Giorno uno subito ricco di protagonisti, con tanti giovani ma anche parecchie stelle già discretamente affermate. Una di queste è senza dubbio l’ucraino Mykhailo Romanchuk, che dopo l’argento mondiale e il testa a testa con Paltrinieri va a prendersi gloria in solitaria con la cavalcata vincente dei 400 stile, vinti in 3’45’’96, nuovo record delle Universiadi.

Per i colori azzurri restano fuori dalla finale sia Filippo Megli undicesimo che Fabio Lombini tredicesimo, ma una stretta al cuore mi arriva quando leggo il nome di Andrea Mitchell D’Arrigo chiudere in ultima posizione la finale (nuotando quasi dieci secondi in più della qualifica dove aveva chiuso quarto in 3’49’’84!), non tanto per la prestazione ma per la bandierina USA a fianco del suo nome!

Faccio un salto in avanti per andare a vedere invece quanto di bello c’è stato per l’Italia. I sogni di medaglia di questa prima giornata erano affidati ai velocisti della 4×100 stile maschile e i ragazzoni della next generation non hanno steccato. Solo gli Stati Uniti sono più forti di Lorenzo Zazzeri, Ivano Vendrame, Alex Di Giorgio e Alessandro Miressi che strappano l’argento in 3’15’’24.

Tornando indietro troviamo la buona finale conquistata da Elena Di Liddo nei 50 farfalla. La pugliese, vista in ottima forma all’Energy for Swim, trova un piazzamento tra le migliori otto con 26’’74, mentre l’altra azzurra in semi, Aglaia Pezzato, rinuncia a scendere in acqua in vista della finale della 4×100 stile.

Altra semi è quella dei 100 dorso uomini, priva di azzurri in acqua, tutti eliminati in mattinata con Matteo Milli 17° e Matteo Restivo 22° entrambi appena sotto al 56’’. Il primo tempo d’accesso lo ottiene l’americano Justin Ress con 53’’34 mentre tra i big spicca la qualifica di Kosuke Hagino, quinto al momento con 54’’57.

Tocca alla finale dei 400 misti donne, dove Carlotta Toni lotta ma chiude in ottava posizione con 4’47’’35 dopo il buon 4’43’’91 della mattina. Stravince la giapponese Yui Ohashi con il nuovo record Universitario di 4’34’’40.

Si torna alle semifinali con i ragazzi dei 100 rana. Un campione olimpico al via, è il kazako Dmitriy Balandin che si prende il primo posto parziale in 1’00’’27 di due decimi più veloce dell’australiano Wilson. Poca Italia, con Andrea Toniato ultimo e fuori in 1’01’’92, mentre Federico Poggio è rimasto il primo degli esclusi dopo le batterie con 1’01’’83.

Fatti di nuoto Weekly: March Madness, NCAA Finals donne

A pochi giorni dalla nostra personale versione della march madness – i Criteria, dal 5 al 10 aprile a Riccione – è andata in scena la parte femminile della march madness vera, quella americana, cioè le NCAA Finals.

In Fatti di nuoto Weekly proviamo a fare un pò di chiarezza.

2024 Finals

Iniziamo dai risultati: Virginia Cavaliers Swimming and Diving ha vinto per la quarta volta consecutiva il titolo nazionale, mantenendo una striscia di imbattibilità che dura dal post-Covid19 e battendo per il terzo anno consecutivo le Texas Longhorns. Il programma dell’Università della Virginia è guidato da Todd De Sorbo, che a Parigi 2024 sarà head coach di Team USA per il settore femminile, ed ha tra le sue fila alcune delle più forti nuotatrici americane, su tutte le sorelle Gretchen ed Alex Walsh.

Nelle finali 2024, che si sono svolte al Gabrielsen Natatorium di Athens, in Georgia, le Walsh hanno dominato la scena, aggiudicandosi ben tre titoli individuali a testa. Alex ha vinto 200-400 misti e 200 rana, mentre Gretchen si è imposta nei 50-100 stile e nei 100 farfalla, nuotando in tutti e tre i casi il record americano: 20.37. 44.83 e 47.42 (giusto per chiarezza, sono gare che si svolgono in vasca da 25 yards).

