Giorno uno subito ricco di protagonisti, con tanti giovani ma anche parecchie stelle già discretamente affermate. Una di queste è senza dubbio l’ucraino Mykhailo Romanchuk, che dopo l’argento mondiale e il testa a testa con Paltrinieri va a prendersi gloria in solitaria con la cavalcata vincente dei 400 stile, vinti in 3’45’’96, nuovo record delle Universiadi.
Per i colori azzurri restano fuori dalla finale sia Filippo Megli undicesimo che Fabio Lombini tredicesimo, ma una stretta al cuore mi arriva quando leggo il nome di Andrea Mitchell D’Arrigo chiudere in ultima posizione la finale (nuotando quasi dieci secondi in più della qualifica dove aveva chiuso quarto in 3’49’’84!), non tanto per la prestazione ma per la bandierina USA a fianco del suo nome!
Faccio un salto in avanti per andare a vedere invece quanto di bello c’è stato per l’Italia. I sogni di medaglia di questa prima giornata erano affidati ai velocisti della 4×100 stile maschile e i ragazzoni della next generation non hanno steccato. Solo gli Stati Uniti sono più forti di Lorenzo Zazzeri, Ivano Vendrame, Alex Di Giorgio e Alessandro Miressi che strappano l’argento in 3’15’’24.
Tornando indietro troviamo la buona finale conquistata da Elena Di Liddo nei 50 farfalla. La pugliese, vista in ottima forma all’Energy for Swim, trova un piazzamento tra le migliori otto con 26’’74, mentre l’altra azzurra in semi, Aglaia Pezzato, rinuncia a scendere in acqua in vista della finale della 4×100 stile.
Altra semi è quella dei 100 dorso uomini, priva di azzurri in acqua, tutti eliminati in mattinata con Matteo Milli 17° e Matteo Restivo 22° entrambi appena sotto al 56’’. Il primo tempo d’accesso lo ottiene l’americano Justin Ress con 53’’34 mentre tra i big spicca la qualifica di Kosuke Hagino, quinto al momento con 54’’57.
Tocca alla finale dei 400 misti donne, dove Carlotta Toni lotta ma chiude in ottava posizione con 4’47’’35 dopo il buon 4’43’’91 della mattina. Stravince la giapponese Yui Ohashi con il nuovo record Universitario di 4’34’’40.
Si torna alle semifinali con i ragazzi dei 100 rana. Un campione olimpico al via, è il kazako Dmitriy Balandin che si prende il primo posto parziale in 1’00’’27 di due decimi più veloce dell’australiano Wilson. Poca Italia, con Andrea Toniato ultimo e fuori in 1’01’’92, mentre Federico Poggio è rimasto il primo degli esclusi dopo le batterie con 1’01’’83.
Fatti di nuoto Weekly: Est versus Ovest
Si ricomincia a nuotare?
Sembra proprio di sì, quindi Fatti di nuoto Weekly si sposta da est a ovest a caccia dei primi risultati, delle prime idee di stagione, dei primi spunti. Il tutto mentre scorre, in sottofondo, l’ultimo episodio del vlog di Thomas Ceccon dal Vietnam. Un classico.
Est vs Ovest
In particolare nei College USA, dove quest’anno la quantità di ragazzi italiani impegnati nelle sfide tra atenei è molto elevata (ultima, in ordine di tempo, Ludovica Di Maria che andrà a USC). Su tutti c’è curiosità, ovviamente, per Sara Curtis, che ha esordito a Virginia, sotto la guida di Todd de Sorbo (eletto coach dell’anno ai Golden Goggles, Urlando e Ledecky premiati tra gli atleti) con un bel 50yd a stile in 21.13. Da quello che traspare dagli indizi social, oltre che dai risultati, sembra che la sua esperienza americana sia partita con il piede giusto, un bel segnale per il futuro.
In attesa dei primi risultati dei Campionati Australiani in corta (1-3 ottobre), ci sono stati anche i campionati Sudamericani, dai quali spicca la giovane e interessante argentina Agostina Hein, impegnata e vincente in diverse distanze dello stile e dei misti. Ma nuotano anche ad est, In particolare in India, agli Asian Games, uno dei terreni preferito da Qin Haiyang. Il ranista si è preso tutte e tre le prove, nuotando 2.09.46 nei 200, i 100 in 59.07 e i 50 in 26.99.
E noi che facciamo?
Per ora pubblichiamo il calendario della stagione 2025-26, con le date ufficiali di Assoluti, Criteria e Trofei vari. Primo appuntamento è la tappa finale della World Cup di fondo, a Golfo Aranci, nella quale è convocata una Nazionale allargata, che vedremo anche in diretta RAI (interessante). Poi ci sarà la World Cup in vasca da 25, 9 tappe tra il 10 e il 25 ottobre in nord America, anche questa trasmessa dalla Rai, nelle quali vedremo impegnati diversi dei nostri atleti.
