Trento - incontri di storia src=A volte si fanno incontri nei posti più strani. Sono a Trento con mia moglie, a trovare degli amici; soggiorno finito, siamo in partenza e vado a pagare. Torno e mia moglie mi chiama: “questa signora ha un marito che ti vuole conoscere, gli ho detto che sei un allenatore”.
Perdinci, arriva un arzillo vecchietto, sarà sui 90, un po’ incerto nel passo, con la moglie che lo incalza (in realtà lo insulta ogni due frasi, ma soprassediamo): “forza, che questo è un allenatore, vieni qua”.
Insomma il tipo si siede e inizia a raccontare.
Renato Martire, classe 1919, 94 anni – “e mezzo!” precisa la moglie, che ne avrà pochi di meno – si racconta un po’.
Dai campionati italiani, disputati in piscina con due pontili come blocchi, fino ai record italiani sui 50 metri a stile (ma non ci sono riscontri storici a provarlo) fatti in semifinale in un campionato a Roma e non ripetuto in finale.
“Dove”, racconta, “ogni giudice dava il via come gli pareva e io che aspettavo l’a posto rimasi fermo dopo il pronti e non partii”.
Ancora ecco l’aneddoto di quando scambiò l’ombra dei trampolini alti per la parete si fermò prima del tocco finale, o delle partenze date coi tempi migliori dalla 1 alla 8 anziche dalle corsie centrali verso le laterali come si usa oggi.
“Un’epoca di pionieri, io mi allenavo da solo, nessun allenatore, nessun consiglio sull’alimentazione, sulla tecnica, ero la cavia di me stesso su cui sperimentare”.
“Fui anche convinto a fare la traversata del Po a ostacoli, tre volte in tre giorni: nuoto, guado e nuoto, quel maledetto fu la mia rovina!” – dice astioso contro chi lo convinse allora, che probabilmente sta già sotto un metro di terra per cui non può sentire.
La moglie, che continua a insultarlo ogni due minuti, se lo coccola con lo sguardo: mi ha raccontato del loro viaggio Messina Moena (da soli!) e che non sa quanto ancora potranno farlo, visto che lui è malmesso con le gambe. La mia, invece, cazzeggia con la padrona del B&B che spera solo che i due anziani ospiti non gli muoiano nella saletta della colazione.
Renato, autore di incontri – e scontri, dice lui – con Gildo Arena, ha conosciuto anche Buonocore e altri eroi del mitico Settebello del 1948: chi sa di pallanuoto capisce di quali stelle sto parlando.
“Poi feci l’allenatore e scovai su una spiaggia Bubi Dennerlein, una testa di legno e non solo la testa! Il fisico ci vollero anni per addolcirlo (fa il gesto della mazzata!)…tutto il contrario di suo fratello”.
E’ ora di partire, ci salutiamo. Gli consiglio di cercare sul libro di Aronne Anghileri “Alla ricerca del nuoto perduto”, magari il suo nome lo trova.
Io qualche ricerca l’ho fatta: fu primatista italiano di gare oramai estinte, la 5×50 stile e la 10×100 stile, tecnico della Canottieri del dopoguerra.
Renato Martire, uno degli ultimi pionieri del nuoto perduto… strani incontri si fanno con le mogli.

bierre