Le Cavaliers hanno vinto anche quattro staffette su cinque, dimostrando in generale una completezza di squadra che per ora rimane una spanna sopra le altre Università. In tutto ciò c’è anche un’italiana, Jasmine Nocentini, che è stata protagonista delle quattro staffette di Virginia oltre ad aver vinto il titolo nei 100 rana con la seconda prestazione all-time, 56.09 e il bronzo nei 50 stile con 21.10.

Il mondo NCAA

Spiegare la realtà universitaria americana non è semplice, perché il termine di paragone in Italia non esiste. Prima, scherzando, ho provato a citare i Criteria, la manifestazione forse più sentita dalle nostre parti, ma il confronto regge solamente su un piano emozionale.

Il modo in cui negli States vivono le competizioni universitarie è strettamente connesso al modo in cui vivono l’esperienza del college, che è molto diverso da come ci si approccia all’Università in Italia. Per questo, negli sport di massa come il football e il basket, le gare tra college fanno numeri che superano quelli dei professionisti, sia come spettatori che come indotto generale, creando una narrazione spesso anche esagerata intorno ai loro protagonisti.

Con le relative proporzioni, anche nel nuoto funziona così. Di fatto, tutti i più grandi nuotatori americani sono passati dalle NCAA Finals, evento che per importanza è secondo solo ai Trials Olimpici, e per avere un’idea di quanto siano sentite basta dare un’occhiata ai social degli atleti. Troverete molte più interazioni, foto e stories di quante ne avete trovate per qualsiasi altro meeting anche importante che abbiano disputato, compresi Europei e Mondiali. Vincere un titolo NCAA, o aver fatto parte di un prestigioso team universitario, rimane nel curriculum sportivo al pari di una medaglia Mondiale, e nei colloqui del mondo del lavoro americano è perfino più apprezzato.

Molti nuotatori professionisti, conclusa la carriera studentesca, rimangono comunque ad allenarsi nei team universitari. Questo avviene perché i più grandi tecnici americani sono quasi sempre head coach di una squadra universitaria – De Sorbo, ma anche Anthony Nesty e Bob Bowman – e le strutture migliori nelle quali allenarsi sono all’interno dei College, che annualmente hanno a disposizione budget milionari per gestire i programmi sportivi. Qualcosa di simile, in Italia, avviene con i Centri Federali (a tal proposito a breve si aggiungerà anche Livorno).

Dalle yards ai metri

Tornando al discorso sportivo, non è così scontato che chi va forte alle NCAA Finals sia poi un fenomeno anche in vasca lunga, perché le differenze sono talmente tante che si può quasi parlare di due sport diversi.

Diciamo che, però, quando si raggiunge un livello molto elevato gli indizi iniziano a diventare prove. Alex Walsh, ad esempio, ha già vinto un titolo mondiale nei 200 misti ed è argento Olimpico in carica, mentre Gretchen (di due anni più giovane) ha in bacheca sei ori ai Mondiali Giovanili nel 2019 e tre medaglie a Fukuoka 2023. Entrambe sono attese come grandi protagoniste dei Trials Olimpici, soprattutto Gretchen che sarà tra le pedine fondamentali per gli USA in chiave staffette veloci.

In rete si possono trovare diversi convertitori di tempi dalle yards ai metri, alcuni più ottimistici di altri, che possono dare un’idea di quanto un crono ottenuto nella vasca cortissima possa valere in vasca lunga.

Al di là delle formule, la realtà è che ci sono stati casi eclatanti di nuotatori che non hanno saputo adattare la nuotata potente e rapida della vasca in yards, nella quale tuffo e virate hanno un ruolo fondamentale, allo stile che si nuota invece nella lunga, dove subentrano altri elementi, anche nella metodologia di allenamento. Di contro, invece, praticamente tutti i campioni americani della vasca da 50 sono stati campioni anche in ambito universitario.