Diventerà importante, la World Cup, perchè secondo il nuovo regolamento potrà qualificare, in base alle graduatorie delle tre prove del 2027, direttamente i primi sei atleti classificati per la gara da 50 dorso, rana e farfalla alle Olimpiadi di Los Angeles. Si tratta di una modifica interessante al regolamento che, proprio da LA28, prevederà più nazioni partecipanti (190) ma meno posti disponibili (830), con un probabile assottigliamento di alcuni roster e (forse) più atleti polivalenti. Ma c’è ancora tempo.
Panziera e Ciampi si ritirano
Due atleti che le cui carriere ad alto livello generano sensazioni simili anche se in modi diversi. Per entrambi c’è una piccola sensazione di incompiutezza che lascia un pò di amaro in bocca in primis a loro stessi, e poi a noi come appassionati. Sono stati protagonisti di un’Italia in grande crescita ed hanno avuto ottimi risultati anche in campo internazionale.
Ciampi, stileliberista dalla nuotata elegante e gentile, ha dato grande supporto a diverse versioni della 4×200, ma in individuale ha forse raccolto qualcosa meno di quanto si sarebbe meritato, anche a casa della grande concorrenza interna che ha trovato. Panziera, dorsista leggere e bellissima da vedere in acqua, ha dominato in lungo e in largo a livello europeo, mancando però spesso l’appuntamento con il grande salto Mondiale e Olimpico.
Li accomuna anche un certo modo sobrio e umile di essere, davanti e dietro i microfoni, cosa che sappiamo bene non essere per niente scontata. Grazie.
See you later!
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Foto: Fabio Cetti | Corsia4
L’Italia del nuoto paralimpico Campione del Mondo a Singapore
Parlare dell’Italia ai World Para Swimming Championships equivale a raccontare una storia che per molti versi è incredibile ma allo stesso tempo molto reale. Perchè è vero che l’Italia è ormai da anni la Nazione da battere a livello di nuoto paralimpico, ma è anche vero che nessun risultato è mai scontato, tantomeno a questi livelli.
Partiamo dal primo dato, cioè i 46 podi individuali – 18 ori, 17 argenti e 11 bronzi – ottenuti dalla spedizione italiana a Singapore (pur senza disputare le staffette): una cavalcata cominciata il primo giorno e conclusasi nell’ultimo pomeriggio di gare, quello che ha determinato la vittoria del medagliere davanti a potenze come Stati Uniti e Cina.
Si tratta di un capolavoro sportivo, organizzativo e di attenzione vera, un settore che, negli anni, ha dato e continua a dare grandi risultati, accompagnati sempre da altrettante emozioni. Lo staff della Nazionale, composto dal CT Roberto Bonanni, e da Gloria Benedetti, Francesco Bonanni, Francesco Piccinini e Marcello Rigamonti, non può che ritenersi soddisfatto del lavoro fatto lungo tutta la stagione, la prima dopo l’anno Olimpico.
È un’Italia talmente bella e numerosa che è difficile scegliere un solo volto che la possa rappresentare completamente, ma anche effettuare una selezione è un’operazione complicata. Basti pensare che ben 19 dei 31 convocati sono andati a medaglia, e che 13 di loro sono saliti sul podio più di una volta. Eppure, nonostante questi dati eccezionali, il quarto Mondiale di fila vinto dagli azzurri è stato tutt’altro che scontato.
Fino all’ultima giornata, gli USA hanno conteso la vittoria nel medagliere all’Italia, e fino alle ultime battute erano stati davanti nel computo degli ori. Grazie alla vittoria dei 100 stile s3 di Leanne Smith, infatti, Team USA aveva raggiunto i 18 titoli, portandosi in testa alla graduatoria nonostante il minor numero di medaglie totali. Ci ha pensato poi Gabriele Lorenzo, 19enne nuova stella italiana, a vincere i 100 stile s3 con il record europeo e riportare a pari gli ori tra le due nazioni, regalando così la vittoria ai nostri.
È giusto quindi partire proprio da lui per raccontare i volti di questa Italia, che ha presentato a Singapore un bel mix tra veterani e giovani arrembanti. Lorenzo era alla sua prima esperienza Mondiale, e l’ha onorata con due titoli, 100 e 200 stile, un argento nei 50 stile e un bronzo nei 150 misti SM3: niente male per un esordiente.
Lorenzo si è affiancato senza alcun timore reverenziale ai grandissimi della Nazionale, che a Singapore non hanno affatto deluso. A partire da chi torna da con 4 titoli come Simone Barlaam (50, 100, 400 stile e 100 farfalla S9 con record europeo), ormai volto di copertina dell’Italia delle piscine, che ora ha la bellezza di 23 titoli Mondiali in carriera, e Monica Boggioni, dominatrice della vasca turno dopo turno (oro nei 50, 100, 200 stile S5 e 50 rana SB3, argento 200 misti SM5).
