La storia dei 200 dorso alle Olimpiadi inizia molto lontano, tra l’11 e il 12 agosto del 1900, quando sedici uomini (tra i quali anche Palo Bussetti, settimo) si sono affrontati sulla distanza per la prima volta alle Olimpiadi di Parigi.
Sessantaquattro anni dopo, a Tokyo, la gara è entrata stabilmente nel programma maschile, mentre le donne hanno dovuto aspettare Città del Messico 1968. Abbiamo quindi 16 atleti tra i maschi e 15 tra le femmine che possono fregiarsi dell’oro Olimpico nei 200 dorso, vediamo come sono suddivisi.
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Gli Stati Uniti dominano la graduatoria, forti di nove ori maschili (la metà di quelli disponibili) e cinque femminili; la defunta DDR segue con quattro titoli insieme all’Ungheria, mentre lo Zimbabwe (con Kirsty Coventry) è a quota due.
In questa classifica è presente anche l’Italia, con due medaglie di bronzo, entrambe maschili, ottenute in due edizioni consecutive. La prima, a Barcellona 1992, è stata frutto dell’incredibile rimonta di Stefano Battistelli, che a pochi metri dall’arrivo sembrava completamente fuori dai giochi ma che è riuscito a recuperare fino ad aggiudicarsi il suo secondo personale podio a cinque cerchi. La seconda, ad Atlanta 1996, è stata vinta con un po’ di rimpianti da Emanuele Merisi, che si presentava all’appuntamento con il miglior tempo dell’anno ma che nella finale è stato di poco preceduto dalla coppia di statunitensi Bridgewater–Schwenk.
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Il primo storico oro appartiene ad un tedesco, Ernst Hoppenberg: il suo tempo (2’47”0) è rimasto record Olimpico per 64 anni, per il semplice fatto che i 200 dorso furono reinseriti nel programma gare solo a Tokyo 1964.
Il grande Roland Matthes è l’unico bi-campione di specialità, mentre John Naber, campione nel 1976, è l’autore della prima prestazione sotto i 120 secondi nella storia. L’incredibile striscia di vittorie statunitensi che durava da Atlanta 1996 (USA sempre oro sia nei 100 che nei 200), è stata interrotta a Tokyo dal trionfo di Evgenji Rylov su Ryan Murphy.
Oltre ai due bronzi già citati, l’Italia può vantare altre quattro finali: Bussetti settimo nel 1900, Del Campo ottavo nel 1968, Mazzari settimo nel 1996 e Merisi quinto nel 2000.
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Tra le donne ci sono due grandissime campionesse che nei 200 dorso Olimpici hanno trovato una particolare consacrazione. Krisztina Egerszegi, la “fidanzata d’Ungheria” è riuscita nell’impresa di eguagliare la mitica Dawn Fraser e vincere tre ori individuali consecutivi nella stessa distanza, coronando così una carriera che la fa entrare di diritto nella storia dello sport. La sua erede è stata sicuramente Kirsty Coventry, la ragazza dello Zimbabwe che si trasferì negli States per allenarsi e per sfuggire al regime del suo paese natale. La Coventry strappò il record del mondo proprio alla Egerszegi, ma si fermò a due ori consecutivi (a Londra 2012 fu sesta).
Dopo la breve ma brillantissima parentesi di Missy Franklin, che nei 200 dorso a Londra 2012 ha nuotato forse la miglior gara in carriera, a Rio de Janeiro Maya Di Rado ha negato, per soli 6 centesimi, la possibilità a Katinka Hosszú di portare a casa quattro ori, mantenendo il titolo negli States, per poi ritirarsi qualche mese dopo. A Tokyo, in molti si aspettavano Regan Smith, che nella gara aveva il world record ma che non ha passato lo step dei Trials americani, lasciando via libera a Kaylee McKeown. L’unica apparizione femminile in finale per l’Italia appartiene a Lorenza Vigarani, settima nel 1996.
La Curiosità
Ernst Hoppenberg, nato a Brema nel 1878, era un predestinato del nuoto. Da ragazzo imparò a nuotare grazie alle possibilità che la sua città forniva, da una parte l’unica piscina, l’impianto coperto del quale il padre era direttore, e dall’altra il vicino fiume Weser. Ma a ventidue anni non ancora compiuti un altro fiume, la Senna, diede lui il pass per entrare di diritto nella storia del nuoto. A Parigi le gare di nuoto si svolsero sulle distanze dei 200, 1000 e 4000 metri a stile, oltre che nei 200 metri a squadre e nel nuoto subacqueo e ad ostacoli, specialità mai più ripresentate ai Giochi successivi. Ma furono i 200 dorso la gara più innovativa, che proponeva uno stile strano, diverso dallo stile libero.
Hoppenberg, già campione tedesco nei 100 stile e campione Olimpico sempre a Parigi nella staffetta, si fregiò anche dell’oro individuale nei 200 dorso. Morì trentasette anni dopo a causa di un incidente stradale, ma rischiò la vita anche in occasione di quella gara: gli ufficiali dovettero salvarlo dalle acque della Senna mentre lui, a quanto pare, stava per soffocare a causa della perdita della dentiera. Questo non gli impedì però di entrare nella storia diventando il primo campione Olimpico nella storia del dorso 😅
Parigi 2024
Partiamo dalle certezze: Kaylee McKeown sembra imbattibile. Dopo aver vinto a Tokyo, nel triennio successivo è migliorata ulteriormente fino a diventare la donna più forte al mondo in tutte e tre le specialità del dorso. Nonostante questo suo spaziare tra velocità pura e quattro vasche, nei 200 sembra avere un margine rispetto alle rivali difficile da colmare. Vedremo se a Parigi avverrà lo showdown con Regan Smith che non ci fu a Tokyo: l’americana ha già nuotato 2.03.99 in questo 2024.
Tra i maschi, invece, c’è più incertezza, vista anche l’assenza di un Rylov che, in forma e motivato, sarebbe forse stato il favorito assoluto. Il nome più caldo sembra essere quello di Hubert Kos, ungherese di stanza negli States, che a Fukuoka è andato davvero forte e che ha probabilmente qualche chance in più rispetto allo svizzero Mityukov e all’eterno Murphy, senza escludere, per la lotta al podio, il cinese Xu Jiayu e lo spagnolo Hugo Gonzales.
Parigi 2024 - Approfondimenti gara per gara
Foto: Fabio Cetti | Corsia4