Per Jasmine Nocentini, Federnuoto ipotizza che il 56.08 nei 100 rana possa valere 1.05.2 in vasca da 50 e che il 21.10 nei 50 stile sia 24.5 in lunga. Come ben sappiamo, gli slot Olimpici per i 100 rana sono già occupati da Benedetta Pilato e Lisa Angiolini, ma restano aperte diverse posizioni nello stile veloce e, di conseguenza, nelle staffette. Da qui l’hype che si sta creando per vederla in azione in vasca lunga, prima negli USA e poi al Settecolli. Dopo gli ottimi miglioramenti di Sara Curtis il settore velocità femminile potrebbe aver trovato un altro elemento fondamentale.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4

Noè Ponti protagonista alla finale dei Giant Open 2024

Dopo le due tappe di qualificazione: il Meeting Open Méditerranée di Marsiglia (12/12 marzo) e il Meeting Camille Muffat di Nizza (15/16 marzo), si è svolta sabato e domenica 23 e 24 marzo la finale delle Giant Series a St Germain en Laye, Parigi.

Una due-giorni con diversi spunti interessanti ed in generale un bel clima pre Olimpico.

Nella prima giornata è Noè Ponti ad attirare l’attenzione di tutto il mondo del nuoto, vincendo i 100 farfalla con un potente 50.93, secondo tempo dell’anno dietro il 50.25 di Matt Temple. Lo svizzero si è messo alle spalle il campione del mondo Maxime Grousset e l’onnipresente Michael Andrew, ma ha soprattutto rilanciato le sue quotazioni in chiave Olimpica, quando proverà a migliorare il bronzo conquistato a Tokyo.

Anche gli altri svizzeri si sono difesi egregiamente: Jeremy Desplanches ha vinto i 200 misti e Lisa Mamie i 200 rana, entrambi però con tempi non indimenticabili.

Tra i francesi padroni di casa, qui e ai Giochi, sono andati alla vittoria Manaoudou nei 50 stile (21.98), Ndoye-Brouard nei 100 dorso (53.20), Gastaldello nei 100 stile (54.41) e nei 50 farfalla, ma nessuno è sembrato in particolare forma.

Il migliore è stato il quasi ventenne Nans Mazellier, classe 2004, che ha vinto i 200 stile in 1.47.78, aumentando l’hype per la 4×200 transalpina. I 400 misti donne sono andati a Mary-Sophie Harvey, 4.38.00, grande protagonista anche nel secondo giorno di gare.

La canadese ha infatti vinto anche i 100 farfalla in 58.14, i 200 misti in 2.10.29 e infine i 200 stile in 1.58.51, chiudendo il meeting con quattro vittorie.

Le vittorie sono tre per Noè Ponti, che nella seconda giornata ha conquistato prima i 50 farfalla in 23.18 e poi i 200 in 1.56.34, mente bissa il successi anche Desplanches, 4.19.00 nei 400 misti.

Tempi da normale routine nelle altre specialità: Roman Mityukov vince i 200 dorso in 1.57.17, Michael Andrew si aggiudica i 100 rana in 1.00.22 e Maxime Grousset i 100 stile in 49.02. Menzione doverosa per il tunisino del 2005 Ahmed Jaouadi, oro nei 400 stile in 3.50.12.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4

Road to Paris, il Recap dei Trials Giapponesi

Aria nuova in Oriente!

Quello che esce dai Trials giapponesi è decisamente interessante ricorda a tutto il mondo di quanto il nuoto, come tanti sport, viaggi veramente veloce.

In attesa dell’ufficialità della squadra che volerà a Parigi 2024, i nomi degli esclusi di lusso sono pesanti e numerosi! Occhio al nuovo che avanza!

Passi falsi e sogni infranti

Nel ciclo olimpico con la minor distanza temporale della storia, solo tre anni, mai ribaltone fu più inaspettato. A Tokyo, nei Giochi casalinghi, le uniche gioie nipponiche erano arrivate dalla doppietta di allori di Yu Ohashi, che vinceva un po’ a sorpresa sia i 200 che i 400 misti. In questi tre anni il livello dei misti femminili si è impennato clamorosamente, con un nuovo primato del mondo nei 400 e nomi nuovi che si sono succeduti nei 200. Difficile dunque per la Ohashi mantenere il titolo, ma quello visto a Tokyo in questi Trials era sicuramente meno prevedibile. Manca infatti il pass nei 400 misti, chiusi al quarto posto in 4’38’’89 dietro a Mio Narita, che vince in 4’35’’40 siglando anche il nuovo record studentesco e Ageha Tanigawa con 4’35’’60, entrambe sotto il tempo limite parigino.