Quattro le medaglie anche per Stefano Raimondi: due ori, un argento e un bronzo, e per Antonio Fantin, tre ori e un bronzo, mentre gli altri titoli arrivano da Federico Bicelli, un oro e due argenti, da Arjola Trimi, un oro con record del mondo nei 200 stile S2 e un bronzo, e da Alberto Amodeo, un oro e due argenti.
È un’Italia talmente straripante che si può permettere di fare a meno, per una volta, dei successi di fenomeni come Carlotta Gilli, che qui ha comunque lottato egregiamente vincendo tre argenti e un bronzo, e Xenia Palazzo, un argento e un bronzo. Un lusso che solo una Nazionale così ampia e solida può sostenere.
In una settimana di gare molto competitiva, dove non solo gli USA ma anche Cina, Ucraina e Gran Bretagna hanno lottato per la vittoria del medagliere (concluso con rispettivamente 17, 16 e 15 titoli) e dove non sono mancate le grandi storie, come quella di Defne Kurt, la nuotatrice turca che ha chiuso un Mondiale storico con 5 ori al collo, l’Italia resta comunque la Nazione da battere, la più bella qualitativamente e la più salda numericamente.
Un orgoglio.
Gli atleti azzurri e le medaglie
Amodeo Alberto (G.S. Fiamme Gialle/Polha Varese) – oro 400 sl S8, argento 100 sl e 100 fa S8
Barlaam Simone (G.S. Fiamme Oro / Polha Varese) – oro 50, 100 e 400 sl, 100 fa S9 RE
Beggiato Luigi (G.S. Fiamme Gialle / Circolo Sportivo G.d.F.)
Berra Alessia (G.S. Fiamme Azzurre / Polha Varese) – bronzo 100 fa S12
Bettella Francesco (G.S. Fiamme Oro / Civitas Vitae Sport Education) – argento 100 do S1, bronzo 200 sl S1
Bianco Vittoria (G.S. Paralimpico Difesa / Impianti Sportivi Nf)
Bicelli Federico (G.S. Fiamme Azzurre / Pol. Bresciana No Frontiere) – oro 400 sl, argento 100 sl e 100 do S7
Bocciardo Francesco (G.S. Fiamme Oro / Nuotatori Genovesi) – argento 200 sl S2
Boggioni Monica (G.S. Fiamme Oro / Pavia Nuoto) – oro 50, 100, 200 sl S5 e 50 ra SB3, argento 200 mi SM5
Boni Vincenzo (G.S. Fiamme Oro / Caravaggio Sporting Village)
Bortuzzo Manuel Mateo (G.S. Fiamme Oro)
Ciulli Simone (G.S. Fiamme Azzurre / CC Aniene)
Cristiani Federico (G.S. Fiamme Gialle / Polha Varese) – argento 100 e 200 sl S4
Fantin Antonio (G.S. Fiamme Oro / Lazio Nuoto) – oro 50, 100 e 400 sl, bronzo 100 do S6
Ghiretti Giulia (G.S. Fiamme Oro) – argento 100 ra SB4, bronzo 200 mi SM5
Gilli Carlotta (G.S. Fiamme Oro / RN Torino) – argento 100 sl e 100 fa S13, 200 mi SM13, bronzo 100 do S13
Lorenzo Gabriele (Polha Varese) – oro 100 sl RE e 200 sl S3, argento 50 sl S3, bronzo 150 SM3
Magrassi Riccardo (Briantea 84)
Marchi Giorgia (G.S. Fiamme Oro / Verona Swimming Team)
Marigliano Emmanuele (G.S. Fiamme Oro / Centro Sportivo Portici)
Mecenate Domiziana (G.S. Fiamme Oro / Lazio Nuoto)
Menciotti Riccardo (G.S. Paralimpico Difesa / CC Aniene)
Milesi Letizia (Phb Pol. Bergamasca)
Morelli Efrem (G.S. Fiamme Oro / Canottieri Baldesio) – bronzo 50 ra SB3
Palazzo Xenia Francesca (G.S. Fiamme Azzurre / Verona Swimming Team) – argento 100 sl, bronzo 50 sl S8
Procida Angela (G.S. Paralimpico Difesa) – bronzo 100 do S2
Rabbolini Martina (G.S. Dil. Non Vedenti Milano)
Raimondi Stefano (G.S. Fiamme Oro / Aly Sport) – oro 100 fa S10 e 200 mi SM10, argento 100 sl S10, bronzo 100 ra SB9
Scortechini Alessia (G.S. Vv.F. Fiamme Rosse / CC Aniene) – argento 50 sl S10
Trimi Arjola (Polha Varese) – oro 200 sl WR, bronzo 50 do S2
Wulzer Tommaso (Lazio Nuoto)
Foto: Augusto Bizzi | FINP
Fatti di nuoto Weekly: perchè gli Enhanced Games hanno attratto (quasi) solo nuotatori
C’entrano i soldi, ovviamente, ma non solo. Proviamo a capirne tutte le motivazioni.
