Il nostro percorso attraverso la storia dei record del mondo passa per i 400 stile libero, gara dall’albo d’oro denso di campioni e nomi storici del nuoto.

Come per esempio quello di Ian Thorpe, che ha dominato e rivoluzionato la distanza negli anni 2000 e che si è visto superare nella graduatoria di un solo centesimo da Paul Biedermann (e soprattutto dai costumi in poliuretano).

Ma i 400 sono anche gara di Federica Pellegrini, prima donna sotto i 4 minuti (sempre con costumone) e di Katie Ledecky, dominatrice recente del mezzofondo in vasca, e di moltissimi altri nomi pesanti del nuoto tra le corsie.

Buona lettura!

di Nuotofan

Iniziamo con un tributo alla nuotatrice danese Ragnhild Hveger, che ha migliorato per ben otto volte il record mondiale dei 400 stile libero e, dopo l’argento Olimpico nel 1936, non ha potuto gareggiare alle Olimpiadi nel suo periodo migliore.

Agli Europei di Londra 1938 la Hveger dominò i 400 stile libero in 5.09.0, mentre la gara maschile fu vinta dallo svedese Bjorn Borg (ispirato dai vicini campi di Wimbledon 😅) in 4.51.6: delta percentuale ad un minimo del 5,967% (valore che ritroveremo alla fine del racconto, per chi ci arriverà…).

La Hveger stabilisce il suo ottavo WR nel 1940 in 5.00.1, e la differenza percentuale rispetto al WR maschile di Jack Medica si attesta al 7,7%.

Alle Olimpiadi di Tokyo 1964 il grande Don Schollander stabilisce il WR maschile nuotando 4.12.2, che va confrontato con il 4.39.5 di Marylin Ramenofsky: il delta è salito al 10,8%.

Alla fine degli anni ’60 la statunitense Debbie Meyer imprime una decisa accelerazione al WR femminile, che porta dal suo 4.32.6 nuotato nel 1967 a 4.24.3 nel 1970. Nello stesso 1970 lo svedese Gunnar Larsson vince l’oro agli Europei di Barcellona con il nuovo WR di 4.02.6: siamo all’8,9% di differenza.

Tappa obbligata è il 1972 delle Olimpiadi di Berlino, dove Shane Gould è protagonista e nei 400 stile libero fissa il nuovo WR a 4.19.04. Lo statunitense Kurt Krumholz era arrivato ad un soffio dalla soglia dei 4′ ai trials con 4.00.11, per cui il delta scende ancora al 7,9%.

Il quadriennio successivo è di grande fermento in campo maschile; dopo che Rick Demont è stato il primo uomo a scendere sotto i 4′ con il suo 3.58.18 ai Mondiali di Belgrado 1973, Tim Shaw è artefice di ripetuti miglioramenti fino a 3.53.31. L’ultima parola però è di Brian Goodell che si laurea campione Olimpico a Montreal 1976 in 3.51.93.
Tedesche dell’est dominatrici in campo femminile e Petra Thumer campionessa olimpica 1976 con 4.09.89: siamo al 7,7% di differenza.

Come si è più volte visto, negli ultimi anni del ’70, e in particolare agli incredibili Mondiali 1978 disputati a Berlino Ovest, si hanno risultati straordinari in campo femminile.
Dopo che nel 1977 la Thumer si è ulteriormente migliorata a 4.08.91, è l’australiana Tracey Wickam a scrivere una pagina storica vincendo l’oro ai Mondiali 1978 in 4.06.28, crono che va confrontato con il WR di 3.51.56 stabilito da Goodell nel 1977: siamo ad un misero 6,4% che si riduce ancora (6,2%) se lo si confronta con il 3.51.94 che è servito al giovane Vladimir Salnikov a laurearsi campione mondiale in quei Mondiali di Berlino Ovest.

Salnikov, da campione mondiale in carica, si prende anche il WR nel 1979, nuotando 3.51.41 e lo migliora in tappe successive fino al 3.48.32 (suo sesto WR nei 400 stile libero) del 1983.

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Il grandissimo record della Wickam verrà migliorato solo dopo 9 anni, da Janet Evans che nel 1987 nuota 4.05.45.