Giorni thriller quelli che passa la nipponica fino all’ultima sessione, quando arrivano i 200 misti a salvarle la qualifica: con 2’09’’17 centra di un secondo abbondante il tempo limite, seguita da Shino Matsumoto con 2’09’’90.

Meno clamorosa ma sicuramente dolorosa per gli amanti dell’eleganza è la mancata qualificazione, sempre tempi alla mano, dell’Imperatore del dorso, Ryosuke Irie. Per l’argento e bronzo a Londra 2012 sfuma il sogno quinta Olimpiade, dato che non trova il pass né nei 100 dorso, chiusi in 54’’10 al secondo posto, né nei 200, dove nuota in 1’58’’37 chiudendo al terzo posto.

Chi rischia grosso infine è Daiya Seto. Tra la voglia di rivalsa per la delusione dei Giochi casalinghi e il bronzo ai recenti Mondiali c’è un pass da conquistare che il trentenne nipponico prova a prendersi nei suoi 400 misti. Ma dalla vasca di Tokyo esce con l’amaro in bocca, con un 4’10’’84 che per un paio di decimi non lo qualifica a Parigi. Dentro invece il connazionale Tomoyuki Matsushita che nuota in 4’10’’04.

Come la Ohashi deve aspettare per quattro giorni Seto per liberarsi di un peso: l’occasione sono i 200 misti, che lo vedono vincitore in 1’56’’87, crono che lo manda ai Giochi con anche il quinto tempo mondiale stagionale.

Parigi, biglietti “carissimi”!

Esclusioni eccellenti che sono però ben motivate. Per volare in Francia infatti i tempi limite imposti dalla Federazione Giapponese sono piuttosto selettivi, indicativamente equivalgono un decimo posto agli ultimi Giochi e Mondiali. Non una novità certo, ma il livello della Nazionale nipponica degli ultimi anni, sicuramente non tra i più alti della sua storia, rende tutto un po’ più difficile.

In un paio di occasioni inoltre, il pass olimpico era più basso del record nazionale, ovvero negli 800 stile sia al maschile che al femminile, prove in cui difatti nessun atleta è riuscito a qualificarsi.

L’obbiettivo della Federazione nipponica è indubbiamente portare meno atleti ma che hanno più possibilità di andare a medaglia e questo ha portato anche a qualche lamentela tra i coach giapponesi, che chiedevano invano allentamenti nei criteri di selezione, ovviamente senza fortuna.

I pass Olimpici

Nonostante questa rigidità nei crono richiesti, il gruppo del Sol Levante ha risposto numeroso: vero sono saltate teste coronate ma si sono anche realizzati sogni non da poco. Il più bello è senza dubbio quello di Rikako Ikee che cinque anni dopo la malattia che ne ha messo in dubbio prima la vita stessa e poi la carriera, riesce a staccare il pass olimpico. Lo fa nei 100 farfalla, chiusi in 57’’30, quattro centesimi sotto il limite richiesto e alle spalle solo di Mizuki Hirai che nuota in 56’’91 e vola anche lei ai Giochi. Per la Ikee anche i successi senza tempo limite nei 50 e 100 stile con 24’’88 e 54’’15.

Chi si presenterà a Parigi con aspettative importanti è senza dubbio la rana nipponica: non al maschile però, dove sicuramente ha più tradizione, ma tra le ragazze, in particolare nei 100. Primo e secondo posto sotto al muro del minuto e sei secondi ma specialmente al tempo limite. Vince Satomi Suzuki in 1’05’’91, due centesimi meglio di Reona Aoki. Suzuki che si prende il pass anche nei 200, vinti in 2’23’’09 oltre a nuotare anche un buon 50, chiuso in 30’’42.

Nessuna sorpresa poi da Honda e Matsumoto. Il vice campione olimpico dei 200 farfalla si qualifica nonostante la seconda piazza grazie al crono di 1’54’’18, battuto da Genki Terakado che con 1’54’’07 si regala il sogno olimpico.

Per Katshuiro Matsumoto tutto ok nei 200 stile: 1’45’’29 gli basta per qualificarsi ai Giochi trovando anche il settimo crono mondiale stagionale e anche nei 100 farfalla, vinti in un ottimo 50’’96, che gli vale pass e terzo tempo al mondo quest’anno. A Parigi ci va anche il primatista nazionale Naoki Mizunuma con 51’’23.