In un periodo ancora scarno di risultati dalla vasca, sembra quasi obbligatorio approfondire un tema che, visto gli ultimi aggiornamenti, rischia di diventare abbastanza centrale da qui ai prossimi mesi. Gli Enhanced Games, per come sono stati progettati all’inizio, sembravano dover diventare abbastanza velocemente le Olimpiadi in cui il doping non solo era consentito ma incentivato e guidato proprio da medici e allenatori ufficiali della manifestazione.
Dopo più di un anno dal lancio dell’iniziativa, e a meno di un anno dalla prima grande manifestazione (21-24 maggio 2026) gli Enhanced Games sono molto lontani dall’essere quel fenomeno etico e di costume per il quale l’ideatore, Aron D’Souza, aveva deciso di investire risorse e denaro in abbondanza.
Ufficialmente, gli sport ammessi all’evento sono nuoto, atletica e sollevamento pesi, ma il programma è ridotto a 50-100 stile e farfalla per il nuoto, 100 piani e ostacoli per l’atletica, e strappo e slancio per la pesistica.
Tuttavia, alla data attuale il sito ufficiale presenta un roster composto da soli cinque atleti, tutti nuotatori: quattro maschi, Josif Miladinov, Kristian Gkolomeev, Andrii Govorov e James Magnussen, e una donna, Megan Romano. A loro si è aggiunto pochi giorni fa Benjamin Proud, stileliberista inglese che fa salire a sei il numero totale di chi si è ufficialmente unito alla crociata dello sport senza limiti. Ad allenare il gruppetto c’è Brett Hawke, unico tra i tecnici che finora si è esposto (e molto) pubblicamente a favore di questa nuova concezione di sport.
Tirando le somme, e aggiungendoci anche Fred Kersey, centometrista USA che ha ufficializzato da poco la sua presenza, sembra comunque un pò pochino per un progetto multimilionario che dovrebbe attrarre, verosimilmente, sponsor e media in quantità anche solo per restare in piedi.
Ma oltre ai conti che non tornano, sia economici che di adesioni, a saltare all’occhio è la presenza quasi esclusiva di nuotatori, perlopiù a fine carriera o addirittura ritirati, unici sportivi che per ora hanno sposato pubblicamente il progetto. Con l’arrivo di Proud, vicecampione mondiale e Olimpico in carica dei 50 stile, gli Enhanced Games sperano di smuovere finalmente le acque ed attrarre altri nomi pesanti (non ci sono riusciti, per esempio, con Kyle Chalmers), per evitare che la gara di Las Vegas diventi una semplice esibizione fuori contesto.
Detto questo resta comunque interessante rispondere alla domanda iniziale: come mai solo i nuotatori sembrano per ora attratti dagli Enhanced Games?
Il primo motivo è il più ovvio, i compensi economici. L’organizzazione si ripromette di premiare tutti gli atleti con Prize Money che, per il nuoto, sono inimmaginabili: si parla di 250mila dollari come gettone di ingresso, 500mila per la vittoria dell’evento 1milione per chi dovesse migliorare il record del mondo. Per dare un paragone, la vittoria ai Mondiali di Singapore era pagata 20mila dollari, 30mila per l’eventuale world record. Proud ha giustificato così la sua scelta: “Per guadagnare gli stessi soldi avrei dovuto continuare a nuotare per più di dieci anni, ho pensato a me e alla mia famiglia.” Fin qui, direi, tutto prevedibile, visto che il problema dei premi è stato sollevato spesso proprio dagli atleti stessi, fin dai tempi prima del primo panel presieduto, tra gli altri, da Hosszú, Peaty e Pellegrini, per poi continuare con la parabola della ISL.
Ma i soldi potrebbero non essere l’unico motivo a giustificare la scelta di Proud e soci. Nella scelta di aggregarsi al carrozzone Enhanced Games c’è di sicuro anche una voglia di rivalsa, un sottile ma pesante senso di inferiorità dei nuotatori rispetto agli atleti degli altri sport. Da sempre, infatti, il nuoto è considerato uno sport minore, e sono anche i nuotatori stessi a pensarlo. Per quanto si allenano, per la dedizione totale che devono osservare quotidianamente anche solo per tentare una qualificazione, i nuotatori sono comunque ai margini dell’ipotetica piramide sociale dello sport. Escludendo i grandi big, 10-20 atleti al massimo, tutti gli altri sono ai più sconosciuti e ignorati dal grande pubblico. Il paragone con gli sport di squadra è pietoso, ma anche sport individuali come tennis, atletica e ciclismo sono ben più considerati da media e opinione pubblica. Partecipare agli Enhanced Games, ed essere tra i primi in assoluto a farlo, può rappresentare un’occasione unica per avere i riflettori mondiali puntati addosso. Gareggiare a Las Vegas, in una piscina costruita ad hoc, con i super body e i titoloni di tutti i media del mondo: è una combinazione di situazioni quasi irripetibile, che potrebbe aver convinto (e continuare a convincere) i nuotatori a partecipare.
