Un famoso e anche inflazionato adagio dice: “Non importa quante volte cadi ma quante ti rialzi”.

Ai Giochi del Commonwealth si è visto qualcosa che ha a che fare proprio con questo.

Oggi terminano i Giochi del Commonwealth 2022, una manifestazione a noi un po’ distante ma che viene vissuta con enfasi e trasporto nei paesi anglosassoni, al pari – e forse anche qualcosa in più – di come noi possiamo interpretare un Campionato Europeo. Basti pensare che ci sono atleti di primo piano che hanno deciso di saltare a piedi pari il Mondiale di Budapest ma di partecipare e finalizzare la preparazione a questo appuntamento (Emma McKeon), ed altri che hanno dichiarato che vi avrebbero nuotato anche zoppi (Adam Peaty).

Si tratta di un evento che viene storicamente dominato dagli australiani, che hanno la nazionale nettamente più competitiva tra quelle partecipanti, complice anche il fatto che il Regno Unito gareggia con Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord come realtà singole. Spesso le gare sono di buon livello medio, con qualche picco in alto e qualche delusione, ma in generale molto godibili. Quello che ci arriva, tramite i video reperibili sui social, ci dà la sensazione di entusiasmo e pathos dei grandi eventi.

Insomma: io i Giochi del Commonwealth me li vedo volentieri.

Ai Commonwealth 2022 sono successe alcune cose davvero interessanti. Su tutte, il record del mondo nella 4×200 donne, nella quale le australiane hanno migliorato il limite imposto lo scorso anno dalle cinesi a Tokyo abbassandolo a 7.39.29, infrangendo così per la prima volta il muro dei 7.40. D’altronde, con una formazione stellare composta da Wilson (1.56.27), Melverton (1.55.40), O’Callaghan (1.54.80) e Titmus (incredibile 1.52.82, la frazione più veloce di sempre), era prevedibile un exploit simile.

Resta elevata la sensazione che, parlando di “Caduta degli dei”, il record del mondo di Federica Pellegrini nei 200 stile possa presto essere abbassato da Ariarne Titmus, che nella gara individuale si è fermata a 1.53.89.

Ma il nuoto non è solo uno sport da prestazione e fermarsi alla lettura semplice del cronometro ci potrebbe far perdere aspetti interessanti della disciplina, sfaccettature che a volte ci raccontano di più della semplice classifica finale.

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Adam Peaty

Per esempio, potremmo venire ingannati dalla pura lettura del podio dei 100 rana, dove troviamo vincente James Wilby, seguito dagli australiani Stubblety-Cook e Williamson. Solo scorrendo la classifica vediamo al quarto posto Adam Peaty, con un tempo (59.86) che fatto da lui fa strabuzzare gli occhi.

Bisogna però andare oltre, e guardare la gara: Peaty ha dominato per 75 metri, andando in crisi a 20 metri dal traguardo, quando i muscoli hanno iniziato ad abbandonare cuore e testa del campione inglese facendolo improvvisamente sembrare un insetto nella marmellata. Nemmeno a dirlo, il più dispiaciuto della défaillance è stato Adam stesso, che ha affidato ai social una sorta di lettera di scuse (!) verso i suoi fan, che nascondeva oltre alle solite parole motivazionali, anche un vero e proprio disappunto per aver tradito la fiducia che gli inglesi avevano in lui. Quale miglior modo di recuperarla se non con una vittoria due giorni dopo, nei 50?

Le sue parole sono perfette: “Ho toccato il fondo qualche giorno fa, questo è lo sport. Ho cercato di recuperare, di lasciarmi trasportare dal tifo, e questo è il risultato. Questo oro è l’unico che non avevo mai vinto in carriera e farlo così, dopo la sconfitta nei 100, lo rende ancora più dolce.”
La sua esultanza rabbiosa, nascondeva un messaggio nemmeno troppo velato (leggete il labiale) a chi ne aveva già recitato il de profundis.

Emma McKeon

Più strana la situazione di Emma McKeon, atleta che si presentava ai Giochi in corsa per diventare la più vincente di sempre nella manifestazione e che, puntualmente, ce l’ha fatta.

Il suo percorso, tuttavia, è stato meno lineare di quanto si possa pensare: agli ori ottenuti nelle staffette (dove l’Australia ha vita relativamente facile) e nei 50 stile e farfalla, ha alternato un secondo posto nei 100 farfalla, battuta dall’Olimpionica MacNeil, un terzo nei 100 stile, dove è addirittura arrivata terza, battuta da due compagne di squadra.

Non sembra la McKeon delle migliori occasioni, forse ancora in ripresa dopo le fatiche Olimpiche o più probabilmente proiettata alla programmazione del prossimo biennio, ottica che pone questi Giochi come una semplice tappa di passaggio. Ma l’orgoglio della campionessa, comunque, non le ha permesso di fallire nell’obiettivo di rimpinzare il suo personale medagliere.

Kyle Chalmers

Chi ha veramente scosso le acque della tranquillità del Commonwealth è Kyle Chalmers. Il campione Olimpico di Rio 2016 è stato protagonista di una fastidiosa storia andata alla ribalta dei media soprattutto australiani, che lo vedeva coinvolto in un presunto triangolo sentimentale con Emma McKeon, sua ex compagna, e Cody Simpson, attuale fidanzato di lei e rookie della nazionale aussie.

Tra le varie cose tirate in ballo, l’unica che ha vagamente a che fare con lo sport è relativa alla premiazione della 4×100 stile mista, nella quale Chalmers e McKeon hanno nuotato insieme: sembra che Chalmers non abbia adeguatamente festeggiato l’oro con la ex fidanzata e che i due si siano un po’ ignorati sul podio. Ma quanti di noi sono migliori amici con il proprio ex? Rimanendo sul fatto sportivo, visto il risultato non è in discussione il fatto che i due abbiano messo il 100% nella gara in questione, visto che l’Australia ha vinto l’oro.

Il problema è che La vicenda ha fatto talmente tanto parlare che ha in qualche modo avuto più clamore dei risultati sportivi in sé. Chalmers ha reagito con un lungo post su Instagram, uno sfogo ben accolto da molti colleghi (commento di Peaty: “Fuck them brother, you are the man and always will be stay strong champ”) e un po’ meno dalla stampa, che si sa in queste cose ci sguazza. La miglior risposta, alla fine, è arrivata ancora dalla vasca: un 100 stile dominato dall’australiano e celebrato portandosi il dito alla bocca, per zittire tutte le malelingue.

Cadere e rialzarsi, perdere e combattere, fallire e riprogrammare, insomma: essere sportivi.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4