma tutti giudici a bordo vasca, addetti ai lavori, giornalisti, tifosi, simpatizzanti, che, per carità con pieno diritto di esprimere la propria opinione, avevano già sentenziato il “declino” post olimpico di Greg.

E lui che fa? Arriva a bordo vasca, sale sul blocco, ci guarda tutti, ma proprio tutti con un ghigno sardonico come per dirci: “Ah sì? E’ questo che pensate di me?”.

Non provocatelo il “Drago” Greg, perché alla fine della fiera lui il 14’37″08  lo nuota senza troppi problemi. Mentre tanti di noi sono ancora lì a cercare di rincorrere le tante parole gettate al vento.

È sempre Gregorio il protagonista del secondo momento più bello.

Ora posso dirvelo: finalmente dopo 4 anni, come dice lui “il cerchio si è chiuso”. Vi ricordate – se no leggete QUI – che vi avevo raccontato che nel 2013 avevo offerto a Gregorio una coppa di gelato, sempre a Riccione, durante una serata in cui aveva espresso il desiderio di affacciarsi al nuoto in acque libere?

E che aveva promesso che avrebbe ricambiato quando sarebbe diventato qualcuno? Aspettavo questo momento da 4 anni.

Così la seconda sera di questi assoluti, mentre già ero in libera uscita con i ragazzi del fondo (leggi dopo), in modo del tutto fortuito e quando oramai stavamo per andarcene, ecco che arriva il ragazzotto di Carpi. Proprio lì, nella stessa gelateria di allora, con la stessa coppa gelato di allora, con lo stesso “testimone” Matteo Furlan il cerchio si è definitivamente chiuso!

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Ritorniamo a quella sera, a quella gelateria, e alla compagnia dei fondisti per raccontarvi il terzo momento più bello: la “libera” uscita con quei pazzi del fondo.

C’erano un veneto, Matteo Furlan, un romano, Francesco Bianchi, e un lombardo, Federico Vanelli. Potrebbe sembrarvi l’inizio di una barzelletta, e lo è davvero, perché non ho fatto altro che ridere per tutta la sera. In realtà doveva essere un incontro serio perché i ragazzi dovevano aiutarmi a capire come fare per dare un po’ più di visibilità a un settore che non si fila quasi nessuno.

Alla fine non si poteva non ridere di Federico Vanelli, travestito da dinosauro, camminare tra le montagne innevate di Livigno durante l’ultimo collegiale. E forse è proprio questo che più mi piace: il sapersi non prendere troppo sul serio anche dopo ore e chilometri di allenamento intensivo.

Rientriamo in piscina.

Al quarto posto racconto le gioie inaspettate: il brivido provato con il primo record italiano di Nicolò Martinenghi: e chi se lo aspettava il 26″97 nei 50 rana così di prima mattina!

E la gioia per  il record italiano di Matteo Restivo nei 200 dorso (1’56″55).

Sarà che forse per entrambi il baffetto da guascone porta fortuna? No, qui la fortuna centra ben poco!

­­C’ho pensato un po’ se raccontare di questo episodio invece, che metto al quinto posto dei momenti più significativi, anche al negativo. Poi ho pensato che raccontare solo il bello non è giusto.

Così vi dico che sono rimasta molto delusa quando i 100 dorso femminili sono stati vinti dalla giovane Tania Quaglieri con il nuovo record italiano cadette e dalle tribune ho sentito solo quasi un “oh” di delusione per il terzo posto di Federica Pellegrini.

Mi sarei aspettata applausi esaltati per la prima vittoria assoluta di una giovane promessa del nuoto, e invece ho potuto notare che era molto più interessante la “controprestazione” della campionessa su una specialità che molto probabilmente non era stata preparata.

Facciamo infine spazio agli abbracci, come ultimo momento anche se ovviamente il più importante.

Quando si conoscono le persone, si parla con loro, si vive con loro un determinato momento è sicuramente comprensibile empatizzare con le loro emozioni. In tv non si vede quanto lavoro, quanta fatica e quanta gioia si possono nascondere dietro ad ogni risultato. Ve lo possono raccontare, ma poi quando escono dalla vasca, attraversano la zona mista, passano in mezzo a decine di persone puoi provare a scrutare i loro sguardi e allora capisci lo stato d’animo che stanno provando.

Due abbracci mi tengo stretta al cuore quest’anno. Essere obiettive con Marco Orsi è difficile.

È un caro amico da tantissimi anni. L’ultimo poi è stato di gran lunga quello più difficile e per questo avrei voluto che potesse riuscire a prendersi una sacrosanta rivincita sul destino. I risultati invece parlano chiaro. E quando l’ho abbracciato al termine della gara mi sono lasciata andare ad un pianto liberatorio. Perdonatemi. Non sono una disfattista. Sono solo sensibile, ma anche portata a sperare fino all’ultimo che il Bomber ritorni a essere quello di sempre, e perché no, anche più forte.

Il secondo abbraccio più bello l’ho riservato al termine dei 1500 stile libero donne a Giulia Gabbrielleschi.

A parte che tre giorni prima mi aveva salvato la vita dandomi dei sali minerali, senza i quali non sarei sopravvissuta alla momentanea e straordinaria battaglia che stavano disputando le mie ghiandole sudoripare.

 

Ma la cosa bella è averla vista realizzare l’obiettivo che si era prefissata, e per il quale ha lottato non senza paure. Ma le paure si vincono e per questo sono stata fiera di lei da scoppiare in lacrime…

Tutte le volte che ai miei amici dico che vado a Riccione ai Campionati Italiani di nuoto mi prendono in giro solleticando la loro goliardica invidia: “Che bello, vai in vacanza al mare!”.

Non hanno poi così torto. Alla fine il mare per me è la piscina, e se anche lavoro dalle 8.30 del mattino fino alle 20.30 della sera, davanti ad un computer e su e giù dalle scale e per il bordo vasca, non posso non ammettere che è una delle cose più belle che faccio.

Foto: Laura Binda