Un altro motivo da non sottovalutare potrebbe essere la presenza di Brett Hawke.
L’australiano ha avuto buoni risultati da atleta (sesto nei 50 stile ad Atene 2004) e ottimi da allenatore (Cesar Cielo tra i suoi migliori atleti) ed è stato un nome importante per la crescita e lo sviluppo mediatico del nuoto online. Il suo podcast, Inside with Brett Hawke, ha avuto un paio di anni di grande splendore: grazie alle sue molteplici conoscenze personali, Hawke ha potuto intervistare i più importanti nomi del nuoto mondiale, facendo parlare nuotatori e tecnici che il grande pubblico aveva raramente sentito, se non nelle brevi interviste post gara. Che piaccia o meno, si è di fatto costruito una certa credibilità, forse un pò estrema per idee e metodi, ma comunque interessante fresca.
Inoltre, Hawke ha la reputazione di essere bravo nell’allenare soprattutto i velocisti, guarda caso proprio il target individuato da Enhanced per dare il via alla propria rivoluzione. In questo periodo di semina, la sua capacità di vendersi sia ai media che nelle relazioni interpersonali è stata determinante tanto quanto la sua comprovata abilità come tecnico. Proud e Hawke sono, in questo momento, lo sponsor più grande per Enhanced e la possibile trasformazione da semplice esperimento a piccola rivoluzione. Se dovessero aggiungersi altri nomi simili a Proud, cioè non ritirati o semi ritirarti, qualcosa allora potrebbe muoversi seriamente.
I dubbi etici e medici sugli Enhanced Games restano, e sono imponenti tanto quanto quelli economici. Il protocollo medico che proclama un sostegno costante e personalizzato, e addirittura maggiore attenzione alla salute degli atleti sarà realmente applicato? In che modo e fino a che punto saranno usate sostanze dopanti? Sarà giusto ritenere world record una prestazione che consentirà l’utilizzo, oltre che del doping, anche di materiali tecnici che da tempo sono stati aboliti nel nuoto Olimpico? L’organizzazione riuscirà a pagare davvero i premi in denaro o finirà tutto in una grande bolla, come già successo per la ISL? Se tutto dovesse andare bene, in che modo riconosceremo i meriti di Proud & co? E se tutto andasse male, chi ne pagherà le conseguenze?
L’unica cosa che mi sembra certa, per ora, è che i nuotatori che hanno scelto questa strada (e gli altri che si aggiungeranno) l’hanno fatto con la consapevolezza che stanno rischiando tutto.
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Foto: Fabio Cetti | Corsia4
Passato, presente e futuro, intervista a Simona Quadarella
Reusch ha inaugurato la nuova sede di Vignate (MI), con un evento che ha riunito figure di spicco dello sport. Alla cerimonia hanno preso parte Stefan Weitzmann e il figlio Erich che nel ruolo di Amministratore Delegato rappresenta la terza generazione in azienda. Un parterre de roi, con la presenza di atleti e ambassador d’eccezione: la sciatrice Lara Colturi, la nuotatrice Simona Quadarella e i portieri Christian Abbiati e Lorenzo Torriani.
La giornata si è aperta con un momento di benvenuto e un tour guidato della struttura, seguito dagli interventi istituzionali del presidente Stefan Weitzmann e di Erich Weitzmann, che hanno illustrato le linee guida di un progetto concepito per coniugare tradizione, innovazione e sostenibilità.
All’inaugurazione della nuova sede di Reusch, distributore italiano di Speedo, abbiamo incontrato Simona Quadarella.
Con lei abbiamo parlato di presente, passato e anche di futuro.
Sydney 2000 Special | la 4×100 stile e il Rock’n’roll australiano
Meno di un mese prima dell’inizio delle Olimpiadi di Sydney 2000, la Nazionale australiana di nuoto si trova in collegiale a Melbourne.
Ci sono tutti, da Michael Klim a Grant Hackett, da Ian Thorpe a Kieren Perkins. È una Nazionale piena di stelle che si sta preparando per vivere da protagonista l’Olimpiade di casa. L’obiettivo principale è quello di non deludere le aspettative, elevatissime, che l’Australia intera ha verso il nuoto, uno degli sport più in vista ed amati.
Una mattina, come al solito, Klim e soci attraversano l’atrio della piscina per dirigersi verso la vasca di allenamento. Nonostante siano alcuni dei più forti atleti al mondo, il rituale è il medesimo di un qualsiasi nuotatore: sguardi bassi, borse che strisciano sul corpo, andamento ciondolante, qualche mugugno, al massimo qualche timida risatina. Il pensiero va perlopiù all’allenamento e al tempo che stringe in vista dell’inizio delle Olimpiadi.
