Anche nel mercoledì che segue di poco il Blue Monday, cioè il giorno più triste dell’anno, Fatti di nuoto Weekly è presente per tenervi aggiornati sul mondo del nuoto e dintorni.

E cosa c’è di meglio che qualche breve news sul vostro sport preferito per risollevarvi la settimana?

Chi va in ritiro…

Il periodo è quello giusto, le gare sono lontane e le vacanze pure, quindi molti degli atleti di punta del nuoto sono in ritiro da qualche parte per mettere più fieno in cascina possibile. C’è chi è al freddo di Livigno e chi al caldo del Mar Rosso ma anche chi è a Ostia, ed è proprio sul gruppo di velociste e duecentiste in raduno al Centro Federale che vorrei soffermarmi.

Si tratta del progetto che più di tutti è necessario per rilanciare il settore del nuoto italiano maggiormente in difficoltà negli ultimi anni, quello che meno ha saputo mettere in atto un ricambio generazionale efficace. È dal dopo Pellegrini, infatti, che si cerca di ritrovare una spinta vitale che possa far riemergere le nostre staffette femminili e riportarle ad un livello di competitività mondiale che, da troppo tempo, manca.

Fa quindi piacere vedere una ventina di ragazze convocate per allenarsi sotto gli occhi del DT e degli analisti della Nazionale; l’obiettivo a medio termine è la qualificazione per Parigi 2024, quello a lungo ricreare un volano di un movimento che per ora è fermo.

… e chi si ritira

Come Robert Glință, dorsista romeno che è stato il migliore della sua nazione per anni – almeno fino all’arrivo di Popovici – e che nel palmarès vanta sei medaglie europee ed un bronzo mondiale, che appenate la cuffia al chiodo a soli 26 anni.

Una scelta in controtendenza rispetto a molti suoi colleghi, nuotatori e non, che cercano di prolungare spesso oltremodo la carriera, ma che rispecchia il carattere e la personalità di un atleta che si è sempre presentato in modo elegante e garbato.

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Delle TYR Pro Series o del nuoto in generale

Ci ho provato eh. Ho guardato due pomeriggi di Pro Series su YouTube, mi sono impegnato a seguire batterie e finali, mi sono anche divertito alla ricerca dei nomi più strani e delle nuotate migliori, ma non posso negare di essermi a tratti annoiato a morte. Non scopro certo l’acqua calda se riconosco il gap incolmabile che c’è tra il nuoto e la grande maggioranza del resto degli sport dal punto di vista televisivo.

Lasciamo perdere gli sport di squadra, perché ormai tutti i “giochi” tendono ad essere più un prodotto per gli schermi che una competizione agonistica, per naturali motivi di vendibilità pubblicitaria. Lasciamo perdere lo sci, che ha trovato da anni una dimensione televisiva invidiabile, così come gran parte degli sport invernali, fondo e biathlon in primis. Lasciamo perdere tutto il mondo dei motori, le freccette, il poker, la boxe… lasciamo perdere tutto, insomma. Perché è veramente dura trovare uno sport che, al di fuori dei grandi eventi, si venda peggio del nuoto.

Anche la TYR Pro Series, che rappresenta il principale circuito di gare statunitense al di fuori dell’ambito universitario, è davvero confezionata male, visivamente poco invitante, senza alcun racconto intorno e senza un minimo di pathos: una serie infinita di numeri e classifiche che, diciamocelo chiaramente, ha poco di imperdibile.

Quindi le domande sono: quanto nuoto guardate in TV? Quanto di questo è al di fuori di Mondiale ed Europei? Quanto ne viene proposto? E perché così poco?

Probabilmente stiamo parlando di budget diversi, ma vi ricordate cosa ha fatto Amazon con i Trials Australiani? Ecco, quello è il punto di partenza se vogliamo un nuoto futuribile.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4