“Sottovoce, piano piano” una citazione che vale anche per il medagliere. Il cognome sembra onomatopeico o con una parte finale che richiama immediatamente a un mezzo destinato a produrre velocità. Per volare. Anche sull’acqua quindi.
Lo IU Natatorium at IUPUI ha prodotto una nuova notte di finali e sorprese. Aperte dal Martinenghi e concretizzate da Deplano.
Nicolò Martinenghi nella finale 200 rana, nella distanza che lo aveva rivelato, rimane di legno. Non ha funzionato la fuga, dettata dalla sua attuale maggior predisposizione a 50 e 100 metri, e relativo “venitemi a prendermi se siete capaci”. Ne sono stati capaci gli americani Roy e Whitley (2’10”77- 2’10”82) e l’aussie Stubblety–Cook (2’10”90) che hanno occupato il podio con l’azzurro autore comunque del nuovo p.p. in 2’11”53, confinato ad applaudire (solo per sportività) il trio dalla tribuna.
Non sfuggono a Rikako Ikee i 50 farfalla che l’aveva già messa in primo piano tra gli assoluti. La giapponese non fa prigionieri, migliora il limite mondiale di categoria che già le apparteneva con 25”46 e tanti saluti alla svedese Junevik e alla canadese Smith a 72 e 76 centesimi.
Mona Lucille Mc Sharry dopo aver imparato a scrivere tutto il nome solo in terza elementare, fornisce una lezione di rana alle anglosassoni d’oltreoceano. Non sarà una Meilutyte, ma dopo 1’07”61 che le aveva permesso di vincere gli euro junior a Netanya replica l’oro con 1’07”10 smontando le velleità della canadese Knelson (2001) e l’americana Bartel. La nota sulla gara viene da Anastasia Makarova classe 2003 irrilevantemente 6^ con 1’09”65 ma 1’08”47 in semi.
Ripresasi dallo shock squalifica con la staffetta, la magiara Anja Kesely scambia con Delfina Pignatiello il gradino alto su cui sembra abituata a salire nelle gare lunghe dell’ stile libero. Per il titolo un “pacifico” , si fa per dire, 4’06”72.
Tutto previsto nei 200 misti. Chi poteva aggiudicarselo se non un esponente del Sol Levante? In realtà la gara si è rivelata meno scontata del previsto ma Miku Kojima ha centrato l’obiettivo in 2’12”42.
Il nuovo miglior interprete globale dei 50 si conferma Michael Andrew. Vincitore e recordman delle distanze, copia di nuovo il 21.75 già espresso in qualifica, in una finale senza storia precedendo il francese Grousset e il nostro Alessandro Deplano velocista dell’Esseci Calenzano (Firenze) e quindi interprete della nouvelle vague del capoluogo toscano. Uno che cresce con il passaggio dei turni, in cui riesce sempre a nascondersi come ci ha fatto vedere anche all’Europeo di categoria vinto a Netanya.
Parlando di Andrew come interprete globale non è a caso visto che il copia e incolla è stato applicato anche sui 50 dorso. Unico sotto i 25” copia il 24”63 della batteria sistema tutti, belli e brutti.
La sorpresa che stava riuscendo nella 4×100 stile libero mixed è riuscita nella 4×200 maschile. L’Ungheria si mette alle spalle il quartetto USA bruciandolo con 7’10”95 di un centesimo, chiaramente a ritmo di wrj. Terzi ma competitivi i russi distanziati di 44/100, poi il vuoto.
Dalle semifinali arriva la notizia che non volevamo sentire, ovvero che Tania Quaglieri con 28”78 manca per 8/100 la qualificazione alla finale che sembra una questione già riservata ad una sfida USA Japan e Canada.
Quattro i centesimi di troppo anche per Alberto Razzetti che chiude i 50 farfalla (come Tania) in decima posizione con 24”20.
Dimenticavo… il miglior tempo è stato stabilito con 23”27, neanche a farlo apposta, da Andrew. Pare stia distribuendo autografi a tutto spiano.
Anziché siglare la propria firma, lascia l’acronimo Indy2017-Q-CR-WJ.
(foto copertina: Federnuoto.it)
(foto articolo: FINA | Facebook – Fabrizio Fogliani | Corsia4.it)