Niente ribaltoni nemmeno nei 200 rana, gara simbolo per il Giappone da Kosuke Kitajima in poi. La concorrenza era alta, visto che negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio ricambio al vertice della distanza giapponese. Alla fine il primo tempo e pass se lo prende l’ex primatista mondiale Ippei Watanabe, che nuota un buon 2’06’’94 mettendo la mano davanti a Yu Hanagaruma che tocca in 2’07’’07. Sette decimi in più per Yamato Fukusawa che aveva nuotato proprio in 2’07’’07 solo il mese scorso e che dunque salterà le Olimpiadi, così come il primatista nazionale Shoma Sato.

I qualificati per Parigi 2024

Tomoyuki Matsushita – 400 misti uomini
Mizuki Hirai – 100 farfalla donne
Rikako Ikee – 100 farfalla donne
Mio Narita – 400 misti donne
Ageha Tanigawa – 400 misti donne
Katsuhiro Matsumoto – 200 stile, 100 farfalla uomini
Satomi Sazuki – 100 e 200 rana donne
Reona Aoki – 100 rana donne
Genki Terakado – 200 farfalla uomini
Tomoru Honda – 200 farfalla uomini
Ippei Watanabe – 200 rana uomini
Yu Hanaguruma – 200 rana uomini
Airi Mitsui – 200 farfalla donne
Hiroko Makino – 200 farfalla donne
Hidekazu Takehara – 200 dorso uomini
Daiya Seto – 200 misti uomini
Naoki Mizunuma – 100 farfalla uomini
Yui Ohashi – 200 misti donne
Shiho Matsumoto – 200 misti donne

Un ringraziamento speciale ai ragazzi del Forum di Corsia4 ! Se volete approfondire leggete i loro post QUI (registratevi!)

Foto: Fabio Cetti | Corsia4

Il Nuoto alle Olimpiadi di Parigi 2024: i 50 stile libero

I 50 stile libero sono apparsi per la prima volta ai Giochi nel 1988, a Seoul, e hanno quindi una storia Olimpica abbastanza breve.

Nonostante ciò, lo sprint puro della vasca rimane una tra le gare più attese e spettacolari dell’intero programma, e proprio per questo la sua storia è già ricca di nomi e di spunti interessanti.

7 dei 18 ori disponibili sono degli Stati Uniti, nazione leader della velocità – e del nuoto in generale – che nei 50 stile ha trionfato sei volte con i maschi e una con le donne. Ad inseguire c’è l’Olanda con 3 ori, mentre a quota 2 è ferma la Germania. Le nazioni a podio sono ben 15, anche se va detto che la Russia è presente in ben 3 versioni, URSS, Russia e EUN (la squadra Unificata presente a Barcellona 1992).

Purtroppo per l’Italia non c’è nemmeno una medaglia in questa disciplina che in realtà ci ha visto tra i protagonisti solo raramente nella storia del nuoto mondiale. Il miglior risultato per gli azzurri è il quarto posto di Lorenzo Vismara, che a Sydney 2000 si è fermato a soli 8 centesimi dal bronzo di Pieter van den Hoogenband, mentre a Tokyo Lorenzo Zazzeri si è piazzato al settimo posto. Per Parigi 2024 abbiamo già tre qualificati, Lorenzo Zazzeri, Leonardo Deplano e Sara Curtis.

Il primo campione olimpico dei 50 stile fu Matt Biondi, americano leader della velocità anni ’80, che è anche l’unico uomo in grado, finora, di battere il record del mondo in finale. Una gara perfetta, quella di Seoul ’88, nella quale Biondi riuscì a mettere la mano davanti all’eterno rivale e connazionale Tom Jager. Quattro anni più tardi, però, i due si ritrovarono un gradino più in basso, battuti entrambi da Alexander Popov. Il bis del campione russo arrivò nell’Olimpiade successiva, ad Atlanta, quando gareggiò sotto la bandiera della Russia e non più della Squadra Unificata.