In un angolo della stanza, appoggiato su di un tavolo, c’è un giornale, un quotidiano, semi aperto e con un lembo penzolante. Non sarebbe mai stato una distrazione, se non fosse che sulla pagina rivolta verso il centro dell’atrio, in grassetto ed a caratteri cubitali, si nota la scritta: “Smash them like guitars”.
L’attenzione di Klim viene rapita, perché sotto al titolo campeggia la foto sorridente di Gary Hall Jr, rivale americano del velocista australiano. Klim si ferma, e con lui anche i suoi compagni di squadra. Nell’articolo, Hall parla di una delle sfide più attese dell’Olimpiade, la staffetta 4×100 stile libero, e dichiara che gli USA vinceranno sull’Australia in modo netto, spaccandoli per l’appunto come chitarre.
Per un attimo, il capannello di australiani resta in silenzio. Certo, la Nazionale USA non ha mai perso la 4×100 stile libero alle Olimpiadi, ha il record del mondo ed anche a Sydney sarà la favorita. Poi c’è Gary Hall Jr, un atleta formidabile ma anche uno spaccone, uno che è solito presentarsi alle gare con i pantaloncini a stelle&strisce come quello di Apollo Creed nei film di Rocky. Una dichiarazione del genere era il minimo che ci si potesse aspettare da uno come lui.
Klim si volta e riprende a camminare, gli altri si guardano sorridendo e facendo spallucce. Lì per lì, la cosa non sembra aver lasciato il segno e, se l’intenzione degli americani era quella di innervosire i rivali, per ora la missione non è compiuta.
Un mese dopo, il Sydney International Aquatic Centre è gremito in ogni ordine di posto: 17mila persone applaudono e tifano per i beniamini di casa, i dolphins, la Nazionale di nuoto australiana. Il pomeriggio di finali è iniziato bene, con la vittoria del prodigio di casa, Ian Thorpe, nella sua gara, i 400 stile libero.
Dopo essersi sciolto nella vasca di riscaldamento, Thorpe va sul podio per ricevere la medaglia d’oro e cantare l’inno insieme alla sua gente. A cerimonia terminata, si reca alla vasca per un altro breve scioglimento e poi ritorna agli spogliatoi per infilare il suo costume, un body nero che copre interamente il suo corpo dalle caviglie ai polsi. La vestizione è lenta e faticosa, perché il costume è stretto e deve aderire perfettamente al corpo per evitare attriti che sarebbero controproducenti. Thorpe ne ha portati quattro ed uno lo ha già utilizzato per la finale dei 400. Mentre tenta di infilarsi il secondo, lo rompe, e così fa anche con il terzo. I minuti passano inesorabili ed i suoi tre compagni di squadra sono già alla camera di chiamata.
Michael Klim, Ashley Callus e Chris Fydler si guardano intorno preoccupati, ma di Thorpe nemmeno l’ombra. Così iniziano a sbracciarsi e chiedere informazioni allo staff, mentre la finale della 4×100 stile libero si avvicina sempre di più. Qualcuno sembra disperarsi, c’è un movimento continuo. Finalmente arriva un tecnico a tranquillizzare i tre, dicendo che Thorpe sta per arrivare. I nuotatori vengono presentati, nazione dopo nazione, e fanno il loro percorso verso il blocco di partenza. Per l’Australia entrano in tre, ma Thorpe è giusto dietro ai suoi compagni di squadra, con il fiatone ed il volto bagnato di sudore. Il costume nero, però, è perfettamente al suo posto.
Non c’è tempo per le spiegazioni, perché la gara deve partire. Alla corsia 4, con il primo tempo, i favoriti USA, mentre gli australiani, beniamini del pubblico, sono alla 5. Per gli americani parte Anthony Ervin, 19 anni e futuro brillante davanti a sé, mentre l’Australia mette in prima frazione il più forte dei suoi, il vice campione del mondo in carica dei 100 stile libero, Michael Klim. Testa rasata e sguardo concentrato, Klim scruta il rivale prima della partenza mentre la folla sugli spalti rende l’atmosfera elettrica. Un silenzio assordante cala al momento della partenza, per poi esplodere in un boato dopo il segnale di start.
Klim sembra averne di più di tutti. La sua nuotata, potente ed indemoniata, lascia tutti i rivali sempre più indietro, compreso Ervin che pur non sta andando così male. Si invola verso l’arrivo, tocca la piastra ed il cronometro si ferma a 48”18: record del mondo. Erano sei anni che quel limite, imposto da Alexander Popov a Roma 1994, non veniva ritoccato, e Klim non poteva scegliere momento migliore per compiere l’imresa. Il vantaggio dell’Australia dopo i primi 100 metri, è di 71 centesimi.