Le Olimpiadi di Seul 1988 vedono l’attesissimo confronto tra la Evans e le tedesche dell’est, in particolare quella Heike Friedrich imbattuta su 200 e 400 stile libero.
La Evans, in uno sbalorditivo 4.03.85 (crono davvero incredibile considerato il PB della Evans nei 200 stile libero), si laurea campionessa Olimpica e primatista mondiale: è una di quelle imprese stile Meagher 1981 e Egerszegi 1991, e il suo record resisterà per ben 18 anni, fino alla Manaudou 2006.

In campo maschile l’Albatros Michael Gross ha iscritto il suo nome nell’albo dei primati mondiali con il 3.47.80 del 1985 che viene superato in quel 1988 olimpico prima dal polacco Artur Wojdat (3.47.38 ) e poi, a Seul, dal tedesco dell’est Uwe Dassler (3.46.95).
Nonostante l’incredibile crono della Evans, i sensibili progressi in campo maschile consentono di portare il delta al 7,4%.

Altri progressi avvengono nel 1992, ancora una volta anno Olimpico. Prima Kieren Perkins (3.46.47) e poi, soprattutto, il dominatore di Barcellona 1992, il russo Evgeny Sadovyj (3.45.00) fanno salire il delta all’8,4%.

Un’altra vera impresa acquatica è quella di Perkins quando vince l’oro ai Mondiali di Roma 1994, nuotando 3.43.80 (alle recentissime Olimpiadi, quasi 30 anni dopo, Hafnaoui ha nuotato solo 44 centesimi meglio per vincere l’oro).

Sarà un altro australiano, Ian Thorpe a superare il WR di Perkins nel 1999 portandolo a livelli difficilmente ipotizzabili: prima 3.41.83 e poi 3.41.33. Ancora meglio nel 2000 Olimpico: 3.40.58 per uno specialista dei 400 stile libero davvero unico.
E ancora meglio nel 2001 Mondiale: 3.40.17 con ulteriore limatura a 3.40.08 ai Giochi del Commonwealth 2002.

I crono di Thorpedo hanno fatto impennare il delta al 10,8%.

Come anticipato, bisogna spettare l’avvento di Laure Manaudou per vedere superato il crono della Evans 1988. Nel 2006 la francese prima nuota 4.03.03 ai Campionati nazionali e poi un eccezionale 4.02.13 nell’ultimo giorno dei Campionati Europei di Budapest, nonostante le tante prove già disputate.

All’inizio del biennio gommato siamo quindi al 10,0% di delta percentuale.

Federica Pellegrini compie una delle sue più grandi imprese vincendo il titolo europeo a marzo 2008 in 4.01.53, crono che, con 3.59.15, supererà ai Mondiali di Roma 2009 indossando il “gommato” e diventando la prima donna ad infrangere la barriera dei 4′, 36 anni dopo Rick Demont.

I Mondiali di Roma 2009 sono anche teatro del WR maschile ad opera di Biedermann, che si scatena nelle ultime due vasche migliorando di un solo centesimo lo storico WR di Thorpe: 3.40.07 è il WR maschile ancora vigente.

Alla fine del biennio gommato si è quindi tornati sotto il 10% (all’8,7% per la precisione), e sembrava che il WR della Pellegrini fosse destinato a una lunga vita.

Così non è stato per l’emergere di Katie Ledecky che nel 2014, tra Nats e Panpacs, lo ha migliorato due volte: prima a 3.58.86 poi a 3.58.37, per poi raggiungere l’acme della sua carriera (per ora) alle Olimpiadi di Rio 2016 dove ha nuotato un 3.56.46 che si pensava anch’esso durare chissà quanto… e invece l’australiana Titmus lo ha avvicinato prima nuotando 3.56.90 alle selezioni australiane e poi 3.56.69 per vincere l’oro olimpico a Tokyo.

Avevo detto, molte righe fa, che quel 5,967% di differenza tra Borg e la Hveger ai lontani Europei 1938 sarebbe ritornato, e così è, perché la differenza percentuale tra il 3.43.36 di Hafnaoui e il 3.56.69 della Titmus a Tokyo 2021 è proprio del 5,967%.La differenza percentuale tra gli attuali WR è invece del 7,4% (e la prospettiva è che nei prossimi anni possa calare, vista la Titmus e come gli attuali specialisti maschili sono distanti dal WR di Biedermann).

Foto: Fabio Cetti | Corsia4