A Sydney 2000 avvenne un evento raro: un giovanissimo (all’epoca diciannovenne) Anthony Ervin riuscì ad imporsi pari merito con il grande favorito della vigilia, l’altro americano Gary Hall Jr, in una gara tiratissima. Gary Hall Jr si confermò quattro anni più tardi, ad Atene, questa volta in solitaria, raggiungendo Popov a quota due ori nella distanza. A Pechino fu il brasiliano Cesar Cielo a trionfare mentre il francese Florent Manaudou, vincitore a Londra 2012, si è fatto sfuggire il bis d’oro per un solo centesimo, battuto a Rio dal rientrante Ervin, che è salito così a quota due ori.

Il campione in carica è Caeleb Dressel, che a Tokyo ha stabilito anche il record Olimpico, e che da poco è rientrato alle competizioni proprio in vista dei Trials Olimpici.

Nel 1988, in piena era DDR, Kristin Otto si è laureata prima campionessa olimpica dei 50 stile libero, mentre quattro anni più tardi, la cinese Yang Wanyi è stata l’unica finora in grado di battere il record del mondo in finale.

L’unica vittoria a stelle&strisce è del 1996, firmata da Amy Van Dyken, che in quelle Olimpiadi ha scalato il podio fino all’oro per ben quattro volte. L’unica donna ad aver vinto due ori in questa specialità è l’olandese Inge De Bruijn, che negli anni 2000 era la regina indiscussa della velocità mondiale.

A Pechino, invece, Britta Steffen ha fatto valere la sua potenza trionfando in una finale nella quale tolse a Dara Torres il sogno di vincere di nuovo un oro Olimpico all’età di 41 anni. A Rio 2016, la danese Pernille Blume ha tolto per 2 centesimi la possibilità a Simone Manuel di portare a casa l’accoppiata 50-100. La campionessa in carica è Emma McKeon, dominatrice delle Olimpiadi di Tokyo con ben sette medaglie.

La Curiosità

La storia dei 50 stile è particolarmente ricca ed ha al suo interno diversi atleti dalle storie interessanti e particolari, tanto da farli sembrare, in qualche modo, dei predestinati dello sport.

Tra questi c’è sicuramente quella di Gary Hall Jr, rampollo di una famiglia americana di grandi nuotatori e protagonista a sua volta del nuoto ad alto livello. Il nonno fu campione americano, lo zio olimpionico nel 1976 e il padre, Gary Hall Sr, a sua volta olimpionico e medagliato in tre edizioni dei giochi (argento a Città del Messico nei 400 misti, argento a Monaco nei 200 farfalla e bronzo a Montreal nei 100 farfalla). Gary Jr è riuscito a far meglio di ogni suo predecessore, si è specializzato nella velocità ed è riuscito a raccogliere medaglie in tre edizioni dei Giochi, proprio come suo padre: due ori e due argenti ad Atlanta, due ori, un argento ed un bronzo a Sydney, un oro ed un bronzo ad Atene.

La storia di Gary Hall Jr è legata a doppi filo quella di un altro predestinato, Anthony Ervin, che detiene il record assoluto di distanza tra due ori olimpici individuali. Ervin, talento natatorio incredibile dotato di un galleggiamento e di un’efficacia poco comuni, era stato oro insieme a Hall Jr a Sydney 2000, quando aveva solo 19 anni. Pochi anni dopo aveva deciso di abbandonare il nuoto ed era finito in una spirale negativa, fatta di droghe ed alcool, durante la quale aveva vissuto in maniera sregolata e ben distante da quanto richiesto ad un atleta professionista. Nel suo primo rientro olimpico, a Londra 2012, era già riuscito a stupire il mondo arrivando quinto all’età di 31 anni, dodici anni dopo il suo oro di Sydney. Ma è stato a Rio che Ervin ha compiuto l’impresa, riuscendo a battere il campione in carica Manaudou per un solo centesimo e riconquistando il primo posto dopo ben sedici anni ed all’età di 35.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4

Il Trofeo Città di Gorla – Memorial Franco De Franco vi aspetta il 12 maggio

Nella sua longeva carriera da allenatore di nuoto, il prof. Franco De Franco ha sempre sostenuto con passione i valori etici e sociali dello sport, professando l’insegnamento ai giovani della tecnica di nuotata e privilegiando sempre l’aspetto del gruppo all’individualità.

Il Trofeo Città di Gorla – Memorial Franco De Franco, organizzato da Piscinamelegnano, si svolgerà domenica 12 maggio alla piscina comunale di Gorla Minore e sarà, come specificato nel regolamento, aperto alle categorie Esordienti B e A.