Nelle frazioni successive, mentre il pubblico di Sydney non sta più nella pelle, il margine si assottiglia: Chris Fylder perde 17 centesimi da Neil Walker e Ashley Callus 29 da Jason Lezak. Ian Thorpe si appresta a tuffarsi per l’ultima frazione di gara con 25 centesimi di vantaggio sugli USA, il suo rivale è Gary Hall Jr.
Thorpe è ancora un po’ scosso dall’episodio del costume e Klim lo nota. Gli si avvicina poco prima della partenza e gli urla in un orecchio: “C’mon Thorpie, you can do it.” Ce la puoi fare.
Thorpe è il talento più in vista del mondo e sta già diventando il nuotatore australiano più forte di sempre, ma ha pur sempre 17 anni ed un’infinità di paure e debolezze nascoste che lo tormentano. In più, nonostante la carica di compagni e pubblico, Thorpe non è certo un velocista puro e nei primi 50 metri della sua frazione perde vistosamente terreno, fino a farsi completamente recuperare dall’americano. Ai 350 metri, quando sta per iniziare l’ultima vasca, Hall Jr passa in testa. Dopo un’intera gara al comando, l’Australia perde la ledership e la vittoria sembra allontanarsi. Proprio in quel momento, tuttavia, qualcosa succede.
Ian Thorpe recupera, recupera, recupera. Una spinta incredibile, l’accelerazione di gambe ed il pubblico che si esalta. Mancano 10 metri all’arrivo e, finalmente, Gary Hall Jr è passato. L’impossibile si è avverato: l’Australia ha fatto il record del mondo ed ha vinto l’oro olimpico nella 4×100 stile libero. Gli Stati Uniti hanno perso, per la prima volta nella storia, la staffetta veloce alle Olimpiadi.
Fuori dalla vasca, Klim, Callus e Flyder si guardano mentre esultano, alzano le braccia al cielo, aspettano Ian Thorpe per festeggiare insieme. Si dicono qualcosa guardandosi in faccia e poi, rivolgendosi verso la folla che li acclama, iniziano a mimare il gesto delle chitarre. 🎸🎸🎸🎸

Foto: Sydney daily telegraph
Crescita e Cambiamento, intervista a Bianca Nannucci
La notizia è recente ed è di quelle che fanno parlare: Bianca Nannucci, una delle giovani più interessanti e promettenti del nuoto italiano, ha deciso di allenarsi per la stagione 2025-2026 ad Antibes con il gruppo di Fred Vergnoux.
La ragazza toscana, classe 2008, nell’ultima stagione ha nuotato a Firenze, nelle fila della Rari Nantes Florentia, ottenendo risultati sorprendenti: agli Assoiluti il record europeo junior nella 4×200, al Settecolli il personal best nei 200 stile (1.58.35) e la qualificazione per i Mondiali, il titolo Europeo junior e poi la finale a Singapore con la 4×200.
Tra pochi giorni si aggregherà al gruppo di Fred Vergnoux, esperto allenatore già mentore di Mireia Belmonte Garcia, che nell’ultima stagione ha allenato, tra gli altri, Summer McIntosh.
Da dove viene questa scelta?
Ho avuto la possibilità di allenarmi con Fred Vergnoux già un paio di anni fa, quando ho vissuto a Las Palmas, e mi sono trovata benissimo. Mi è rimasto impresso il suo metodo di allenamento e il suo modo di gestire gli atleti. Da allora ho sempre pensato che prima o poi avrei provato ad allenarmi con lui, ed ora si è presentata l’occasione. Questo è l’ultimo anno nel quale faccio le scuole superiori e prima di trasferirmi negli Stati Uniti per il College ho voluto provare un’esperienza diversa, totalizzante rispetto a quelle precedenti.
Cosa ti aspetti dall’esperienza in Francia?
Nuotare in un gruppo così ampio e composto da atleti professionisti significa anche dedicare il 100% della mia quotidianità al nuoto, ma sarà una sfida sia sportiva che personale, perché vivrò lontano dalla mia famiglia. Dovrò confrontarmi con tanti atleti di nazionalità diverse, parlare molte lingue e impararne una che non conosco, visto che sarò in stanza con una ragazza che parla solo francese. Antibes è un posto molto bello, la piscina esterna è molto affascinante e ci si allena all’aperto sia d’estate che d’inverno, quando la temperatura scende parecchio. Sarà una bella sfida.

Nell’autunno del 2026 ti trasferirai di nuovo, stavolta negli Stati Uniti.
Per ora questa scelta è la mia priorità, perché non c’è un posto che ti permetta di studiare ed allenarti contemporaneamente come il College USA. Vedremo anche come andrà la stagione ad Antibes, come reagirò agli allenamenti e che risultati avrò: non escludo nessuna possibilità per il futuro, valuterò con serenità ogni strada che mi si prospetta. Di natura, mi piace il cambiamento, mi piacciono le esperienze ed è anche questo uno dei motivi che mi ha spinta a spostarmi in Francia per questa stagione.
