Come si può sostenere un figlio che sviluppa passioni diverse e apparentemente inconciliabili tra loro? È meglio spingere un figlio verso una strada precisa o lasciarlo scegliere in autonomia? È più importante la scuola o lo sport? Questi alcuni dei quesiti di fronte ai quali ogni genitore si trova lungo il cammino di crescita del proprio figlio, soprattutto se si tratta di un atleta.

Lo hanno testimoniato i genitori di un atleta di altissimo livello come Lorenzo Zazzeri, in un incontro con Gonzaga Sport Academy, raccontando alcuni dei passaggi fondamentali della loro esperienza di mamma e papà di un medagliato Olimpico.

Quali sono i segreti di una storia di successo?

Tanto per cominciare, libertà di scelta, sempre: “Io sono un appassionato di calcio, ma quando c’è stato da decidere per Lorenzo non l’ho mai spinto, ho assecondato la sua passione e le sue volontà, anche se non erano vicine alle mie”, dice papà Zazzeri, con un pizzico di orgoglio. Facile, direte voi, visto che la scelta si è poi rivelata felice, ma lasciare che le passioni dei figli prendano vita da sole è tutt’altro che scontato.

Anche perché la vita da atleta e studente è decisamente complicata. “Che l’Italia non sia ancora arrivata ad investire nello sport come succede altrove e assurdo. Sembra che scuola, società e sport siano ingranaggi non oleati”, lo dice mamma Zazzeri che è insegnante di educazione fisica e conosce il tema molto da vicino.

Anche Lorenzo, come molti sportivi studenti, ha dovuto conoscere l’ostracismo di certi professori, non proprio favorevoli alla pratica sportiva. Quegli anni al liceo, però lo hanno reso l’uomo che è ora, ed è proprio lui a raccontarcelo: “La capacità nel coniugare università, nuoto e arte la devo soprattutto agli anni del liceo, nei quali dovevo coniugare l’allenamento della mattina, la scuola, ancora la piscina e infine lo studio. Oggi grazie a quegli anni riesco a gestire tutto.”

Ma è vero che lo sport è anche una palestra di vita?

Secondo Zazzeri, sì: “Chi fa sport ha molte più possibilità di ricoprire posizioni di successo anche nel lavoro e nella vita. All’università ho sempre affrontato gli esami con tranquillità e serenità. Lo sport ti aiuta a saper affrontare situazioni nella vita in modo più consapevole, anche gli insuccessi. Chi ha fatto sport e molto più abituato a gestirli.”

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Lorenzo e la sua famiglia non solo consigliano lo sport, lo raccomandano: “Rinunciare allo sport per lo studio è una scusa, significa che non hai ambizione, non hai il sogno di fare lo sportivo. È una cosa normalissima ma ci vuole più sincerità ed onesta nell’ ammettere quali sono le proprie intenzioni.”

Lorenzo ha poi raccontato la sua disavventura recente, quello stop di cinque mesi dovuto a valori del sangue trovati fuori posto in seguito ad uno schock anafilattico, e la sua grande voglia di tornare in Nazionale, della quale ci svela un segreto: “Quando sono entrato io in nazionale, sei o sette anni fa, c’era chi faceva la primadonna, sia tra i maschi che tra le femmine. Ora questa cosa non c’è più. Non ci sono invidie e gelosie e i giovani vengono accolti e coinvolti naturalmente.”

La chiusura è affidata al babbo, che giustamente si coccola il figlio ed i suoi successi:

“L’affetto per Lorenzo è enorme in città. Dopo la medaglia di Tokyo, a Firenze per un anno non ho pagato un caffè in un bar!”

Foto: Fabio Cetti | Corsia4