Impianto e programma gare

Le gare si disputeranno come anticipato presso il centro Gorla Piscina e Palestra di Gorla Minore – Piazza dello Sport 10 – in vasca da 25 metri a 6 corsie con cronometraggio manuale/automatico con piastre.

Un po’ come succede nella Coppa Brema, ogni squadra presenterà un atleta per ogni categoria, sesso e distanza, fino a coprire tutto il programma gare.

Al termine della manifestazione verrà premiata la squadra che avrà totalizzato il miglior punteggio. Sarà un’occasione unica per evidenziare i valori dello sport, del gruppo e dell’agonismo, ma anche per passare una giornata insieme in ricordo di un grande Maestro di nuoto.

Domenica 12 maggio

ore 8.30: Riscaldamento
ore 9.30: 50 farfalla – 50 dorso – 50 rana – 50 stile libero – 200 misti – 4×50 mista mista (2 femmine e 2 maschi) B/A

ore 14.00: Riscaldamento
ore 15.00: 100 farfalla – 100 dorso – 100 rana – 100 stile libero – 8×50 stile libero (1 esordiente B ed A per sesso ed anno di nascita)

Classifica di Società e Premi

La classifica finale per società verrà stilata sommando il totale di punti ottenuto per ogni gara. I punti saranno distribuiti nel seguente modo: 1° – 20pt 2° – 18pt 3° – 16pt 4° – 14pt 5° – 12pt – 6° – 10pt 7° – 8pt 8° – 6pt 9° – 4pt 10° – 4pt.

Verrà premiata la miglior prestazione per sesso e categoria secondo graduatoria tabellare.

L’allenatore della prima società classificata riceverà la targa “Memorial Franco De Franco”.

La miglior prestazione dei 100 rana esordienti A maschile verrà premiata in memoria di Stefano dalla Grana.

Per qualsiasi informazione:

Gorla Piscina e palestra
Piazza Dello Sport, 10
Gorla Minore

Numero fisso 029835628
Whatsapp 351.7022884
info@gorlapiscinaepalestra.it

Foto: Fabio Cetti | Corsia4

Fatti di nuoto Weekly: le Olimpiadi di…

La primavera sta per scoppiare e con lei stanno per arrivare le prime sensazioni Olimpiche.

Fatti di nuoto Weekly vive di queste vibes, talmente tanto che già stiamo pensando a che Olimpiadi andremo a raccontare.

Le Olimpiadi di…

Le Olimpiadi di Leon

Saranno le Olimpiadi di Leon Marchand? Mettiamola così: tutto sembra apparecchiato appositamente perché il fenomeno francese scriva una di quelle pagine Olimpiche destinate a restare nel tempo. I fattori sono principalmente tre.

Come prima cosa, le Olimpiadi si svolgeranno in casa sua, a Parigi, e l’organizzazione gli è anche venuta incontro dal punto di vista del timing, allontanando le finali di 200 farfalla e 200 rana, previste nella stessa giornata e ora a distanza di sessanta minuti. Inutile dire che in Francia è attesissimo, e che in caso di risultati positivi il suo volto potrebbe diventare il volto non solo del nuoto ma di tutta l’Olimpiade.

La sua storia è molto attraente anche perché Marchand può essere protagonista in almeno cinque gare. A partire dai 400 misti, che sembrano la prova meno complicata da vincere visto anche il tempo super che ha ottenuto a Fukuoka, e i 200 misti, nei quali ha i favori del pronostico nonostante ci sia qualche rivale in più (su tutti Wang Shun). Nei 200 farfalla sembra favorito, a meno di un clamoroso ritorno di Kristóf Milák, mentre nei 200 rana ci potrebbe essere l’attesissimo scontro con Qin Haiyang, uno dei piatti forti dell’intera Olimpiade. La quinta possibilità è la 4×200 stile, staffetta che vede la Francia tra le probabili protagoniste, si incastra nel pomeriggio in cui ci sono le semifinali dei 200 farfalla e rana, nel cuore dell’Olimpiade di Marchand. Come bonus track, se tutto andrà per il verso giusto, non è escluso che Leon si possa cimentare nella 4×100 mista a fine settimana.