Tornando alla stagione appena conclusa, ti aspettavi dei risultati così?
Sinceramente no, dal Settecolli in poi è stato un crescendo davvero inaspettato di soddisfazioni. Il tempo che ho nuotato a Roma mi ha aperto la strada per la convocazione in Nazionale maggiore, e a Singapore ho nuotato ancora sugli stessi standard ogni volta che sono scesa in acqua. Il titolo Europeo junior e il settimo posto con la 4×200 a Singapore sono state le ciliegine sulla torta di un anno molto soddisfacente.
Il tutto lo hai ottenuto nuotando con la Rari Nantes Florentia, società che sta ottenendo grandi risultati negli ultimi anni.
Sono legatissima alla Rari, ai miei compagni di squadra e agli allenatori che mi hanno seguita, Lorenzo Palagi e Luca Pagliazi. Lo ripeto ogni volta che posso: con loro ho avuto un rapporto tecnico e personale stupendo, mi sono trovata benissimo e ho deciso, proprio per questo, di rimanere RN Florentia come tesseramento civile. A Firenze mi sono potuta allenare con ragazze che preparavano i 200 stile come me, e questo è stato importantissimo per la mia crescita personale e anche per gli ottimi risultati che abbiamo ottenuto in staffetta. Anche loro sono in perfetta sintonia con me, hanno compreso le mie motivazioni e supportano la mia scelta al 100%.
Parlami della Nazionale, anzi delle Nazionali alle quali hai partecipato.
C’è una bella differenza tra la Nazionale junior e quella assoluta. Nella prima, il clima è molto più disteso, si nuota e si da il massimo ma sempre con il sorriso, perché giustamente c’è ancora molto spazio per il divertimento. Nella seconda, le cose si fanno molto più serie, ma me lo aspettavo, anche perché il livello della competizione è altissimo. La cosa che però accomuna la Nazionale maggiore e quella junior è l’unione del gruppo: posso dire di essermi trovata davvero bene in entrambe, i veterani mi hanno accolto nel migliore dei modi rendendo il tutto meno pesante. Sono stata a mio agio in tutte le trasferte e i risultati si sono visti.
“La 4×200 stile è il termometro della forza di una Nazionale”. Lo diceva Alberto Castagnetti, per sottolineare quanto sia difficile avere ben quattro interpreti dei 200 stile di altissimo livello. In Italia, sembra che qualcosa si stia muovendo in questo senso, anche tra le donne.
I 200 stile sono una gara difficile da preparare ma anche molto affascinante. La 4×200 è, a mio parere, la staffetta più bella ed emozionante, sia da vedere che da nuotare. L’incertezza che c’è in ogni frazione, dove tutto può cambiare, la rende spettacolare. Ed è molto bello tuffarsi, magari come ultima frazionista, e combattere con le altre per una vittoria di squadra. Il livello in Italia sta salendo molto, siamo un gruppo in crescita e con molta ambizione. Speriamo di poter mantenere un alto livello per la 4×200 azzurra.
A Singapore hai potuto vedere i grandi del noto da vicino. Chi ti è rimasto più impresso?
Poter girare per la piscina, nuotare il riscaldamento in mezzo ai più grandi campioni del nuoto è stato incredibile. Mi ricordo che, a un certo punto, mi sono girata e da una parte avevo Leon Marchand e dall’altra mezza squadra USA: incredibile. Ma il vero sogno è stato poter incontrare Katie Ledecky. È il mio idolo fin da quando sono bambina e continua ad esserlo anche ora, perché rappresenta la storia del nuoto e ogni volta che entra in acqua fa qualcosa di incredibile. Non ho saputo resistere: le ho chiesto un selfie ed è stata gentilissima.

Notizie migliori arrivano dai 200 dorso donne, dove Margherita Panziera spalleggia con le migliori ed entra in finale con il terzo tempo. 2’10’’50 è un buon crono, ma per la medaglia servirà almeno quanto nuotato a Budapest (2’09’’43) perché la concorrenza è alta.
L’ultima semifinale di giornata sono i 50 farfalla uomini, con il dominio del bronzo di mondiale Andrii Govorov, primo senza affanni in 23’’17. A spessore internazionale solo Konrad Czerniak può infastidirlo, ma il polacco non sembra al meglio ed è dentro solo con l’ottavo crono in 23’’76. Per l’Italia out Carini in batteria, fuori anche Andrea Vergani, che trova la semi chiusa al 14° posto in 24’’20.
Chiudono le ragazze della 4×100 stile: il Canada con Katerine Savard in apertura vince in 3’39’’21, due decimi meno della Russia e poco meno di un secondo più veloce degli USA. L’Italia con Aglaia Pezzato, Paola Biagioli, Rachele Ceracchi e capitan Laura Letrari chiude settimana in 3’42’’71.
Oggi la seconda giornata con le finali a partire dalle 13.02 italiane!!
(foto copertina: Federnuoto.it)