I 400 stile sono una delle specialità più antiche del nuoto e fanno parte del programma dei Giochi Olimpici da 26 edizioni maschili e 23 femminili.

Con ben 25 Nazioni presenti a medaglia, si può dire che il medagliere olimpico dei 400 stile libero rappresenti uno spaccato sulla storia del nuoto, un buon riscontro dei valori tra le corsie.

Nelle primissime posizioni ci sono tutte le grandi potenze del nuoto mondiale, dagli USA, che comandano con 20 ori (9 maschili e 11 femminili), all’Australia, che segue con 9 titoli (6 maschili e 3 femminili).

L’Italia è presente in graduatoria, così come nei 400 misti, con tre medaglie, ultima delle quali è il bronzo di Gabriele Detti a Rio 2016. I precedenti podi sono arrivati grazie a due leggende del nuoto azzurro, Novella Calligaris, splendida argento a Monaco 1972, e Massimiliano Rosolino, che a Sydney 2000 arrivò nella scia di Ian Thorpe. Si tratta di un medagliere che potrebbe essere anche più ricco, se teniamo conto della sfortuna di Emiliano Brembilla, quarto a Sydney 2000 per un centesimo, e del passaggio a vuoto di Federica Pellegrini a Pechino 2008, solo quinta con il record Olimpico nuotato in batteria che sarebbe bastato abbondantemente per l’oro.

Mettiamola così: vista la storicità della gara, l’albo d’oro Olimpico dei 400 stile somiglia molto ad una Hall of Fame del nuoto.

C’è la prima star internazionale delle piscine, Johnny Weissmuller, c’è il mito americano Don Schollander, che con la sua impresa ispirò le gesta di Mark Spitz e c’è il sovietico imbattibile nel mezzofondo Vladimir Salnikov. Ci sono due grandi australiani capaci di vincere nell’Olimpiade casalinga ed unici in grado di bissare il titolo olimpico, il fenomeno tanto amato quanto discusso Ian Thorpe ed il suo predecessore, Murray Rose, e un altro che ha vinto dall’altra parte del mondo, Mack Horton campione a Rio 2016.

Ci sono due grandi e controversi campioni dell’est, il coreano Park Tae-hwan, trionfatore a Pechino 2008 e poi reo confesso per uso di doping, ed il cinese Sun Yang, campione a Londra 2012 anch’egli coinvolto in ambigue vicende di doping. C’è il mitico Alberto Zorrilla, primo sudamericano ed unico argentino nella storia in grado di vincere un oro Olimpico nel nuoto e il campione in carica, Ahmed Hafnaoui, tunisino la cui partecipazione a Parigi 2024 sembra essere in forte dubbio.

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Anche tra le donne il parterre delle campionesse non è da poco: su tutte Janet Evans, la fortissima americana che detenne il record di specialità dal 1987 al 2006 e Laure Manaudou, fenomenale francese capace di battere quel record e stupire il mondo nella sua breve ma intensissima carriera.

L’unica bicampionessa è la mitica Martha Norelius, pioniera del nuoto americano, oro nel ’24 e nel ’28, mentre la campionessa in carica è Ariarne Titmus, capace di detronizzare Katie Ledecky a Tokyo 2020ne. Tra le campionesse c’è anche la povera e indimenticata Camille Muffat, tragicamente scomparsa a causa di un incidente in elicottero avvenuto nel marzo del 2015, durante le riprese di uno show televisivo in Argentina.

La Curiosità

Le Olimpiadi sono nate per essere una competizione sportiva tra dilettanti e per volere dei fondatori dei Giochi questa regola ha a lungo determinato le possibilità di alcune categorie di atleti di partecipare o meno alle competizioni a cinque cerchi. Così era per il nuoto negli anni ‘30, quando il mondo delle piscine non era popolato di star come quello odierno ed erano davvero impensabili le possibilità che hanno i nuotatori di oggi per vivere praticando il proprio sport come unica professione. Rie Mastenbroek era una ragazza olandese, nata a Rotterdam nel 1919, che si dedicò al nuoto fin da giovanissima, dimostrando di avere un talento innato per la disciplina. All’età di 17 anni fu soprannominata “L’imperatrice Di Berlino”, città nella quale – durante i Giochi del 1936 – divenne la prima donna nella storia di qualsiasi sport a vincere 4 medaglie nella stessa Olimpiade.

Il suo bottino fu di 3 ori – 100, 400 stile e 4×100 stile – ed un argento nei 100 dorso, gara nella quale perse nonostante la sua compagna di squadra Nida Senff (poi oro) mancò clamorosamente il muro nella virata e fu costretta a tornare indietro per toccarlo. La Mastenbroek, che si rese protagonista anche di un onorevole gesto di beneficenza donando uno dei suoi ori a favore di un’associazione per disabili, nel 1937 iniziò a lavorare come istruttrice di nuoto per guadagnarsi da vivere. Ma le regole Olimpiche reputavano questo un “passaggio al professionismo” e Rie perse così per sempre la possibilità di continuare a gareggiare e partecipare alle Olimpiadi.

Parigi 2024

I 400 stile donne sono una delle distanze più attese di tutta la settimana Olimpica, grazie al possibile e probabile show-down tra Katie Ledecky, Summer McIntosh e Ariarne Titmus. Nonostante l’australiana sia da ritenersi la favorita, non va sottovalutata la voglia di emergere della canadese, ne tantomeno la caparbietà della leggenda americana. Dietro di loro ci saranno atlete del calibro di Erica Fairweather, Li Bingjie e Lani Pallister, che probabilmente si daranno accontentare di guardare il podio dalle tribune.

Tra gli uomini, se non dovesse partecipare Hafnaoui, è possibile che lo scontro al vertice sarà tra Sam Short, australiano campione a Fukuoka, e Lukas Märtens, tedesco in enorme crescita, autori entrambi di tempi da 3.40 (record del mondo in bilico?). Purtroppo, alla data attuale. E nonostante una lunga tradizione, non sembra esserci nessun italiano in odore di finale.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4