Vi ricorda qualcosa? O qualcuno? No, non siete fuori strada, perché la storia di Marchand ricorda da molto vicino quella dell’atleta Olimpico più vincente di sempre, Michael Phelps. Stessa grande propensione per i misti e per il delfino, programma gare simile e studiato nel dettaglio, stesso allenatore – fattore da non sottovalutare anche a livello narrativo – e stessa volontà di lasciare un segno indelebile nel mondo dello sport. Phelps è difficile da eguagliare (soprattutto quello di Pechino), ma Marchand è la cosa più vicina al Kid di Baltimora che abbiamo visto finora. Questo è il terzo motivo per cui lo aspettiamo con così tanta ansia.

Le Olimpiadi di Rikako

Sarà bello anche raccontare la storia di un’atleta che non va a Parigi per vincere, ma che rappresenta già una vittoria per la speranza di guarigione che trasmette a chi ha un problema simile al suo. Rikako Ikee parteciperà alla sua terza Olimpiade, nei 100 farfalla, è questa è già una grande gioia.

Non credo che sia giusto usare metafore derivate dalla guerra per parlare della malattia, perché non sempre è vero che chi lotta di più riesce a vincere. A volte, purtroppo, lottare serve a poco, ma la speranza che da una storia come questa è impagabile. Quindi solo gioia e grande commozione per il fatto che la giapponese sia riuscita a tornare a nuotare su livelli Olimpici dopo aver affrontato la leucemia, dando già così un esempio umano di grande potenza a tutti.

Le Olimpiadi di Australia vs USA

Dallo schiaffo di Fukuoka, checché ne dicano, gli americani ancora non si sono ripresi. Perdere il medagliere e, più in generale, rimediare una brutta figura rispetto ai rivali australiani è stata dura, e di sicuro stanno preparando, con cura e a modo loro, la rivincita pesante, quella Olimpica. A giugno ci saranno i Trials di entrambe le nazionali e ne vedremo delle belle: l’Olimpiade che dovremo raccontare avrà tantissimo USA vs AUS dentro.

Qualche esempio? Regan Smith vs Kaylee McKeown, Sam Short vs Bobby Finke, Ariarne Titmus vs Katie Ledecky, Torry Huske vs Emma McKeon, le sfide su quasi tutte le staffette e anche un ipotetico Caeleb Dressel vs Cameron McEvoy. Ok, ci saranno anche gli altri ad inserirsi, ma questa rivalità rischia di essere un filo rosso non da poco, per come viene raccontato il nuoto (e lo sport in generale) nei due paesi dominanti. #hype 

Le Olimpiadi dell’Italia

Mentre European Aquatics presenta in pompa magna gli Europei di Belgrado, la Federnuoto continua a glissare, ribadendo che il Settecolli sarà l’unica e vera occasione europea pre Olimpica, preferita da molte nazionali ai concomitanti campionati continentali. Staremo a vedere come finirà, ma di certo c’è che l’Italia Olimpica, un pò per scelta tecnica e un pò per scelta politica, passerà da Roma.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4

Notizie migliori arrivano dai 200 dorso donne, dove Margherita Panziera spalleggia con le migliori ed entra in finale con il terzo tempo. 2’10’’50 è un buon crono, ma per la medaglia servirà almeno quanto nuotato a Budapest (2’09’’43) perché la concorrenza è alta.

L’ultima semifinale di giornata sono i 50 farfalla uomini, con il dominio del bronzo di mondiale Andrii Govorov, primo senza affanni in 23’’17. A spessore internazionale solo Konrad Czerniak può infastidirlo, ma il polacco non sembra al meglio ed è dentro solo con l’ottavo crono in 23’’76. Per l’Italia out Carini in batteria, fuori anche Andrea Vergani, che trova la semi chiusa al 14° posto in 24’’20.

Chiudono le ragazze della 4×100 stile: il Canada con Katerine Savard in apertura vince in 3’39’’21, due decimi meno della Russia e poco meno di un secondo più veloce degli USA. L’Italia con Aglaia Pezzato, Paola Biagioli, Rachele Ceracchi e capitan Laura Letrari chiude settimana in 3’42’’71.

Oggi la seconda giornata con le finali a partire dalle 13.02 italiane!!

(foto copertina: Federnuoto.it)